Le proposte programmatiche sul Terzo Settore: “L’economia sociale va considerata un capitolo di investimento e non un costo di spesa”

41 anni, avvocato e Vicesindaco di Vimercate con delega all’urbanistica, al bilancio, al PNRR e allo Sport, Mariasole Mascia è candidata nella lista di Azione/Italia Viva alla Camera dei Deputati nel collegio Lombardia 1, sia all’uninominale che nella lista plurinominale. In Azione con Carlo Calenda sin dalla nascita del partito nel 2019, si batte – sono sue parole – “per un’#ItaliasulSerio, concreta, responsabile, solidale e attenta ai più deboli, che non abbia paura di affrontare le sfide e i cambiamenti che ci aspettano”. L’abbiamo intervistata su una materia che le sta particolarmente a cuore, quella del Terzo Settore.

Azione/Italia viva hanno un programma ad hoc sul tema del Terzo Settore?

Esiste uno spazio preciso nel programma di Italia Sul Serio dedicato al Terzo Settore. L’economia sociale è decisamente considerata un capitolo di investimento e non un costo di spesa. Il cosiddetto no profit rappresenta a tutti gli effetti un settore produttivo strategico. Si stima un valore della produzione pari a 80 miliardi di euro, circa il 4,5% del Pil; gli addetti sono circa 860.000 a cui si aggiungono 5 milioni e mezzo di volontari: quasi il 10% della popolazione complessiva! Certamente si è disegnata, con la riforma del terzo settore, la cornice legislativa entro cui operare, ma da qui in avanti è necessario fornire al non profit quella “cassetta degli attrezzi” indispensabile per crescere in economia di scala e competenze, valorizzando la capacità di produrre beni e servizi nell’ottica dell’interesse generale. Altra priorità per il Terzo Settore riguarda senz’altro la necessità di semplificare le procedure amministrative per la costituzione di accordi di co-programmazione e co-progettazione tra enti pubblici e organizzazione non profit; in questo modo sarebbe possibile attivare spazi più facilmente sfruttabili anche dalle organizzazioni meno strutturate ma non per questo meno determinanti.

Lo ritiene un progetto fattibile in tempi stretti?

Spero di sì. Occorre che il futuro governo completi rapidamente il pacchetto di norme legato alla Riforma del Terzo Settore, senza le quali molte esperienze di impegno civico rischiano di scomparire. Si pensi, a titolo di esempio, al supporto fondamentale che il terzo settore ha saputo apportare durante la pandemia e nella gestione diffusa della crisi ucraina. Il Pnnr può essere un’occasione unica, forse irripetibile, per programmare il futuro di questo settore valorizzandone la capacità di lavorare in rete coinvolgendo i diversi soggetti che operano sul territorio. Tra le priorità, occorre dotare i Centri di Servizio per il Volontariato di risorse adeguate, senza le quali si rischia di compromettere la sostenibilità economica della attività.

Può spiegare, a chi non lo sapesse, cosa sono questi Centri di servizio per il Volontariato?

Sono un’infrastruttura sociale unica nel panorama europeo per efficienza e capillarità di intervento: associano, direttamente o indirettamente, circa 30 mila organizzazioni di terzo settore e supportano quasi 50 mila organizzazioni no profit, coinvolgendo nelle loro attività oltre 800 addetti e 100mila volontari.

La questione delle semplificazioni mancate sembra una spada di Damocle di ogni attività in Italia

Purtroppo sì. Farei mio anche l’impegno, sollecitato in particolar modo dai Centri di Servizio per il Volontariato, a riconoscere il ruolo formativo del volontariato e del servizio civile, accreditando le competenze acquisite nei percorsi di apprendimento, favorendo, quindi, la partecipazione dei giovani alla vita di ogni comunità. Quelle citate sono alcune delle proposte, credo significative, che testimoniano l’importanza attribuita da Italia sul Serio al Terzo Settore, nella convinzione che non si tratta solo di impegno sociale organizzato, ma di un motore importante dell’economia del paese, quella ispirata da finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale condivise.

SC/com.unica 15 settembre 2022