Sono trascorsi 70 anni dalla morte di Cesare Pavese, uno dei maggiori scrittori e intellettuali italiani del ‘900. Il 27 agosto 1950 si suicidò nella camera numero 346 dell’albergo Roma a Torino. In quella stanza il tempo è fermo ancora a quel giorno giorno dell’addio dello scrittore. “Lasciarla intatta è il nostro tributo alla storia”, ha detto di recente il proprietario dell’hotel in un’intervista a La Stampa. Quel giorno Pavese avrebbe compiuto 42 anni e stava attraversando un periodo cupo, in preda a un profondo disagio esistenziale e tormentato dalla recente delusione amorosa con l’attrice americana Constance Dowling, alla quale aveva dedicato i versi di «Verrà la morte e avrà i tuoi occhi». 

Scrittore, poeta, traduttore, critico, perseguitato dal fascismo, lavorò in Einaudi dove curò la storica collana Coralli, Cesare Pavese è stato ricordato ieri anche dal Presidente della Repubblica Mattarella. “Cesare Pavese moriva settant’anni fa lasciando nella cultura italiana il segno del suo prezioso e originale apporto. È stato uno degli intellettuali italiani più significativi del Novecento”. “Fu animatore tra i più importanti e prestigiosi dell’editrice Einaudi. Insieme ad altre personalità antifasciste riuscì a comporre un patrimonio di cultura, di pensiero, di letteratura, da cui il Paese ha tratto energia fin dagli anni della conquista della libertà e della democrazia e che poi ha contribuito alla formazione di tanti giovani”, sottolinea Mattarella, che aggiunge: “nella tormentata esperienza di uomo e di scrittore, Pavese ha cercato di tenere in relazione la solitudine dell’individuo moderno con le vicende della storia e l’impegno nella comunità”.

“Il forte legame con la terra di origine è rimasto un tratto cruciale della sua personalità e della sua narrazione” ha sottolineato il Capo dello Stato. Pavese “ha pagato con sofferenze interiori un’intelligenza e una sensibilità fuori dal comune, ma proprio questa inquietudine e questo desiderio di piena umanità rendono ricca l’eredità delle sue opere e fanno sì – conclude – che un simile tesoro sia oggi un bene comune degli italiani, tanto apprezzato anche in Europa e nel mondo”.


Cesare Pavese era nato a Santo Stefano Belbo, un paesino delle Langhe in provincia di Cuneo. Il padre, Eugenio Pavese, originario anch’egli di Santo Stefano Belbo, era cancelliere presso il Palazzo di Giustizia di Torino, dove risiedeva con la moglie, Fiorentina Consolina Mesturini, proveniente da una famiglia di abbienti commercianti originari di Ticineto (in provincia di Alessandria), e la primogenita Maria (nata nel 1902). Tra le sue oper maggiori ricordiamo Paesi tuoi, Prima che il gallo canti, Dialoghi con Leucò, La casa in collina, La bella estate, La luna e i falò e le raccolte di poesie Lavorare stanca e Verrà la morte a avrà i tuoi occhi, tutti pubblicati da Einaudi.

com.unica, 28 agosto 2020