Il maestro dell’ozonoterapia si racconta

Ciociaro di nascita, giramondo per vocazione e medico di professione, il dottor Francesco Raponi da Monte San Giovanni Campano è un personaggio a tutto tondo che spazia da un campo all’altro dello scibile umano, come un novello Peter Pan del nuovo Millennio.

Da Sanremo a Dubai, dagli Stati Uniti a Venezia: mai fermo, ipercinetico e grande sponsor di eventi culturali e non solo. Tutto quello che fa è all’insegna della leggerezza e della gioia di vivere, tanto da farlo eleggere l’uomo dell’anno e definire il Messi dell’ozonoterpia. “E sì! L’ozonoterapia. Proprio l’ossigeno ozono terapia.”

“Veroli, la bella cittadina sui monti Ernici mi ha visto – racconta Francesco Raponi – studente del liceo scientifico. Poi gli studi di Medicina a Roma e dopo la laurea la formativa esperienza di medico condotto. Una esperienza che consiglio ai giovani laureati perché la professione si impara con la medicina del territorio. Alla fine degli anni ’80 ho iniziato ad interessarmi all’ozonoterapia seguendo i seminari del professor Marianno Franzini e Cesare Verga ortopedico, due luminari del trattamento terapeutico con l’ozono”.

Quando l’ozono è entrato nella sua vita?

“Ho iniziato con il procurarmi un’apparecchiatura medicale di fabbricazione tedesca. Perché in Italia l’ozonoterapia era presente solo in letteratura mentre in Germania era praticata sin dalla prima guerra mondiale ed usata a quei tempi come disinfettante ed antimicrobico soprattutto per le ferite. Come dicevo prima il contatto con molti pazienti di medicina generale mi ha permesso di sperimentare su molti pazienti e per tutte le patologie, anche gratuitamente, il metodo targato ‘Verga-Raponi Discosan’. Un metodo consistente in infiltrazioni intramuscolari di una miscela di O2-O3 paravertebrali destinate alla cura di ernie e protrusioni discali di tutto il rachide (l’intera colonna vertebrale).”

Quindi il suo metodo è diventato popolare ed usato da molti medici sia italiani che stranieri?

“Il professor Verga, che esercitava presso l’Ospedale Mazzini di Bergamo – e siamo agli inizi degli Anni ’90 – venne invitato a venire presso il mio studio in Ciociaria per aiutare i malati ma soprattutto per diffondere e far conoscere il metodo. Metodo che io feci subito mio risolvendo tante problematiche dei miei sempre più numerosi pazienti. Pazienti che venivano da ogni parte d’Italia. Dalle isole e dal nord Italia.”

Dottor Raponi, questo metodo ha incontrato resistenze al suo inizio?

“Come tutte le innovazioni, soprattutto quelle che riguardano terapie medicali, vengono guardate all’inizio con diffidenza, ma finiscono poi per essere riconosciute dalla scienza ufficiale. Per far conoscere la nostra metodica abbiamo promosso molti convegni con professionisti venuti da ogni parte del mondo. Ed oggi, grazie al riconoscimento che ci viene dai tanti pazienti guariti, siamo presenti in tutta Italia.”

Quindi è molto importante l’attività didattica e convegnistica per far conoscere queste nuove terapie?

“È proprio così. Nel 1990, in un convegno internazionale di biomeccanica a San Diego in California, insieme al dottor Verga abbiamo esposto il nostro metodo Discosan per la cura dell’ernia del disco e protrusione discale della colonna vertebrale. E da allora, con in tasca questo autorevole riconoscimento, abbiamo portato avanti questa terapia salvifica con successo per i risultati che fa ottenere. Tanto che dall’esame delle tac e delle risonanze magnetiche si nota subito la riduzione del volume dell’ernia discale.”

Come è la situazione italiana riguardante l’ozonoterapia?

“In Italia agiscono tre quattro associazioni scientifiche che trattano l’ozonoterapia, Io, pur essendo loro sodale, ho una una associazione maturata a suo tempo con Verga che si chiama Associazione Discosan che riunisci medici che applicano il nostro metodo.”

Uno storia lunga trenta anni?

“Il 30 dicembre 1992 noi tutti ozonoterapeuti italiani siamo stati autorizzati dall’allora ministro della Sanità Di Lorenzo alla sperimentazione nazionale sulle patologie. Allora ho iniziato la mia attività di sperimentazione presso l’Università di Pavia, facoltà di Farmacologia diretta dal prof. Francantonio Bertè con il prof. Luigi Valdenassi. Nell’ottobre 1994 abbiamo tirato le conclusioni, io e Verga presenti, dei nostri lavori scientifici e delle nostre ricerche presso l’Accademia dell’Arte Sanitaria di Roma in Santo Spirito Sassia, confermando la riconosciuta validità della cura. Ricordo cche il citato convegno romano venne promosso dal professor Marianno Franzini. Mi fa piacere ricordare la presenza, in quella occasione, del professor Vincenzo Pietrogrande, preside della Clinica Ortopedica dell’Università di Milano e maestro di Verga.”

Dottor Raponi cosa ci faceva a Sanremo durante l’ultimo Festival della Canzone e in compagnia di belle signore?

“Caro amico, essendo conterraneo di Cicerone e Caio Mario, sono un po’ retore e un po’ guerriero. E quando tolgo il camice del medico mi vesto di filantropo, e per questo ho creato la Fondazione Francesco Raponi, che partecipa ad eventi di spettacolo, arte e cultura. E mi diletto a sostenere manifestazioni sia ludiche e musicali che di alto impegno culturale. Tanto che il prossimo 6 marzo, presso la Sala Verdi dell’Albergo Quirinale sponsorizzo la XII edizione del prestigioso Premio FiuggiStoria presieduto dal ritrovato amico, lo storico Pino Pelloni. Che guarda caso, oltre che mio conterraneo, è stato anche mio paziente con tutta la sua famiglia”.

Daniela Coen Camerini, com.unica 21 febbraio 2022