Il sociologo, docente di Analisi dei Dati all’Università di Torino, elenca i cinque peccati capitali dei nostri governanti

Luca Ricolfi, sociologo di fama e docente di Analisi dei dati all’Università di Torino, presidente della Fondazione Hume, in un’intervista rilasciata a ItaliaOggi smonta con cifre alla mano la vulgata secondo cui nella strategia contro il Covid la risposta del governo e delle autorità italiane sarebbe un modello da seguire. Lo fa mettendo subito in luce un dato che da solo sarebbe sufficiente a smentire la propaganda governativa: se prendiamo il bilancio complessivo in termini di morti e di caduta del pil, su 37 società avanzate solo quattro hanno avuto più morti per abitante di noi.

È un abbaglio collettivo, spiega, sostenere che abbiamo fatto meglio degli altri: “È qualcosa di cui come sociologo stento a darmi conto. Capisco che chi ci governa non abbia il minimo rispetto per la pietrosa realtà dei dati, e abbia voluto alimentare il mito del «modello italiano» che tutti ci invidierebbero, ma trovo mortificante che – fortunatamente con qualche eccezione – il sistema dei media per mesi abbia accettato acriticamente questa narrazione.”

Un altro aspetto fondamentale è quello dei tamponi: “Tutti i maggiori paesi occidentali, compresa la Francia, da almeno due mesi fanno il doppio o il triplo dei tamponi che facciamo noi, e questo finisce per gonfiare il numero di nuovi casi diagnosticati, permettendo a noi – che di tamponi ne facciamo molti di meno – di cullarci nell’illusione di stare meglio di altri”. Ricolfi chiarisce tuttavia che un nuovo lockdown sarebbe comunque un disastro: “Il disastro c’è già stato, purtroppo, e il neo-lockdown che verrà non potrà che aggravare i costi per l’economia”.

A proposito dei tamponi Ricolfi sottolinea che ci sono state varie fasi, ognuna caratterizzata da un diverso tipo di negazionismo. “Nelle prime settimane, il negazionismo governativo era assoluto: i tamponi danneggiano il turismo, facciamoli solo in casi estremi. Poi, fino all’appello di Lettera 150 promosso da Giuseppe Valditara e Andrea Crisanti (inizio maggio), e firmato anche da me, è stato il tempo del negazionismo relativo: i tamponi servono, e noi ne facciamo più di ogni altro paese, Germania compresa (era falso, ma loro mostravano di crederci). Infine, dopo un breve periodo in cui anche le autorità sanitarie parevano essersi convinte della giustezza dell’appello di Lettera 150, siamo passati al negazionismo di fatto: sappiamo che dobbiamo fare molti più tamponi, ma di fatto ne facciamo pochi. Giusto per darle un’idea: il numero medio di tamponi settimanali di agosto era ancora ai livelli di maggio.”

Quanto all’andamento dell’epidemia il sociologo torinese fa riferimento alle rilevazioni della Fondazione Hume. “Il numero attuale di persone contagiose nessuno lo conosce, perché i casi rilevati – oggi come ieri – sono solo la punta dell’iceberg. Io ritengo, basandomi soprattutto sui dati dei ricoveri, che il numero di persone in grado di infettare gli altri possa essere dell’ordine di 1/3 di allora. Quanto al parametro più importante, la velocità di crescita dei contagi, quella attuale è la stessa dei giorni intorno al 21 marzo, quando venne decretato il vero lockdown, con la proibizione degli spostamenti fra comuni: i nuovi casi raddoppiano ogni settimana. Evidentemente è questa la soglia che induce i politici a risvegliarsi dal loro torpore.”

Ma quello che stiamo pagando davvero, in questi giorni, sono quelli che per Ricolfi sono cinque peccati capitali dei nostri governanti. Quali? “Pochi tamponi; mancato rafforzamento del trasporto pubblico locale; incredibili ritardi nel potenziamento del servizio sanitario nazionale e della medicina territoriale; deliberata indulgenza su movida, discoteche, assembramenti; nessun serio piano per ridurre il numero di alunni per classe. È ipocrita, e anche un po’ vile, attribuire la responsabilità del dramma attuale alla popolazione, quando si sono passati mesi ad adulare i cittadini per il loro presunto senso civico, anziché denunciarne le follie estive, e magari provare a far rispettare le regole. La realtà è molto semplice e cruda: la frittata l’hanno fatta i governanti, e adesso tocca a noi toglier loro le castagne dal fuoco. Perché la strategia del governo è sempre quella, ieri come oggi: tergiversare finché i casi sembrano pochi; svegliarsi di colpo quando si profila il collasso del sistema sanitario; e a quel punto terrorizzare l’opinione pubblica perché accetti l’unica cosa che al governo riesce bene, ossia chiuderci tutti in casa. Ma il dato più terribile è che, oggi come ieri, chi si ammala non riceve alcuna visita a casa, ed è abbandonato nei meandri della burocrazia sanitaria, digitalizzata e senza umanità.”

com.unica, 16 ottobre 2020