Milano, prosegue sino sino al 1° marzo 2020 a Palazzo Reale la straordinaria mostra Guggenheim La collezione Thannhauser, da Van Gogh a Picasso.

Cinquanta capolavori dei grandi maestri impressionisti, post-impressionisti e delle avanguardie dei primi del Novecento, tra cui Paul Cézanne, Edgar Degas, Paul Gauguin, Edouard Manet, Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Vincent van Gogh e un nucleo importante di opere di Pablo Picasso. E racconta la straordinaria collezione che negli anni Heinrich Thannhauser con il figlio Justin e la seconda moglie Hilde costruirono per poi donarla, nel 1963, alla Fondazione Solomon R. Guggenheim, che da allora la espone in modo permanente in una sezione del grande museo di New York.

Promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira, è curata da Megan Fontanella, conservatrice di arte moderna al Guggenheim. È la prima volta che questi capolavori arrivano in Europa: dopo la prima tappa al Guggenheim di Bilbao e la seconda all’Hotel de Caumont di Aix-en-Provence, Palazzo Reale a Milano rappresenta la tappa conclusiva della mostra, dopo la quale queste splendide opere ritorneranno a New York.

Si tratta dunque di un’occasione unica e irripetibile per ammirare lavori di eccezionale qualità di grandi maestri della pittura europea sinora mai esposti fuori dagli Stati Uniti.

Il saggio introduttivo di Megan Fontanella, conservatrice di arte moderna al Guggenheim, per il catalogo Skira.

Nel novembre del 1909 al numero 7 della centralissima Theatinerstrasse, all’interno del cosiddetto Arco-Palais, Heinrich Thannhauser (1859-1935; fig. 1) inaugurava la Moderne Galerie con una mostra di circa duecento opere di artisti francesi e tedeschi; tra queste, cinquantacinque capolavori impressionisti riuniti con l’aiuto di Rudolf Meyer-Riefstahl a Parigi – il gruppo più cospicuo di opere impressioniste mai presentato a Monaco di Baviera1. Le avanguardie francesi di fine Ottocento – Edgar Degas, Édouard Manet, Pierre-Auguste Renoir tra gli altri – e i tedeschi Hugo von Habermann, Max Liebermann e Leo Putz (autore del logo della Moderne Galerie; fig. 2) sono e rimarranno i pilastri del programma espositivo della galleria, anche se Heinrich darà prova più volte della sua versatilità offrendo uno spazio critico all’arte sperimentale e ai talenti emergenti. Tutto ciò era in contrasto con il carattere conservatore del mercato dell’arte tedesco nei primi anni del Novecento. Come egli stesso dichiarò fin dall’inizio: “La galleria sarà guidata dal principio del progresso nell’arte e avrà come obiettivi il riconoscimento dell’individualità e la promozione degli aspiranti artisti […] La ‘Moderne Galerie’ attirerà nella sua sfera d’interesse tutti i fenomeni nuovi, potenti, originali e moderni nel senso migliore del termine, non importa che siano collegati a qualche ‘nome’ illustre”2.

Van Gogh, Montagne a Saint-Remy

Nel corso dei trent’anni successivi questa filosofia informerà l’attività della galleria Thannhauser nelle sue varie incarnazioni in tre paesi diversi e rifletterà per molti versi anche lo spirito della collezione creata dal figlio di Heinrich, Justin Kurt Thannhauser (1892-1976), che decise di donarne una parte alla Solomon R. Guggenheim Foundation di New York. La raccolta di capolavori che nel 1965 approdò al Guggenheim Museum è dunque il frutto di uno sviluppo graduale avvenuto nel corso di vari decenni. Le opere appartenenti al fondo della galleria, che all’inizio venivano proposte per la vendita a clienti privati e a istituzioni, entrarono poi a far parte della collezione privata di Justin Thannhauser, che negli anni del secondo dopoguerra le registrò sotto la voce “not for sale”. Per il Guggenheim l’aspetto fondamentale era costituito dal fatto che la raccolta comprendeva opere di impressionisti e postimpressionisti francesi, fino a quel momento non rappresentati nelle collezioni del museo, oltre a un numero considerevole di dipinti e opere su carta di un antesignano dell’arte moderna come Pablo Picasso. Quando la donazione fu annunciata, nel 1963, Justin Thannhauser dichiarò al “New York Times”: “Sono fermamente convinto che queste settantacinque opere costituiscano un’unità coesa introvabile in altri musei, e vedo chiaramente come questi dipinti, che coprono un arco di tempo che va dai settantacinque ai cento anni, derivino l’uno dall’altro”. E continuava: “La mia famiglia ha vissuto in Germania per cinquecento anni e ora si è estinta: di qui la decisione di donare la collezione”3. Justin aveva patito la morte prematura dei due figli e della prima moglie, oltre alle ingenti perdite materiali subite dalla sua famiglia – i Thannhauser erano ebrei tedeschi – durante la guerra. In privato rivelò che nella collocazione delle opere della raccolta presso il Guggenheim, poteva “finalmente manifestarsi il senso del lavoro di tutta una vita”4.

Moderni nel senso migliore del termine

La creazione della Moderne Galerie non era la prima esperienza di Heinrich Thannhauser in veste di mercante d’arte. Dopo aver lavorato come commerciante nel settore dell’abbigliamento e dell’illuminazione, iniziò a collaborare con l’ungherese Franz Josef Brakl (un ex cantante d’opera) con il quale nel 1905 fondò a Monaco la Moderne Kunsthandlung5. Situata nella casa di Brakl, al numero 64 di Goethestrasse, inizialmente la galleria proponeva soprattutto le opere di artisti tedeschi legati alla Secessione di Monaco. Tuttavia, nella primavera del 1908 la Moderne Kunsthandlung presentò una retrospettiva postuma dell’opera di Vincent van Gogh in collaborazione con il mercante berlinese Paul Cassirer e con gli eredi dell’artista a Parigi6. Anche se Brakl e Thannhauser vendettero solo due dei settantuno dipinti e ventuno disegni esposti, la mostra esercitò una grande influenza sugli artisti locali, che iniziarono a lavorare in chiave espressionista. Uno dei due dipinti andò al pittore Alexej von Jawlensky, che per acquistarlo utilizzò i proventi derivati dalla vendita di alcune sue opere a cui aggiunse una somma prestatagli dalla compagna, l’artista Marianne von Werefkin. Così Jawlensky poté comprare (a rate) La casa di Père Pilon (1890; fig. 3)7.

L’anno successivo, Brakl e Thannhauser si erano già separati. La Moderne Galerie (nel 1913 nota come Moderne Galerie Heinrich Thannhauser) era costituita da diversi “ambienti intimi” al livello superiore dell’Arco-Palais, che dovevano evocare la “dimora di un amante dell’arte” (fig. 4), mentre al piano terra si apriva un grande atrio illuminato dalla luce naturale (vedi fig. 23, p. 123)8. Colpito dalla scelta e dalla disposizione delle opere nella mostra inaugurale, un critico scrisse che la Moderne Galerie sarebbe presto diventata un importante centro del mercato dell’arte della capitale bavarese9.

Henri Rousseau, The Football Players

Oltre a proporre la generazione precedente dell’avanguardia, la galleria presentava anche artisti contemporanei, anche se a volte il loro lavoro non incontrava i gusti di Heinrich10. Nel 1909 e nel 1910 (vedi fig. 24) la galleria ospitò ad esempio le prime due mostre della controversa Neue Künstlervereinigung München (Nuova associazione degli artisti di Monaco, NKVM), di cui facevano parte anche Jawlensky e Werefkin. Vasilij Kandinskij fu uno degli artisti guida della NKVM, da cui fuoriuscì per protesta nel 1911 a causa delle divergenze ideologiche con la fazione più conservatrice del gruppo. La ricerca di Kandinskij era incentrata sulla forma astratta come mezzo per esprimere la propria interiorità. Sostenitore della spiritualità nell’arte, diede vita insieme a Franz Marc al gruppo Der Blaue Reiter (Il cavaliere azzurro), una libera associazione di artisti che perseguiva questi obiettivi. Era stato Heinrich Thannhauser a presentare Kandinskij a Marc – su richiesta di quest’ultimo – e in concomitanza con la terza esposizione della NKVM, nel 1911-1912, la Moderne Galerie ospitò anche la mostra d’esordio del Blaue Reiter (fig. 5).11

Tra le opere esposte in quell’occasione vi erano alcune Improvvisazioni di Kandinskij (1909-1914) e la Mucca gialla (1911; fig. 6) di Marc, un dipinto emblematico del suo interesse per il ritorno alla natura come mezzo di redenzione spirituale. La mostra del Blaue Reiter presentava inoltre al pubblico tedesco le opere dei francesi Robert Delaunay ed Henri Rousseau (da poco scomparso), insieme a quelle di altri modernisti europei12. In seguito Kandinskij dirà che la Moderne Galerie era “forse lo spazio espositivo più bello di tutta Monaco di Baviera”13.

Anche le mostre successive riflettono l’interesse internazionale per i nuovi linguaggi radicali che caratterizzano gli anni precedenti la guerra. L’importante esposizione itinerante dei futuristi italiani del 1912 prevedeva una tappa alla Moderne Galerie in autunno, anche se il quotidiano “Münchner Neueste Nachrichten” aveva pubblicato una dichiarazione di non responsabilità da parte di Thannhauser che, a suo dire, si era limitato a “mettere a disposizione l’atrio della galleria”14. Heinrich prestò una ventina di opere, in gran parte di artisti tedeschi, alla celebre “International Exhibition of Modern Art” del 1913, nota come Armory Show, per la sua sede di New York. La mostra, che in seguito fece tappa a Chicago e Boston, ebbe il merito di far conoscere l’avanguardia europea negli Stati Uniti15. Tra le opere esposte vi era Montagne a Saint-Rémy di Van Gogh (1889; cat. 20, vedi fig. 25), che Thannhauser acquisterà nell’agosto del 1929 (fig. 7)16. Nel catalogo dell’Armory Show apparve una pubblicità della Moderne Galerie che sottolineava la sua attenzione per i “giovani artisti di Monaco”, “gli esponenti della Secessione” e i “moderni francesi”, probabilmente allo scopo di attirare a Monaco i clienti americani.

In concomitanza con l’Armory Show, nel febbraio del 1913 la Moderne Galerie organizzò una delle prime grandi retrospettive di Picasso in Germania, il cui nucleo centrale era costituito dalle opere eseguite tra il 1901 e il 1912 provenienti dalla galleria parigina del mercante d’arte Daniel-Henry Kahnweiler. La mostra, che comprendeva opere come Donna che stira (1904) del tardo periodo blu, segnò l’inizio della lunga amicizia tra Picasso e Justin Thannhauser, autore della prefazione (non firmata) al catalogo17. Anche Heinrich intratteneva rapporti personali con diversi artisti contemporanei: lo testimonia il fatto che nel 1918 almeno tre di loro avevano dipinto il suo ritratto: Max Oppenheimer (fig. 1), Lovis Corinth e Max Liebermann (questi ultimi su richiesta di Justin)18.

Picasso, Donna dai capelli gialli

Mentre Heinrich Thannhauser era occupato a consolidare la fama della Moderne Galerie, il figlio Justin affinava i suoi gusti in fatto di arte moderna. A quanto riferisce lui stesso, il giovane Thannhauser aveva lavorato per la galleria fin dalla sua apertura nel 1909 (quando aveva solo diciassette anni), ma nel 1911 era partito per proseguire gli studi accademici. Si era quindi recato a Berlino, Firenze e Parigi, collaborando con illustri mentori e colleghi filosofi e storici dell’arte quali Henri Bergson, Adolph Goldschmidt ed Heinrich Wölfflin19. Un disegno di Jules Pascin eseguito la vigilia di Natale del 1911 raffigura il giovane Justin che gioca a carte a Parigi con il pittore tedesco Rudolf Levy che, come Pascin, faceva parte della cerchia di Matisse ed era tra gli espatriati che frequentavano il Café du Dôme sul boulevard du Montparnasse (fig. 8). Probabilmente fu proprio attraverso i cosiddetti dômiers che Justin fece amicizia con i mercanti d’arte Kahnweiler e Wilhelm Uhde. Queste relazioni, unitamente ai contatti con Cassirer, Alfred Flechtheim e Herwarth Walden in Germania, furono essenziali per introdurre i Thannhauser nella rete di gallerie americane ed europee che promuovevano l’arte europea all’inizio del Novecento. Souvenir di questo periodo di formazione, il disegno di Pascin entrò nella collezione privata di Justin Thannhauser assieme a un dipinto di Henri Rousseau, I giocatori di football (1908; fig. 9), acquistato nell’estate del 1912 per circa settecentocinquanta franchi francesi nella galleria di Berthe Weill a Montmartre20.

Justin Thannhauser tornò a Monaco per lavorare a fianco del padre dal 1912 al 1914, quando fu richiamato alle armi per via dello scoppio della prima guerra mondiale (vedi fig. 26). Fece ritorno a Monaco nel 1916, dopo essere stato ferito, e l’anno successivo sposò Käthe (Kate) Levi (1894-1960; vedi fig. 27), che gli diede due figli: Heinz (Henry) (1918-1944) e Michel (1920-1952; vedi fig. 28). In quel periodo Justin fu costretto a separarsi dal suo amato Rousseau perché, spiegherà in seguito: “Volevo tenere [I giocatori di football] per la mia ‘collezione’ – infatti lo avevo appeso nella mia abitazione privata – e lo vendetti solo dopo essermi sposato, al ritorno dalla guerra, quando avevamo bisogno di soldi per arredare la casa”21. Per una curiosa coincidenza il dipinto di Rousseau è entrato a far parte della collezione del Guggenheim nel 1960 e da allora è stato spesso esposto a fianco delle opere della collezione Thannhauser con il beneplacito del precedente proprietario.

Tra il settembre del 1916 e la primavera del 1918 la Moderne Galerie Heinrich Thannhauser pubblicò tre volumi illustrati dedicati a una piccola selezione di Nachtragswerke (opere d’inventario). Lo storico e critico d’arte Wilhelm Hausenstein, autore dell’introduzione al primo volume, nota il prestigio che la società ha saputo guadagnare in un arco di tempo relativamente breve ed elogia Heinrich per aver creato uno spazio più simile a un museo o a un salone che a un’impresa commerciale, un’istituzione che promuove il sapere e lo studio delle grandi opere d’arte22. Il notevole dipinto di Camille Pissarro con L’Hermitage a Pontoise (1867 circa) – forse esposto al Salon di Parigi del 1868, anche se testimonia un momento di transizione nell’arte del pittore francese – apparve nel volume dei Nachtragswerke del 191823. Dal punto di vista cronologico l’opera, entrata al Guggenheim grazie alla donazione di Justin, costituisce il punto di partenza della collezione del museo.

Durante la guerra che aveva contrapposto la Francia alla Germania Thannhauser aveva dovuto limitare i suoi sforzi per la promozione dell’arte francese. Al termine del conflitto, mosso dal desiderio di espandere l’attività e di incrementare il giro d’affari, Justin entrò in società con il cugino Siegfried Rosengart (1894-1985; fig. 10), figlio della sorella di Heinrich, con il quale fondò una filiale della Moderne Galerie Thannhauser (questo il nome con cui la galleria monacense era ormai nota all’epoca e che mantenne fino alla fine del 1926) a Lucerna24. L’entusiasmo di Rosengart per l’arte moderna, che aveva avuto la possibilità di conoscere all’inizio degli anni dieci, lo aveva spinto a lasciare la sua carriera nell’editoria. Inizialmente aiutò lo zio Heinrich a gestire l’attività della galleria a Monaco. Poi, nel marzo del 1920, Justin e Siegfried aprirono ufficialmente la Galerie Thannhauser a Lucerna, in Haldenstrasse 11 (vedi fig. 29).

Mentre la sede di Monaco continuava a servire il mercato tedesco e nordeuropeo, i collezionisti statunitensi e di altri paesi europei si rivolsero soprattutto alla sede di Lucerna, che vantava clienti illustri come le americane Etta e Claribel Cone (cugine di secondo grado di Rosengart) e l’industriale inglese Samuel Courtauld al quale, come è noto, nel 1926 Rosengart vendette Il bar delle Folies-Bergère (1881-1882; fig. 11). Il dipinto di Manet era stato esposto alla Moderne Galerie nel 1910 in occasione della celebre mostra di opere dalla collezione di Auguste Pellerin, uno dei principali fautori dell’artista francese. All’epoca fu venduto a Eduard Arnhold, un altro importante collezionista di pittura impressionista nonché mecenate dei musei berlinesi, e oltre dieci anni dopo rientrò nella collezione Thannhauser25.

Nel 1921, in seguito al peggioramento delle condizioni di salute di Heinrich, che soffriva di disturbi alla laringe, Justin dovette tornare a Monaco, lasciando a Rosengart la direzione della filiale svizzera. Due anni prima Paul Roemer (1878-1945), collaboratore della galleria fin dal 1909, era diventato direttore commerciale della sede tedesca26, in cui lavorava anche il cognato di Justin, Bruno Levi, che verso la fine del 1923 aveva iniziato a partecipare alle iniziative comuni relative alle opere appartenenti al fondo della galleria. Di lì a qualche anno Levi avrebbe lasciato la Germania nazista assieme alla famiglia per trasferirsi in Uruguay e i Thannhauser sarebbero partiti per gli Stati Uniti all’inizio degli anni quaranta. Tuttavia il rapporto d’affari tra Bruno e Justin si interromperà ufficialmente solo nel novembre del 1961, un anno dopo la morte di Käthe Thannhauser27.

Un colpo da maestro

Capitale della Repubblica di Weimar, negli anni venti Berlino era un centro culturale vitale e dinamico, fucina di talenti e stili di vita anticonvenzionali e trasgressivi, in breve il luogo ideale per la tappa successiva dell’espansione dei Thannhauser. Inizialmente Justin organizzò una “Sonderausstellung”, o mostra straordinaria, presso la Berliner Künstlerhaus, al numero 3 di Bellevuestrasse, nel quartiere di Tiergarten. Tra l’inizio di gennaio e la metà di febbraio del 1927 la Künstlerhaus ospitò duecentosessantatré opere tra dipinti della collezione e prestiti importanti (vedi fig. 30). Alcune entreranno poi a far parte della collezione Thannhauser donata al Guggenheim, come Dintorni del Jas de Bouffan di Cézanne (1885-1887 circa; cat. 5), Davanti allo specchio (1876; cat. 2) di Manet, L’Hermitage a Pontoise di Pissarro (1867 circa; cat. 57), Donna con pappagallino (1871; cat. 3) e Natura morta: fiori (1885 circa; cat. 4) di Renoir e Montagne a Saint-Rémy (1889; cat. 20) di Van Gogh. La mostra dava conto anche della pittura d’inizio Novecento con artisti come Georges Braque, Fernand Léger, Matisse e Picasso. A Berlino Justin Thannhauser organizzò subito una seconda rassegna, dimostrando il suo interesse per gli artisti tedeschi come Corinth, Adolph von Menzel e Max Slevogt. Nella sua recensione (di quindici pagine) per “Der Cicerone” lo storico dell’arte Julius Meier-Graefe dichiarava:

Nella casa degli artisti berlinesi di Bellevuestrasse – chi l’avrebbe mai creduto! – l’arte ha fatto un’apparizione a sorpresa, spazzando via gli spiriti maligni dalla sede dell’associazione con un unico colpo da maestro […] La Germania non vedeva una mostra di questo calibro dal periodo di massimo splendore di Paul Cassirer; eventi di questa portata sono rari persino nel mercato dell’arte parigino28.

Manet, Davanti allo specchio

Incoraggiato dalle lodi del pubblico e della critica, Justin ristrutturò il palazzo al numero 13 di Bellevuestrasse per adibirlo a sede permanente delle Galerien Thannhauser: questo il nome che d’ora in poi designerà i tre spazi espositivi di Berlino, Lucerna e Monaco di Baviera (fig. 12). La mostra inaugurale, organizzata in giugno, presentò trecentocinquantasei opere in prevalenza di artisti contemporanei tedeschi e austriaci, tra cui esponenti della Neue Sachlichkeit (Nuova oggettività) come Max Beckmann e Otto Dix. Tuttavia, la prosecuzione dell’attività della galleria di Monaco – che all’inizio del 1928 organizzò una “Multinationale Ausstellung” con una selezione di opere d’arte moderna di provenienza internazionale – divenne presto insostenibile. Nel settembre di quell’anno il “Münchner Sonntags-Anzeiger” annunciava in prima pagina: “Thannhauser lascia Monaco”. Nel suo articolo il direttore Walter Tschuppik scriveva:

La galleria Thannhauser chiude definitivamente i battenti; tra qualche giorno Thannhauser si trasferirà a Berlino. Questa notizia colpisce come uno squillo di tromba per tutti i cittadini consapevoli della perdita causata dalla partenza di Thannhauser, eccezionale mecenate delle arti, e dalla chiusura della sua galleria, indissolubilmente legata alla storia e alla reputazione artistica di Monaco29.

La prima galleria Thannhauser chiuse ufficialmente il primo gennaio 192930; Heinrich si ritirò dall’attività e morì a Lucerna nel 193531. Nel settembre del 1928 Rosengart assunse il pieno controllo della filiale svizzera e la ribattezzò Galerie Rosengart. In ogni caso, Lucerna continuò a essere inserita nei cataloghi delle mostre come parte delle Galerien Thannhauser almeno fino al 1930. Rosengart si stabilì definitivamente in Svizzera con la famiglia solo nel 1932 e l’anno successivo ottenne la cittadinanza. Negli anni in cui viveva ancora in Germania continuò a fare avanti e indietro con la Svizzera insieme alle opere della galleria. Del resto la filiale di Lucerna non era riscaldata durante l’inverno e raramente organizzava mostre formali32. Almeno fino alla fine degli anni quaranta Rosengart mantenne la proprietà di alcune opere in comune con Justin Thannhauser33. I documenti siglati da Roemer, Rosengart e dallo stesso Thannhauser testimoniano di varie interazioni commerciali con i clienti – visite alla galleria o conversazioni a proposito di potenziali vendite e spedizioni – dalla fine degli anni venti fino alla metà degli anni trenta almeno34.

I Thannhauser erano celebri per la qualità dei loro allestimenti museali e la galleria di Berlino non fece che accrescere la loro reputazione. La mostra dedicata a Claude Monet, organizzata con Georges Clemenceau nel 1928, è tra i risultati più importanti dell’attività espositiva berlinese. La Galerie Thannhauser acquistò Palazzo Ducale visto da San Giorgio Maggiore (1908; cat. 14) dalla ditta newyorkese Wildenstein and Co. per cinquemilacinquecento dollari pochi giorni prima dell’inaugurazione35. Seguì in quello stesso anno una grande retrospettiva dedicata a Paul Gauguin, sulla scia di quella allestita da Heinrich Thannhauser a Monaco nel 1910, in cui era forse esposta Haere Mai (1891; cat. 21). La mostra berlinese del 1928 includeva Nel bosco di vaniglia: uomo e cavallo (1891), ma Justin Thannhauser acquistò il dipinto per la sua collezione personale solo nel 1941. Intorno all’agosto del 1929, la Galerie Thannhauser comperò anche oltre sessanta bronzi di Degas dal mercante d’arte norvegese Walther Halvorsen. Ancora una volta è evidente il legame con la sede di Monaco, che nel 1926 aveva ospitato la mostra di tutti i bronzi di Degas36.

Un altro importante evento berlinese fu l’esposizione dedicata a Matisse nel 1930, che presentava al pubblico ben duecentosessantacinque opere tra dipinti, sculture, disegni e stampe risalenti al periodo tra il 1896 e il 1929 (figg. 13-14). Justin Thannhauser – che conosceva Matisse dal periodo in cui, ancora studente, frequentava i dômiers a Parigi – organizzò con la collaborazione dell’artista la rassegna più esauriente dell’opera del pittore francese mai presentata in Germania. “Ebbe un impatto sensazionale in tutto il mondo”, dirà Thannhauser, “e, come gli altri eventi, attrasse migliaia e migliaia di visitatori”37.

Nonostante questi primi successi, gli eventi storici presero il sopravvento: la crisi economica mondiale del 1929 e l’ascesa del Partito nazionalsocialista nei primi anni trenta indebolirono la scena dell’avanguardia berlinese. Dopo la mostra di Matisse, la Galerie Thannhauser continuò l’attività ma con un profilo più basso. Nel 1932 venne trasferita in Tiergartenstrasse 1 (vedi fig. 31), dove l’anno successivo si stabilirono anche i Thannhauser. Dal 1934 al 1937 anche il palazzo al numero 10 di Bellevuestrasse assolse la funzione di galleria e residenza privata38.

A quanto sappiamo, nel corso degli anni trenta le attività professionali di Justin Thannhauser si svolsero fuori della Germania. In seguito il collezionista ricorderà ad esempio di aver assistito privatamente all’allestimento della mostra di Picasso alle Galeries Georges Petit a Parigi nella primavera-estate del 193239. Nell’autunno dello stesso anno, per un’altra mostra tenutasi alla Kunsthaus di Zurigo le gallerie di Rosengart e Thannhauser misero generosamente a disposizione le loro opere. Al termine dell’evento alcuni dipinti provenienti dalla galleria berlinese, come Uccello su un albero di Picasso (1928), furono restituiti alla sede di Lucerna (e poi tornarono a Thannhauser), a ulteriore dimostrazione della grande libertà di gestione delle opere della collezione da parte dei cugini40.

Vasily Kandinsky, Blue Mountain

Ma Justin Thannhauser guardò anche oltre l’Europa, al Sud America, e iniziò una serie di collaborazioni con la Galería Müller di Buenos Aires. Nel settembre del 1934 contribuì all’allestimento di una mostra di Degas nella galleria argentina41, che in ottobre ospitò una rassegna di settantasei opere di Picasso eseguite dal 1900 in poi (fig. 15)42. Nella brochure della mostra il proprietario della galleria Federico C. Müller ringraziava sia Thannhauser sia gli agenti parigini Kahnweiler, Paul Rosenberg e Georges Wildenstein. Müller ringraziava inoltre “un gran coleccionista berlinés”, riferendosi probabilmente alla collezione di Paul ed Elsa von Mendelssohn-Bartholdy, che avevano messo a disposizione almeno cinque opere del primo Picasso. Tra queste, Le Moulin de la Galette (1900; cat. 37), venduto dalla Moderne Galerie a Paul von Mendelssohn-Bartholdy intorno al 1910.

Niente telefono né telegrafo, solo cartoline

Pur mantenendo la residenza della famiglia in Germania, nel maggio del 1933 Justin affittò un piccolo appartamento a Parigi. Nella capitale francese i Thannhauser avevano intrattenuto relazioni commerciali con importanti agenti dell’impressionismo e del primo modernismo quali Paul Durand-Ruel, Kahnweiler, Rosenberg e Ambroise Vollard. Justin si unì ufficialmente alle loro fila e si registrò in Francia come mercante d’arte nell’ottobre del 1935. Nell’autunno dell’anno successivo, i Thannhauser si stavano preparando a emigrare dalla Germania43. Justin e Käthe trascorsero l’inverno del 1936 negli Stati Uniti, dove visitarono Albert C. Barnes – collezionista eccentrico e visionario nonché loro amico e cliente – nella sua casa di Filadelfia e approfondirono altre “cose d’arte” a New York44. Nel frattempo il figlio maggiore di Justin, Heinz, si iscrisse all’Università di Cambridge, in Inghilterra, laureandosi in storia dell’arte nel 1938.

Nella primavera del 1937, Justin, Käthe e Michel Thannhauser lasciarono definitivamente la Germania e si stabilirono nella loro residenza-galleria parigina, al numero 35 di rue de Miromesnil (fig. 16; vedi anche fig. 32)45. La ditta Silberstein and Co. fu incaricata di imballare e spedire gli effetti personali della famiglia: arredi antichi, opere d’arte, una vasta biblioteca e i documenti aziendali46. Alla fine, circa tredici casse e undici quadri non imballati dovettero rimanere a Berlino e furono trasferiti nel magazzino di Robert Haberling and Co. Solo in seguito Justin venne a sapere che durante la guerra il magazzino di Haberling era stato distrutto insieme ai suoi beni durante un bombardamento aereo47.

I Thannhauser erano partiti da poco quando, nel mese di giugno, il regime nazista sequestrò dai musei tedeschi oltre sedicimila opere, tra cui dipinti di impressionisti francesi ed espressionisti tedeschi che la galleria di Justin aveva sempre sostenuto. Quell’estate, a Monaco fu inaugurata la famigerata mostra itinerante sull’arte “degenerata” che incitava i tedeschi al disprezzo di ogni tipo di arte moderna48.

La Galerie Thannhauser di Berlino venne sciolta nel dicembre del 193749. All’inizio dell’anno successivo Roemer aprì una galleria a suo nome, specializzata nell’arte tedesca e austriaca dell’Ottocento, che inizialmente si installò all’ultimo indirizzo tedesco dei Thannhauser, Bellevuestrasse 10, e venne poi trasferita in Lützowplatz 12. L’impresa di Roemer subì gravi perdite in seguito al bombardamento aereo nella notte del 22 novembre 1943 e non si riprese mai del tutto prima della morte del proprietario, avvenuta due anni dopo50. Sempre nel 1937 la Galerie Rosengart divenne una società completamente indipendente. I documenti aziendali di Thannhauser e le opere rimaste a Lucerna furono consegnati a Justin su sua richiesta51. Dopo la seconda guerra mondiale Siegfried Rosengart restaurò la galleria con l’aiuto della figlia Angela, che iniziò a lavorare là nel 1948, all’età di sedici anni52.

Intanto a Parigi Justin Thannhauser rinsaldava i suoi rapporti professionali e ne stringeva di nuovi. Nell’ottobre del 1937 venne eletto all’unanimità membro del Syndicat des Éditeurs d’art et Négociants en Tableaux Modernes, l’associazione professionale dei mercanti d’arte53. Tra il 1937 e il 1939 la Galerie Thannhauser organizzò alcune mostre sull’arte moderna francese, anche se meno pubblicizzate che in passato54. Oltre a ciò i Thannhauser continuarono a incrementare la qualità e la portata della loro collezione, acquistando ad esempio Donna dai capelli gialli di Picasso (1931; cat. 44) direttamente dall’artista, che nel 1937 firmò il quadro a casa loro. Un articolo di Heinz Thannhauser rivelò che nel 1938 Justin comperò lettere e disegni a inchiostro inediti di Van Gogh da Jeanne Jouve, figlia del pittore australiano John Peter Russell. Russell aveva studiato con Van Gogh nell’atelier di Fernand Cormon a Parigi nel 1886-1887; i disegni facevano parte della sua corrispondenza con il maestro olandese tra il 1888 e il 189055.

Riguardo ai bronzi di Degas, non era destino che Justin li conservasse tutti nella sua galleria: verso il maggio del 1938 un piccolo gruppo di questi fu trasferito alle Leicester Galleries di Londra56. In giugno Thannhauser prese anche accordi con David Cornelis Röell, direttore dello Stedelijk Museum di Amsterdam, per il trasferimento di circa novanta opere, quasi tutte francesi – compresi quarantuno bronzi di Degas e due arazzi Gobelin Luigi XIV –, depositate nel museo a condizione che alcune di esse fossero disponibili per l’esposizione. Tra le opere collocate allo Stedelijk nel corso dell’anno successivo, sedici giunsero al Guggenheim come parte della collezione Thannhauser, tra cui tre bronzi di Degas (cat. 11-13)57.

Durante la guerra anche il Museum of Modern Art (MoMA) di New York ospitò in via temporanea opere provenienti da collezioni private europee, tra cui diversi prestiti di Justin Thannhauser. Dopo essere stato spedito da Amsterdam a New York nel marzo del 1939 per la mostra organizzata in occasione del decimo anniversario del MoMA, il quadro di Van Gogh Montagne a Saint-Rémy (1889; cat. 20) rimase affidato al museo fino all’aprile del 194158. Nel febbraio del 1939 Thannhauser scrisse al direttore e fondatore del MoMA Alfred H. Barr Jr.: “Ho appena ricevuto la visita di un mio amico che possiede una piccola ma bella collezione e, per motivi di sicurezza, è in contatto con un museo […] Anche voi prendete queste cose per tenerle al sicuro? Mi vengono fatte spesso richieste simili e quindi sono in grado di ottenere in prestito singoli pezzi o anche intere collezioni che potrebbero interessare il museo”59. In questo modo Thannhauser aiutò altri collezionisti a salvaguardare le loro opere durante la guerra.

Nel maggio del 1939 nove opere di Thannhauser furono spedite in Sud America per la mostra itinerante “La Pintura Francesa de David a nuestros días”. Organizzata da René Huyghe, curatore dei dipinti al museo del Louvre, e sponsorizzata dall’Association française d’action artistique (un’organizzazione creata sotto l’egida del ministero degli Affari Esteri per promuovere la cultura francese dopo la prima guerra mondiale), la rassegna comprendeva opere del Louvre e di diciannove piccoli musei francesi. La maggior parte dei prestiti proveniva da collezioni private europee. Nel frattempo, in Europa, la situazione politica era sempre più minacciosa. Nel mese di settembre, in seguito all’invasione tedesca della Polonia e alla dichiarazione di guerra alla Germania da parte della Francia, Huyghe organizzò l’evacuazione dei capolavori del Louvre. Le opere che si trovavano in Sud America non vennero restituite ai prestatori, ma continuarono a viaggiare per tutta la durata della seconda guerra mondiale, e fino al 1946, in diverse città degli Stati Uniti (fig. 17)60. Tra i dipinti di Thannhauser che approdarono in America grazie a questa mostra vi erano Haere Mai di Gauguin (1891; cat. 21), Palazzo Ducale visto da San Giorgio Maggiore di Monet (1908; cat. 14), L’Hermitage a Pontoise di Pissarro (1867 circa) e la Donna con pappagallino di Renoir (1871; cat. 3)61.

Tra la primavera e l’autunno del 1939, lo Stedelijk spedì a New York la maggior parte delle opere di Thannhauser rimaste in deposito. Lo stesso Justin raccomandò al direttore Röell di assicurarsi che le navi adibite al trasporto non fossero tedesche e di apporre sulle opere l’etichetta “For Exhibit” (per l’esposizione)62. Dopo l’invasione tedesca del maggio 1940 i Paesi Bassi non erano più un porto sicuro63.

Il 10 agosto 1939 Justin, Käthe e Michel Thannhauser visitarono Ginevra con l’attore e collezionista hollywoodiano Edward G. Robinson e sua moglie Gladys. La meta principale di questo lungo viaggio era la mostra di dipinti concessi in prestito dal Museo del Prado di Madrid. Tuttavia, i Thannhauser non riuscirono a tornare a Parigi64: il mese successivo Francia e Gran Bretagna dichiararono guerra alla Germania.

Alcuni Cézanne e Van Gogh appartenenti a Thannhauser erano in viaggio verso l’Australia (via Amsterdam e Londra) in vista di una mostra itinerante che si sarebbe inaugurata in agosto. Il Bibémus di Cézanne (1894-1895 circa; cat. 9) fu messo in vendita per 13.800 sterline durante il periodo del prestito, ma tornò nelle mani di Justin65. Altre trattative furono intavolate in occasione della retrospettiva dedicata a Picasso nel 1939-1941 dal titolo “Picasso: Forty Years of His Art”, organizzata dal MoMA e dall’Art Institute of Chicago66. Forse intuendo che la sua galleria parigina avrebbe avuto vita breve, il 30 agosto 1939 Thannhauser pregò Barr di riformulare così il credito dei suoi prestiti nel prossimo catalogo: “anziché ‘Gallery’ solo ‘Mr. J. Thannhauser’”. La sua lettera si concludeva con queste parole: “Speriamo che questi giorni possano condurre il mondo a un lungo periodo di pace”67.

Gauguin, Haere Mai

A più riprese, a partire dall’ottobre del 1939 e nell’anno successivo, le opere della collezione di Justin vengono trasferite a Ginevra68. Non si tratta di un compito facile. In seguito l’interessato spiegherà: “Cercai di farmi spedire i miei quadri, ma non c’era telefono, né telegrafo, solo cartoline postali, che impiegavano sei settimane ad arrivare. E quando davo le indicazioni necessarie al mio vecchio domestico lui mi rispondeva: ‘Cosa intende dire con questo? E con quest’altro?’ Arrivarono solo alcune cose, ma i quadri che conservavo a Berlino non li ho mai più rivisti”69. Nel maggio del 1940 l’esercito tedesco attraversò il confine francese e in giugno occupò Parigi. Due anni dopo, l’unità nazista Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg guidata da Alfred Rosenberg saccheggiò la casa dei Thannhauser e portò in Germania mobili antichi, oggetti d’arte, i libri della vasta biblioteca e vari oggetti personali70.

I Thannhauser ottennero la carta d’identità svizzera nell’autunno del 1940. Secondo i documenti di immigrazione erano rifugiati politici provenienti dalla Germania che intendevano stabilirsi in Uruguay71. Tuttavia, anziché partire per il Sud America, Justin, Käthe e Michel Thannhauser raggiunsero Lisbona e alla vigilia di Natale si imbarcarono sulla Santa Pinto diretti a New York, dove giunsero il 9 gennaio 1941 riunendosi con Heinz, che si trovava già negli Stati Uniti72. All’epoca il figlio maggiore di Justin frequentava l’Università di Harvard grazie a una borsa di studio Sachs; in quello stesso anno Heinz completò la specializzazione in storia dell’arte e ottenne una cattedra alla Tulane University di New Orleans. Gli Stati Uniti entrarono in guerra nel dicembre del 1941 e il giovane si arruolò nell’esercito americano nel febbraio del 1943. Fu ucciso in Italia il 15 agosto 1944, giorno in cui le forze alleate invasero la Francia meridionale73.

Condividere la grande arte

I Thannhauser andarono ad abitare al numero 165 di East Sixty-Second Street (fig. 18) e nel 1946 si trasferirono in una casa più grande al numero 12 di East Sixty-Seventh Street (fig. 19 e vedi fig. 33). Qui, circondato dalle opere della sua collezione, Justin assunse il ruolo di mercante d’arte privato. Il libro degli ospiti della famiglia testimonia le visite di importanti personalità della cultura, della politica e persino della scienza, tra cui il compositore Leonard Bernstein, l’artista Louise Bourgeois, i collezionisti Chester Dale e John D. Rockefeller, Marcel Duchamp, l’attrice Zsa Zsa Gabor, Peggy Guggenheim, l’architetto Philip Johnson e Daniel-Henry Kahnweiler74. Le visite alla collezione Thannhauser impressionarono profondamente Ralph T. Coe, futuro direttore del Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City, che scrisse: “Spero solo che i mercanti d’arte delle generazioni successive mostrino lo stesso interesse di Justin K. Thannhauser nell’educare i giovani e nel condividere con loro la grande arte”75.

Justin pensava di aprire una galleria sulla Fifty-Seventh Street, dove gli ex mercanti d’arte berlinesi Karl Nierendorf e Curt Valentin avevano stabilito la loro sede alla fine degli anni trenta, ma la tragica scomparsa del figlio Heinz, suo “potenziale successore”, lo indusse a rinviare il progetto a tempo indeterminato. Il 12 aprile 1945 partecipò a un’asta pubblica organizzata alle Parke-Bernet Galleries di New York mettendo in vendita centoventinove opere76. Quel giorno il presidente Franklin D. Roosevelt morì e la vendita andò pressoché deserta, tanto che Justin fu costretto a ritirare persino pezzi di altissima qualità77.

Paul Cézanne, Bibémus

Thannhauser proseguì il suo lavoro in veste di supervisore all’organizzazione di varie mostre e mediatore nella vendita di opere d’arte ai musei statunitensi. Nel 1949 Cipressi di Van Gogh (Le cyprès, 1889), un dipinto appartenuto alla galleria Thannhauser dal 1923 al 1931, tornò nelle mani di Justin, che lo vendette al Metropolitan Museum of Art di New York: fu la prima opera del maestro olandese a entrare nelle collezioni del Met78. Nel 1956, per la sua raccolta privata, Justin acquistò opere come Fernande con una mantiglia nera di Picasso (1905 circa; cat. 40) dalla Galleria Walter Feilchenfeldt di Zurigo. Quattro anni dopo visitò Picasso a La Californie, nel sud della Francia, e acquistò Due colombe con le ali spiegate (1960; cat. 48).

Alla fine degli anni quaranta, Justin diede il via a una vasta campagna di richieste di risarcimento o restituzione per tentare di rimediare, per quanto possibile, alle perdite subite durante la guerra79. Alcuni dipinti, abbandonati dai tedeschi in un deposito parigino, gli furono restituiti insieme ai documenti che aveva conservato in una cassaforte della banca Rothschild80. Tuttavia, gli sforzi di Justin per recuperare i beni della sua famiglia dalla residenza parigina non ebbero successo e l’insostituibile archivio della prima galleria di Monaco non è stato mai più rintracciato81. Justin continuò per tutta la vita a crucciarsi per la perdita di quei documenti di vitale importanza. Ancora nel 1969 dichiarava: “Senza temere di essere indiscreti si può affermare che il proprietario o custode degli archivi delle diverse gallerie Thannhauser (di Monaco, Berlino, Lucerna e Parigi) risponde al nome di Adolf Hitler, residenza sconosciuta… Tutti sentiamo quotidianamente la loro mancanza”82. Gli anni di Justin a New York furono segnati da due grandi tragedie: il figlio minore Michel si suicidò nel 1952, mentre Käthe, con cui aveva condiviso la sua vita privata e professionale, scomparve nel 196083.

Due anni dopo sposò Hilde Breitwisch (1919-1991), originaria di Colonia, e nell’ottobre del 1963 annunciò la decisione di lasciare in eredità alla Guggenheim Foundation settantacinque opere accuratamente selezionate dalla sua ampia collezione privata84. La donazione Thannhauser fu estremamente importante per il patrimonio artistico della fondazione. Sotto la direzione di Solomon R. Guggenheim, che aveva dato vita all’istituzione newyorkese nel 1937, il museo aveva acquisito solo alcune opere di fine Ottocento: dipinti di Rousseau, Georges Seurat ed Édouard Vuillard. Nel 1954 l’acquisto del primo Cézanne – Uomo a braccia conserte (1899 circa; fig. 20) – da parte dell’allora direttore James Johnson Sweeney per la non trascurabile somma di novantasettemila dollari aveva suscitato grande scalpore85. Dieci anni dopo, in un colpo solo, la collezione Thannhauser introdusse in quella del museo un ampio gruppo di opere impressioniste, postimpressioniste e moderne, tra cui quattro dipinti di Cézanne (a cui se ne aggiunse un quinto donato da Hilde Thannhauser nel 1991). La donazione di Justin si deve in gran parte al successore di Sweeney, Thomas M. Messer, che negli anni cinquanta viveva non lontano dai Thannhauser sulla East Sixty-Seventh Street86.

Il celebre edificio progettato dall’architetto Frank Lloyd Wright era stato aperto al pubblico solo nel 1959. Lo spazio del Monitor Building – la piccola rotonda, che all’epoca ospitava la biblioteca e gli uffici amministrativi – fu adibito all’esposizione della collezione Thannhauser (vedi fig. 34). Justin curò personalmente vari aspetti della ristrutturazione in vista della mostra inaugurale dell’aprile 1965. Le pareti furono inizialmente coperte da tende drappeggiate e tra i dipinti muniti di cornici classiche vennero collocate piante e sedie87. Gli arredi evocavano per molti versi il carattere intimo della Moderne Galerie di Heinrich Thannhauser.

Dopo aver trascorso a New York ben venticinque anni della sua vita, nel 1971 Justin Thannhauser si ritirò a Berna con Hilde. Morì a Gstaad all’età di ottantaquattro anni, il 26 dicembre 1976; nel 1978 la collezione Thannhauser entrò ufficialmente a far parte del patrimonio del Guggenheim. Nel 1984 Hilde Thannhauser donò al museo due dipinti e nel 1991 gliene lasciò in eredità altri dieci in memoria del defunto marito. Tra le nuove opere arrivate al Guggenheim vi erano Aragosta e gatto di Picasso (1965; cat. 49) – regalo di nozze dell’artista ai Thannhauser con dedica a Justin (fig. 21) – e il disegno del giovane Justin che gioca a carte a Parigi eseguito da Pascin ottant’anni prima (1911). La collezione Thannhauser rappresenta la straordinaria eredità di una famiglia che ha avuto un ruolo chiave nella promozione e diffusione dell’arte d’avanguardia della prima metà del Novecento. Come osservò Justin nel 1963 a proposito del dono alla Guggenheim Foundation, “spero venga apprezzato: è tutta la mia vita”88.


1 Eröffnungs-Ausstellung, brochure della mostra (Monaco, Moderne Galerie, 1909), München 1909; R. Meyer-Riefstahl, introduzione a Impressionisten-Ausstellung, catalogo della mostra (Monaco, Moderne Galerie, 1909), München 1909, s.p. Il presente saggio non si propone di dar conto di ogni allestimento delle gallerie Thannhauser, ma di evidenziare quelli relativi alla collezione Thannhauser del Solomon R. Guggenheim Museum di New York. Per un resoconto – ampio ma non esaustivo – delle mostre organizzate annualmente alla Moderne Galerie, si vedano gli articoli di K.-H. Meissner e M.-A. von Lüttichau e la Dokumentation in Ohne Auftrag: Zur Geschichte des Kunsthandels, München, I, a cura di R. Walser, B. Wittenbrink, Walser u. Wittenbrink, München 1989, pp. 44-57, 116-129, 258-261.

2 Moderne Galerie München, Moderne Galerie, München 1909, pp. 4-5, citato e tradotto in E.D. Bilski, Der “Moderne Galerie” von Heinrich Thannhauser / The “Moderne Galerie” of Heinrich Thannhauser, catalogo della mostra (Monaco, Jüdisches Museum, 30 gennaio – 25 maggio 2008), Edition Minerva, München 2008, pp. 19-20. Bilski offre un resoconto dell’attività di Heinrich Thannhauser come mercante d’arte e del suo programma per la Moderne Galerie. Si veda anche V. Endicott Barnett, The Guggenheim Museum: Justin K. Thannhauser Collection, Solomon R. Guggenheim Foundation, New York 1978. In questa straordinaria ricerca Barnett non ha avuto accesso diretto ai documenti aziendali dei Thannhauser, ma ha potuto avvalersi della testimonianza di Justin K. Thannhauser. Più di recente Matthew Drutt ha delineato la storia dei Thannhauser per il Guggenheim in A Showcase for Modern Art: The Thannhauser Collection, in Thannhauser: The Thannhauser Collection of the Guggenheim Museum, a cura di M. Drutt, Guggenheim Museum, New York 2001, pp. 1-25. Il presente saggio prosegue la ricerca presentata in M. Fontanella, The Thannhauser Legacy, in The Thannhauser Gallery: Marketing Van Gogh, a cura di S. Koldehoff, Ch. Stolwijk, Mercatorfonds, Bruxelles 2017, pp. 18-37.

3 Citato in R.F. Shepard, Collector’s Gift Reflects His Life, in “The New York Times”, 25 ottobre 1963, p. 28. La collezione Thannhauser della Guggenheim Foundation and Museum raccoglie oggi settantatré oggetti, tra cui due probabili errate attribuzioni a Honoré Daumier e Amedeo Modigliani. Il lascito originale di Justin K. Thannhauser, come da accessione formale del Guggenheim nel 1978, conteneva settantacinque pezzi (con i due pannelli di Place Vintimille di Édouard Vuillard, poi conteggiati come due opere distinte). Negli anni ottanta, quattordici opere sono state oggetto di deaccessione. Nel 1984 la vedova di Justin, Hilde, ha donato al Guggenheim due dipinti (Pablo Picasso, Natura morta: fruttiera e brocca, cat. 45; Vincent van Gogh, Paesaggio con la neve, cat. 19). Infine un gruppo di dieci opere è stato acquisito nel 1991 come parte del suo lascito. Chitarra, bicchiere e piatto di frutta sopra un buffet di Georges Braque (cat. 30) non ha alcun legame storico con la famiglia Thannhauser, ma è entrato a far parte della collezione Thannhauser del Guggenheim per scambio, in quanto è stato acquistato con i proventi delle vendite della deaccessione e con il beneplacito di Hilde Thannhauser. Per questo motivo è menzionato nel presente volume.

4 Justin K. Thannhauser a Alfred H. Barr Jr., 19 ottobre 1963, Collectors Records 88, The Museum of Modern Art Archives, New York (da ora in poi MoMA Archives).

5 Sulla stampa la Moderne Kunsthandlung veniva anche chiamata semplicemente “Brakl und Thannhauser”. Dopo il 1909, quando Heinrich Thannhauser si ritirò dall’attività, il nome venne cambiato in Brakls Moderne Kunsthandlung.

6 La mostra del 1908 alla Moderne Kunsthandlung non fu la prima rassegna tedesca dedicata a Van Gogh. Nel settembre-ottobre del 1905, Paul Cassirer ne aveva organizzata un’altra che comprendeva circa cinquantaquattro dipinti dell’artista olandese.

7 Si veda Alexei Jawlensky a Jo van Gogh-Bonger, 28 marzo 1908, tradotto in The Thannhauser Gallery…, cit., p. 104, si vedano anche pp. 40, 108; W. Feilchenfeldt, Vincent van Gogh and Paul Cassirer, Berlin: The Reception of Van Gogh in Germany from 1901 to 1914, Rijksmuseum Vincent van Gogh-Uitgeverij Waanders, Amsterdam-Zwolle 1988 (Cahier Vincent 2), pp. 27-29, 66-67, 146. Lo scrittore Carl Sternheim, fondatore della rivista espressionista “Hyperion”, acquistò il secondo Van Gogh venduto durante la mostra del 1908: Capanne al sole: ricordo del Nord (1890, collezione privata). T.O. Benson, Expressionism in Germany and France: From Van Gogh to Kandinsky, catalogo della mostra (Los Angeles County Museum of Art, 8 giugno – 14 settembre 2014), Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles 2014.

8 Moderne Galerie, Eröffnungs-Ausstellung, s.p.; “Frankfurter Zeitung”, 23 novembre 1909, citato in Moderne Galerie München, cit., p. 41. L’allestimento degli interni della Moderne Galerie fu realizzato dall’architetto Paul Wenz dello studio Heilmann & Littmann di Monaco. L’atrio al piano terra, illuminato dalla luce naturale, misurava circa duecentocinquanta metri quadrati. Un ascensore privato conduceva i visitatori al terzo piano, dove si aprivano nove diversi ambienti “domestici”: la sala da musica, il soggiorno, la sala da pranzo, lo studio e così via. Le foto degli interni e il progetto architettonico della Moderne Galerie sono riprodotti nel catalogo inaugurale del 1909, Moderne Galerie München, cit., pp. 11-13, 68.

9 U.-B., München, in “Der Cicerone”, n. 22 (1909), p. 707.

10 Emily D. Bilski argomenta in maniera convincente la tesi secondo la quale Heinrich Thannhauser, pur fornendo loro la sede, non sempre appoggiava incondizionatamente gli artisti che esponevano nella sua galleria. E.D. Bilski, Creating a Platform for Artists: Heinrich Thannhauser and the Moderne Galerie, in The Great Upheaval: Modern Art from the Guggenheim Collection, 1910-1918, catalogo della mostra, a cura di T. Bashkoff, M. Fontanella (Solomon R. Guggenheim Museum, 4 febbraio – 1 giugno 2011), Solomon R. Guggenheim Foundation, New York 2011, pp. 64-69.

11 Conversazione di Justin K. Thannhauser con Daniel Catton Rich, in Notes on his own biography, s.d., p. 3, Daniel Catton Rich papers, M0014, Solomon R. Guggenheim Museum Archives, New York (da ora in poi SRGM Archives). Il racconto di Thannhauser nelle Notes è in terza persona. La corrispondenza tra Franz Marc e Heinrich è tra i materiali perduti durante la seconda guerra mondiale.

12 Per ulteriori notizie sull’importante mostra del Blaue Reiter, si veda ad esempio B. Altshuler, The Avant-Garde in Exhibition: New Art in the 20th Century, University of California Press, Berkeley-Los Angeles 1998, pp. 42-59. Oltre a documentare la mostra, che si svolse dal 18 dicembre 1911 al 3 gennaio 1912, le fotografie dell’artista Gabriele Münter forniscono un supporto visivo fondamentale sulle sale al terzo piano della Moderne Galerie. Inizialmente Kandinskij e Marc unirono le forze per produrre una rivista, ma “Der Blaue Reiter Almanac” apparve solo nel 1912.

13 Vasilij Kandinskij, in Franz Marc im Urteil seiner Zeit: Einführung und erläuternde Texts von Klaus Lankheit, a cura di K. Lankheit, DuMont Schauberg, Köln 1960, p. 46, citato e tradotto in E.D. Bilski, Creating a Platform for Artists…, cit., p. 64.

14 “Münchner Neueste Nachrichten”, 31 ottobre 1912, citato e tradotto in E.D. Bilski, Creating a Platform for Artists…, cit., p. 68.

15 Arthur B. Davies, Walt Kuhn e Walter Pach si recarono in Europa alla fine del 1912 e furono in contatto con la Moderne Galerie durante la preparazione della lista di opere per l’Armory Show del 1913. Walt Kuhn, Kuhn family papers e Armory Show records, 1859-1984, bulk 1900-1949, box 1, folders 27, 81, Archives of American Art, Smithsonian Institution (da ora in poi AAA); International Exhibition of Modern Art, catalogo della mostra, Association of Painters and Sculptors, New York 1913. L’archivio AAA conserva l’Aufstellung (elenco) delle diciannove opere della Moderne Galerie Heinrich Thannhauser esposte in mostra (fascicolo 27). Non tutti i prestiti di Thannhauser erano presenti a Chicago e Boston. In un secondo tempo Justin Thannhauser dichiarò di aver prestato circa ventotto opere all’Armory Show. J.K. Thannhauser, D. Catton Rich, Notes on his own biography, cit., p. 3. Sedi e date dell’Armory Show, “International Exhibition of Modern Art”: New York, Armory of the 69th Infantry, 17 febbraio – 15 marzo 1913; Chicago, Art Institute of Chicago, 24 marzo – 16 aprile 1913; Boston, Copley Hall, 28 aprile – 19 maggio 1913.

16 Lagerbuch II, inv. n. 1353, A077-XIX-02, A077 Galerien Thannhauser Archive, Zentralarchiv für deutsche und internationale Kunstmarktforschung, Colonia (da ora in poi Thannhauser Archive, ZADIK). Il dipinto era in consegna presso la galleria Thannhauser dal gennaio del 1927 e fu esposto fino a metà febbraio in occasione della “Sonderausstellung” organizzata dalle Galerien Thannhauser di Berlino.

17 Daniel-Henry Kahnweiler, che nel dicembre del 1912 aveva firmato un contratto con Pablo Picasso, spedì a Monaco ventinove quadri e un gruppo di acqueforti dalla sua galleria parigina per la mostra della Moderne Galerie Heinrich Thannhauser allestita nel febbraio del 1913. Altri prestiti vennero da collezionisti privati e mercanti d’arte tedeschi.

18 Lovis Corinth, Ritratto del mercante d’arte Heinrich Thannhauser, 1918, Fort Worth, Kimbell Art Museum (donato da Justin Thannhauser alla cugina di secondo grado Gertrude [Trudi] Thannhauser Beyer, Webster, NY, nel 1972); Max Liebermann, Heinrich Thannhauser, 1916-1918, Berna, Kunstmuseum, dono, Hilde Thannhauser, Berna (donato dopo la morte di Hilde nel 1991). Durante la guerra tutti e tre i ritratti di Heinrich Thannhauser arrivarono sani e salvi a New York, dove risiedeva Justin Thannhauser. Nei taccuini e negli inventari stilati da Justin nel dopoguerra i dipinti di Corinth e Liebermann sono datati 1916 (si vedano i nn. 40017 e 40123). Nel 1960 invece Justin disse che furono eseguiti contemporaneamente nel 1918. Lovis Corinth, Das Portrait, catalogo della mostra (Karlsruhe, Badischer Kunstverein, 4 giugno – 3 settembre 1967), Karlsruhe 1967, n. 62.

19 Si veda J.K. Thannhauser, D. Catton Rich, Notes on his own biography, cit., p. 1; Lebenslauf Justin K. Thannhauser, s.d., Entschädigungsakte Justin K. Thannhauser Regnr. 170544, documento M11, Landesamt für Bürger- und Ordnungsangelegenheiten/ Entschädigungsbehörde, Berlino (da ora in poi LABO).

20 Justin K. Thannhauser a Thomas M. Messer, 5 settembre 1974, copia in SRGM, file curatoriale 60.1583 (Henri Rousseau, I giocatori di football).

21 Ibid. Thannhauser vendette il dipinto a Wilhelm Uhde per la collezione di Edwin Suermondt.

22 W. Hausenstein, introduzione a Katalog der Modernen Galerie Heinrich Thannhauser München, Moderne Galerie, München 1916, p. vii.

23 Moderne Galerie Heinrich Thannhauser München: Nachtragswerk III zur grossen Katalogausgabe 1916, Moderne Galerie, München 1918, pp. 19, 119.

24 Matthew Drutt sottolinea che già nel 1911 era stata ventilata l’idea di una filiale a Colonia, ma ciò non è stato dimostrato. Si veda M. Drutt, A Showcase for Modern Art…, cit., pp. 10-11 e 23 nn. 38-39.

25 E. Beaucamp, The Rosengart Collection, Lucerne, in The Rosengart Collection, a cura di A. Rosengart, Prestel, München 2002, p. 13; A. Rosengart, A Life as an Art Dealer: Siegfried Rosengart, in ibid., pp. 17-20; J.K. Thannhauser, D. Catton Rich, Notes on his own biography, cit., p. 2. La Cone Collection venne donata al Baltimore Museum of Art nel 1949. K. Levitov, M. Klein, Collecting Matisse and Modern Masters: The Cone Sisters of Baltimore, catalogo della mostra (New York, Jewish Museum, 6 maggio – 25 settembre 2011), Jewish Museum New York 2011.

26 Si veda la biografia di Paul Roemer per la Reichskammer der bildenden Künste, 17 settembre 1936, A Rep. 243-04, n. 7287, Landesarchiv Berlin. La collaborazione di lunga data tra Roemer e Heinrich Thannhauser è dimostrata dalla corrispondenza relativa ai prestiti della Moderne Galerie per l’Armory Show del 1913 a New York. Cfr. le lettere del 1912 indirizzate a “Herr Römer”, Walt Kuhn family papers e Armory Show records, box 1, folder 27, AAA.

27 Si veda Lagerbuch I, inv. n. 715, “Courbet, Segelboote am Meeresufer,” A077-XIX-01, Thannhauser Archive, ZADIK. Bruno Levi non sembra essere coinvolto nelle operazioni quotidiane. Riguardo alla conclusione del rapporto d’affari, si veda la “Bestaetigung” firmata da Bruno Levi e Justin K. Thannhauser, 4 novembre 1961, Thannhauser Business Correspondence General, A077-IV-002-39, Thannhauser Archive, ZADIK. Iniziative comuni con terzi sono riportate nel Lagerbuch I e nel Lagerbuch II.

28 J. Meier-Graefe, Die Franzosen in Berlin, in “Der Cicerone”, 19, n. 2 (1927), p. 43.

29 W. Tschuppik, Thannhauser verlässt München, “Münchner Sonntags-Anzeiger”, suppl. a “Süddeutsche Sonntagspost”, 23 settembre 1928, p. 1, citato e tradotto in E.D. Bilski, Der “Moderne Galerie” von Heinrich Thannhauser…, cit., p. 34.

30 E.D. Bilski, Der “Moderne Galerie” von Heinrich Thannhauser…, cit., pp. 34-35; Bayerisches Hauptstaatsarchiv, Bericht des Regierungspräsidiums von Oberbayern vom 3.3.1928, n. 4062, citato in ibid., p. 35.

31 Justin Thannhauser comunicò alle autorità tedesche che Heinrich si era recato in vacanza in Svizzera, mentre forse stava lasciando il paese. Justin K. Thannhauser all’Amtsgericht Starnberg bei München, 4 febbraio 1936, Nachlassakt Heinrich Thannhauser, Amtsgericht Starnberg NR 1935/188, Staatsarchiv München.

32 A. Rosengart, A Life as an Art Dealer…, cit., p. 19; Angela Rosengart a Megan Fontanella, 28 novembre 2017.

33 I Girasoli di Vincent van Gogh (Les tournesols, 1887, F375, JH1329), ad esempio, entrarono nell’inventario Thannhauser il primo ottobre 1928; la proprietà dell’opera era per metà di E. Richard Bühler di Winterthur. Justin Thannhauser conservò il dipinto per quasi vent’anni prima di assumerne il pieno possesso nel 1947, in cambio della rinuncia alla propria quota di proprietà di un quadro di Honoré Daumier, anch’esso in comproprietà con Bühler. All’incirca nello stesso periodo Siegfried Rosengart acquistò da Thannhauser la sua quota dei Girasoli. Il dipinto fu venduto nel 1949 al Metropolitan Museum of Art di New York. Lagerbuch II, inv. nn. 1295, 1296, e Lagerkartei New York, nn. 1001, 1002, 1031, A077-XIX-0012, Thannhauser Archive, ZADIK.

34 Si vedano le Kundenkartei (schede clienti), A077-XIX-13, Thannhauser Archive, ZADIK. Queste schede riportavano il nome di chi aveva incontrato il cliente e la sigla di Roemer, Thannhauser o Rosengart – talvolta anche di tutti e tre – nell’angolo in basso a destra: “Roe.” (Paul Roemer), “J.Th.”. (Justin Thannhauser) e “Rgt. (Siegfried Rosengart). Anche la scrittura della moglie di Rosengart, Sybil (nata Müller, 1893-1968), compare in diversi documenti, così come quella di Bertha Moreau-Nachtigall, una parente di Thannhauser che negli anni trenta lavorò per la filiale di Berlino e per quella di Lucerna. Conversazioni e corrispondenza tra l’autrice e Angela Rosengart, Lucerna, settembre 2007, agosto 2013 e novembre 2017. Justin Thannhauser parla del ruolo di collaboratrice della prima moglie Käthe nei documenti LABO del dopoguerra. La moglie di Heinrich Thannhauser, Charlotte (nata Nachtigall, 1870-1910), morì in giovane età e non sembra aver avuto un ruolo significativo nella galleria.

35 Fattura di Wildenstein and Co., New York, alla Galerie Thannhauser, Berlino, 15 febbraio 1928 (da pagare entro il 15 luglio 1928); Lagerbuch II, inv. n. 1254, Thannhauser Archive, ZADIK.

36 Lagerbuch II, inv. nn. 1356-1413, Thannhauser Archive, ZADIK. Nel Lagerbuch alcuni bronzi vengono indicati come parte dell’inventario della Galerie Thannhauser di Berlino nel novembre del 1929; altri risultano venduti a terzi, altri ancora furono consegnati a Justin Thannhauser alla fine degli anni trenta.

37 J.K. Thannhauser, D. Catton Rich, Notes on his own biography, cit., p. 3.

38 Galerie Thannhauser, Berlino, a Albert C. Barnes, Filadelfia, 27 maggio 1932, segnala che il nuovo indirizzo berlinese della galleria è Tiergartenstrasse 1, Presidents’ Files, Albert C. Barnes Correspondence, AR.ACB.1932.181, Barnes Foundation Archives, Merion, Pennsylvania (da ora in poi Barnes Archives).

39 Justin K. Thannhauser a Daniel Catton Rich, 8 marzo 1974, SRGM Archives.

40 Si veda, in particolare, Siegfried Rosengart, Lucerna, a Wilhelm Wartmann, Zurigo, 10 novembre 1932, e Galerie Thannhauser, Lucerna, a Kunsthaus Zürich, 30 novembre 1932, Archiv 10.30.30.61, Korrespondenz Ausstellung Händler, 01.01.1932–31.12.1932, Archivi Kunsthaus Zürich.

41 Degas: Exposición, catalogo della mostra, Galería Müller, Buenos Aires 1934. Si veda anche la scheda clienti “Galeria Mueller”, Thannhauser Archive, ZADIK. All’inizio del 1934, tramite Müller, Justin Thannhauser aveva anche organizzato la vendita di Le Moulin de la Galette di Van Gogh (1887 circa, F348, JH1182) al Museo Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires. Il quadro era stato acquistato dalle Galerien Thannhauser il 5 dicembre 1927. Lagerbuch II, inv. n. 1189, Thannhauser Archive, ZADIK.

42 F.C. Müller, introduzione a Picasso, catalogo della mostra, Galería Müller, Buenos Aires 1934, s.p.; il Musée Picasso di Parigi conserva alcuni ritagli di giornali sudamericani dell’epoca (spediti da Müller a Siegfried Rosengart). Diversi Picasso esposti nella mostra del 1934 rimasero nelle mani di Justin Thannhauser per tutta la durata della seconda guerra mondiale, anche se oggi solo cinque fanno parte della collezione del Guggenheim: cat. 37 e 39.

43 Il 3 ottobre 1935, sul modulo che dovette compilare per registrarsi come mercante d’arte, Justin Thannhauser indicò il 28 maggio 1933 come data in cui aveva stabilito il suo domicilio in Francia e scrisse che abitava in place des Pyramides 2, a Parigi. Thannhauser Business Correspondence Europe, A077-IV-01-25, Thannhauser Archive, ZADIK. Riguardo all’immigrazione dei Thannhauser, si vedano in particolare Entschädigungsakte Justin K. Thannhauser Regnr. 170544, LABO. Thannhauser pagò la Reichsfluchtsteuer (la tassa per lasciare il paese imposta agli ebrei) nel settembre del 1936.

44 Justin K. Thannhauser a Albert C. Barnes, 17 novembre 1936, p. 2, Presidents’ Files, Albert C. Barnes Correspondence, AR.ABC.1936.740, Barnes Archives.

45 Il 24 novembre 1937, Justin Thannhauser presentò al Registre du Commerce i documenti necessari per il cambio di indirizzo della sua attività, che dal 25 maggio 1937 si era trasferita al numero 35 di rue de Miromesnil, dove Justin viveva e lavorava, come da lui stesso confermato nella richiesta. Thannhauser Business Correspondence Europe, Thannhauser Archive, ZADIK.

46 Si veda in particolare Entschädigungsakte Justin K. Thannhauser Regnr. 170544, documents D44–D50, LABO, Lagerbuch I e Lagerbuch II, Thannhauser Archive, ZADIK. I libri inventari di Thannhauser registrano il trasferimento di varie opere presso Justin K. Thannhauser a Parigi nel marzo del 1937. Altre vengono trasferite tra maggio e dicembre del 1937, per tutto il 1938 e nel giugno del 1939.

47 Le opere in deposito erano perlopiù costituite da lavori su carta di artisti francesi, alcuni bronzi, dipinti a olio e un gruppo di disegni di artisti austriaci e tedeschi. Thannhauser pagava il costo del deposito. Si veda in particolare Rep. 36A, n. 37968, Brandenburgisches Landeshauptarchiv, Potsdam (da ora in poi BLHA), e Entschädigungsakte Justin K. Thannhauser Regnr. 170544, LABO. Ringrazio Laurie A. Stein per aver condiviso la documentazione del BLHA.

48 Il 30 giugno 1937 il ministro della Propaganda Joseph Goebbels incaricò una commissione guidata dal pittore realista Adolf Ziegler – l’artista preferito di Hitler – di sequestrare ai musei statali, provinciali e comunali tedeschi gli esempi di arte “degenerata” prodotti a partire dal 1910. Oltre seicentocinquanta opere confiscate furono raccolte nella mostra “Entartete Kunst” (Arte degenerata), inaugurata a Monaco il 19 luglio 1937, che negli anni successivi (fino al 1941) fece tappa a Berlino, Lipsia, Düsseldorf, Salisburgo, Amburgo, Stettino (ora Szczecin), Weimar, Vienna, Francoforte sul Meno, Chemnitz, Waldenburg in Slesia (ora Wałbrzych) e Halle. Le confische e le successive vendite sono ben documentate in “Degenerate Art”: The Fate of the Avant-Garde in Nazi Germany, catalogo della mostra (Los Angeles County Museum of Art, 17 febbraio – 12 maggio 1991; Chicago, Art Institute, 22 giugno – 8 settembre 1991), a cura di S. Barron, Los Angeles County Museum of Art-Harry N. Abrams, Los Angeles-New York 1991.

49 Galerie Thannhauser Handelsregister, n. HR A 73 588, Amtsgericht Charlottenburg, Berlin; “Lebenslauf Justin K. Thannhauser,” s.d., LABO. Ringrazio Laurie A. Stein per aver condiviso la documentazione dell’Handelsregister.

50 Alla morte di Roemer, nel 1945, la moglie Gertrud (nata Lehmann) e la figlia presero in mano le redini dell’attività e la gestirono fino al 1949. A Rep. 243–04, n. 7287, Landesarchiv Berlin; Handelsregister 63 HRA 96 254, Amtsgericht Charlottenburg, Berlino.

51 Conversazione con Angela Rosengart, 2007.

52 Nel 1957 Angela Rosengart divenne socia e co-direttrice della galleria. Nel 2002 ha istituito il museo della collezione Rosengart a Lucerna.

53 Il segretario del presidente del Syndicat des Éditeurs d’Art et Négociants en Tableaux Modernes a Justin K. Thannhauser, 14 ottobre 1937, Thannhauser Archive, ZADIK.

54 Modern and Other French Paintings, Drawings, Prints, Bronzes: Property of J. K. Thannhauser New York, Parke-Bernet Galleries, New York, 12 aprile 1945. Diverse schede di questo catalogo d’asta fanno riferimento a mostre non meglio specificate svoltesi alla “Galerie Thannhauser, Paris” nel 1937, 1938 e 1939. Il Thannhauser Archive, ZADIK, conserva un biglietto da visita per la galleria parigina con il nome “Thannhauser” stampato a grandi caratteri al centro e la dicitura “Maison d’Art” sul margine sinistro in basso.

55 H. [Heinz] Thannhauser, Van Gogh and John Russell: Some Unknown Letters and Drawings, in “The Burlington Magazine for Connoisseurs”, 73, n. 426 (settembre 1938), pp. 94-99, 102-104; e taccuino Parigi, A077-XIX-004, Thannhauser Archive, ZADIK. Si veda anche C. Ives, S.A. Stein, S. van Heugten, M. Vellekoop, Vincent van Gogh: The Drawings, catalogo della mostra (Amsterdam, Rijksmuseum Vincent van Gogh, 1 luglio – 18 settembre 2005; New York, The Metropolitan Museum of Art, 12 ottobre – 31 dicembre 2005), The Metropolitan Museum of Art-Yale University Press, New York-New Haven 2005, p. 273. Nell’estate del 1888 Russell ebbe da Van Gogh circa dodici disegni da quadri recenti.

56 Si vedano le annotazioni di “im Auftrag J.T. an Leicester” del 18 maggio 1938, in Lagerbuch I e Lagerbuch II, Thannhauser Archive, ZADIK; J.S. Czestochowski, Degas’s Sculptures Re-examined: The Marketing of a Private Pursuit, in J.S. Czestochowski, A. Pingeot, Degas Sculptures: Catalogue Raisonné of the Bronzes, Torch Press and International Arts, Memphis (Tenn.) 2002, p. 25, n. 38.

57 Si veda in particolare Justin K. Thannhauser, Parigi, al Gemeentemuseum [Stedelijk Museum], Amsterdam, 23 maggio e 2 giugno 1938, inv. n. 281, Archivi Stedelijk Museum. Una quindicina di dipinti del lascito originale di Justin K. Thannhauser al Guggenheim Museum (ratificato nel 1978) e l’opera acquisita grazie al lascito di Hilde Thannhauser nel 1991 facevano parte del gruppo di opere conservate allo Stedelijk dalla primavera del 1938. Si vedano cat. 1-4, 7, 11-14, 20.

58 Lagerbuch II, inv. n. 1353, Thannhauser Archive, ZADIK; corrispondenza tra Justin K. Thannhauser, Parigi, e il Gemeentemuseum [Stedelijk Museum], Amsterdam, Archivi Stedelijk Museum, in particolare inv. nn. 147, 331, 711, 3092; Registration Records Exhibition #85, MoMA Archives; Loan Card 39.251, Registration Department, MoMA. Montagne a Saint-Rémy fu esposto al MoMA in occasione della mostra “Art in Our Time” (10 maggio – 30 settembre 1939).

59 Justin K. Thannhauser, Parigi, a Alfred H. Barr Jr., New York, 8 febbraio 1939, Registration Records Exhibition #85, MoMA Archives.

60 N.H. Yeide, The Spirit of France: The 1940-46 Exhibition of French Art in the United States, in “The Burlington Magazine”, 154, n. 1313 (agosto 2012), pp. 564-569. Dopo il suo viaggio al di là dell’Atlantico, Justin si adoperò per agevolare la restituzione o, previa approvazione del cliente, la vendita di particolari opere prestate alla mostra da privati. Tra i prestatori rappresentati da Justin nelle vendite americane del dopoguerra figura la berlinese Charlotte Fürstenberg-Cassirer (poi a Johannesburg). Dal 1948 al 1969, nove delle quindici opere da lei prestate alla mostra del governo francese vennero vendute tramite Thannhauser; le altre le furono restituite.

61 Elenco delle spedizioni, Amsterdam, 3 maggio 1939, inv. n. 3066, Archivi Stedelijk Museum; ricevuta Michaux e Guérin, Parigi, maggio 1939, A077-IV-19, Thannhauser Archive, ZADIK.

62 Archivi Stedelijk Museum, in particolare inv. nn. 2126, 3066. Si veda anche Justin K. Thannhauser a David Cornelis Röell, 16 aprile 1939, Archivi Stedelijk Museum, accessione n. 30041, citato in The Stedelijk Museum and the Second World War, catalogo della mostra, a cura di G. Langfeld, M. Schavemaker, M. Soeting (Amsterdam, Stedelijk Museum, 27 febbraio – 31 maggio 2015), Uitgeverij Bas Lubberhuizen-Stedelijk Museum, Amsterdam 2015, p. 97.

63 L.H. Nicholas, The Rape of Europa: The Fate of Europe’s Treasures in the Third Reich and the Second World War, Alfred A. Knopf, New York 1994, pp. 53-54. Nel settembre del 1939 la collezione dello Stedelijk (insieme ad altre opere di Thannhauser) fu sistemata su alcune chiatte in un canale vicino ad Alkmaar e venne trasferita in un rifugio antiaereo sulle dune di Castricum a maggio.

64 Bequests: Redressing a Spiral Showcase, in “Time”, 7 maggio 1965, p. 86.

65 E. Chanin, S. Miller, Degenerates and Perverts: The 1939 Herald Exhibition of French and British Contemporary Art, Miegunyah Press, Melbourne 2005, n. 24. Sedi e date della mostra “Exhibition of French and British Contemporary Art”: Adelaide, National Art Gallery of South Australia, 21 agosto – 17 settembre 1939; Melbourne, Lower Town Hall, 16 ottobre – 1 novembre 1939; Sydney, David Jones’s Art Gallery, 20 novembre – 16 dicembre 1939.

66 Il MoMA incaricò R. Lérondelle di raccogliere, imballare e trasportare cinque Picasso di Thannhauser da Parigi a New York nel mese di novembre, mentre Justin era assente. Registration Records Exhibition n. 91, MoMA Archives. Sedi e date della mostra “Picasso: Forty Years of His Art”: New York, The Museum of Modern Art, 15 novembre 1939 – 7 gennaio 1940; Art Institute of Chicago, 1 febbraio – 3 marzo 1940; City Art Museum of St. Louis (oggi Saint Louis Art Museum), 16 marzo – 14 aprile 1940; Boston, Institute of Modern Art (oggi Institute of Contemporary Art), presentata al Museum of Fine Arts, 27 aprile – 25 maggio 1940; San Francisco Museum of Art (oggi San Francisco Museum of Modern Art), 25 giugno – 25 luglio 1940; Cincinnati Art Museum, 28 settembre – 27 ottobre 1940; Cleveland Museum of Art, 7 novembre – 8 dicembre 1940; New Orleans, Isaac Delgado Museum (oggi New Orleans Museum of Art), 20 dicembre 1940 – 17 gennaio 1941; Minneapolis Institute of Art, 1 febbraio – 2 marzo 1941; Pittsburgh, Carnegie Institute (oggi Carnegie Museum of Art), 15 marzo – 13 aprile 1941. La mostra comprendeva le seguenti opere (oggi parte della collezione Guggenheim): Le Moulin de la Galette (cat. 37); Donna che stira; Donna dai capelli gialli (cat. 44); Testa femminile (Dora Maar). Natura morta: fruttiera e brocca (cat. 45) fu esposto solo a New York e Chicago. La mostra riprese il tour nel novembre del 1941, facendo altre tredici tappe fino all’aprile del 1943, in una versione ridotta rispetto all’originale. Le opere del Guggenheim sopra elencate furono escluse da questo secondo tour.

67 Justin K. Thannhauser, Hôtel de Champéry, Valais, a Alfred H. Barr Jr., New York, 30 agosto 1939, ibid.

68 Lagerbuch I e Lagerbuch II, Thannhauser Archive, ZADIK. La destinazione “Montana” indicata negli appunti relativi a più di sessanta opere che vi sarebbero state inviate nel maggio del 1940 può in realtà riferirsi alla città di Ginevra, dal momento che quella primavera Justin ha usato la carta intestata dell’Hôtel Régina di Ginevra, con l’indirizzo Montana-Vermala, Chalet Silène.

69 Citato in S. Hammond, Close-Up: Justin K. Thannhauser, Art Collector, in “New York Post”, 29 marzo 1964, p. 2.

70 J.K. Thannhauser, D. Catton Rich, Notes on his own biography, cit., p. 3; Groupe Français du Conseil de Contrôle, Division des Réparations et Restitutions, Répertoire des biens spoliés en France durant la guerre 1939-1945, Paris 1947; Récupération Artistique Justin K. Thannhauser, Ministère des affaires étrangères, Paris (da ora in poi MAE); WB Ia 6187, Staatsarchiv München. Durante l’occupazione tedesca alcuni vicini di casa parigini scrissero ai Thannhauser a New York che i nazisti erano arrivati con i camion e avevano svuotato la loro casa. S. Hammond, Close-Up: Justin K. Thannhauser…, cit., p. 2.

71 In questo periodo, Justin Thannhauser si separò da un dipinto di Julius Seyler – forse in cambio di documenti o in segno di gratitudine – che faceva parte del fondo della galleria fin dal 1919. Crevettenfischer di Seyler venne registrato nel Lagerbuch I con il numero di inventario 363 il 9 dicembre 1919; ne uscì il 27 settembre 1940 con la scritta “im Auftrag J.T. [Justin Thannhauser] an Mr. Hector Colombo Genf., Cons. Général d’Uruguay”. Hector L. Colombo, console della Repubblica dell’Uruguay in Svizzera, era il funzionario che firmò le pratiche di immigrazione della famiglia Thannhauser nell’ottobre del 1940. Cfr. anche Lagerbuch I, inv. nn. 483-85, 488, e Thannhauser Private Papers, A077-V-04-05, Thannhauser Archive, ZADIK; G. Herzog, Thannhauser: Händler, Sammler, Stifter, in Thannhauser: Händler, Sammler, Stifter, numero speciale di “Sediment: Mitteilungen zur Geschichte des Kunsthandels”, 11 (2006), p. 25. Ringrazio Günter Herzog per aver segnalato questi trasferimenti.

72 Käthe e Justin Thannhauser vennero naturalizzati cittadini americani rispettivamente il 3 e il 17 giugno 1946. Thannhauser Private Papers, Thannhauser Archive, ZADIK.

73 Il sergente Heinz H. Thannhauser morì mentre svolgeva le mansioni di operatore radio su un Martin B-26C Marauder (#42-107711) dell’aviazione statunitense schiantatosi sul monte Azza, in Italia, poco dopo il decollo. Thannhauser è stato insignito del Purple Heart alla memoria. Si veda anche H.R.H., Heinz H. Thannhauser, in “College Art Journal”, 4, n. 2 (gennaio 1945), p. 108.

74 Thannhauser Gästebuch New York, 1942-1970 circa, A077-VII-01, Thannhauser Archive, ZADIK.

75 Ralph T. Coe a Vivian Endicott Barnett, New York, 29 agosto 1977, SRGM Archives.

76 Justin K. Thannhauser alle Parke-Bernet Galleries, 15 febbraio 1945, in Modern and Other French Paintings, Drawings, Prints, Bronzes: Property of J. K. Thannhauser New York, s.p.

77 Dr. Fritz Neugass, Niemals in die Keller verbannt. Leihgaben aus der Thannhauser- Stiftung im Guggenheim-Museum, in “New Yorker Staatszeitung und Herold”, 30 maggio 1965, p. 4C; G. Herzog Thannhauser: Händler…, cit., p. 26.

78 Lagerbuch I, inv. n. 710, e Lagerkartei New York, n. 2394, Thannhauser Archive, ZADIK.

79 Thannhauser registrò presso le autorità francesi gli oggetti d’arte e gli arredi antichi saccheggiati dai nazisti e chiese al governo della Germania occidentale il risarcimento delle spese legate ai ripetuti trasferimenti della sua famiglia (in Francia, Svizzera, Portogallo e infine negli Stati Uniti), e quello dei beni distrutti a Berlino. Entschädigungsakte Justin K. Thannhauser Regnr. 170544, LABO; Rep. 36A, nn. 37968, D945, BLHA; WB Ia 6187, Staatsarchiv München.

80 Si veda Récupération Artistique Justin K. Thannhauser, MAE; E.W. Kornfeld, Die Galerie Thannhauser und Justin K. Thannhauser als Sammler, in Sammlung Justin Thannhauser, catalogo della mostra, a cura di J. Glaesemer, B. Studer (Berna, Kunstmuseum, 8 giugno – 16 settembre 1978), Kunstmuseum, Bern 1978, p. 16.

81 J.K. Thannhauser, D. Catton Rich, Notes on his own biography, cit., p. 3. Secondo Justin K. Thannhauser, “Le opere d’arte, rubate dai tedeschi in epoca hitleriana, sia in Germania sia a Parigi, non sono mai tornate alla luce […] (Comprese intere biblioteche, vecchi mobili e tappeti e gobelin, collezioni cinesi e altri vecchi oggetti d’arte, strumenti musicali [ecc.])”.

82 Justin K. Thannhauser a Walther Halvorsen, 9 aprile 1953, con replica di Halvorsen, 10 giugno 1953, Thannhauser Business Correspondence, New York, A077-IV-02-29, Thannhauser Archive, ZADIK; Justin K. Thannhauser a A. Tellegen, 14 maggio 1969, fascicolo del Van Gogh Museum, Rijksbureau voor Kunsthistorische Documentatie (RKD), L’Aia, courtesy Monique Hageman, Van Gogh Museum, Amsterdam, agosto 2014. Nella sua lettera a Daniel Catton Rich dell’8 marzo 1974, Thannhauser scrive: “Dopo che Hitler ha causato la fine della nostra attività espositiva diretta, negli anni trenta, […] i nazisti ci hanno portato via anche tutti i libri, centinaia di cataloghi, la corrispondenza ecc. […] e infine, durante la guerra, anche tutto ciò che si trovava nella nostra casa parigina, ‘naturalmente’”. Thannhauser ha condiviso con Rich informazioni riguardanti le gallerie Thannhauser, la provenienza e la storia espositiva delle opere della collezione in note (dicembre 1972) e conversazioni (marzo 1975) conservate tra i Rich Papers, M0014, SRGM Archives. Si veda anche V. Endicott Barnett, The Guggenheim Museum…, cit. Altri documenti sono stati consegnati allo ZADIK nel 2005.

83 Secondo Justin Thannhauser, la malattia mentale di Michel era evidente fin dal loro arrivo negli Stati Uniti, a Ellis Island, nel 1941. In seguito venne ricoverato diverse volte finché nel 1952 si tolse la vita. Entschädigungsakte Justin K. Thannhauser Regnr. 170544, document D58, LABO.

84 R.F. Shepard, Collector’s Gift…, cit., p. 28. Per saperne di più sulla collezione Thannhauser e sulla sua relazione con le opere moderne del Guggenheim, si veda M. Fontanella, Modern in the Best Sense: Six Pioneering Collectors, in Visionaries: Creating a Modern Guggenheim, catalogo della mostra, a cura di M. Fontanella (New York, Solomon R. Guggenheim Museum, 10 febbraio – 6 settembre 2017), Guggenheim Museum, New York 2017, pp. 16-47, 207-301.

85 Materialsammlung Cézanne, A077-VIII-2-48, Thannhauser Archive, ZADIK; New Cézanne, in “Time”, 29 marzo 1954, p. 74.

86 Intervista a Thomas M. Messer, ottobre 1994 – gennaio 1995, AAA.

87 L’ala Thannhauser fu inaugurata nell’aprile del 1965 con la mostra di un centinaio di opere prestate dalla Thannhauser Foundation. L’esposizione era corredata da una dichiarazione che indicava come Justin desiderasse “creare un senso di intimità grazie al quale lo spazio pubblico della galleria sarebbe stato permeato almeno in parte dal fascino della sua casa. Di conseguenza, gli arredi e la presentazione stessa delle opere riflettono il progetto e le scelte del signor Thannhauser”. Wall Lists, registration files, SRGM Archives. Si veda anche, ad esempio, Justin K. Thannhauser, note sulla carta intestate dello Stanhope, New York, 1965-1976 circa, e H.H. Arnason a Harry F. Guggenheim, 10 marzo 1965, Thomas M. Messer Records, A0007, box 4185, folders 6, 11, SRGM Archives. Il Monitor Building venne ribattezzato con il nome dei Thannhauser nel 1989.

88 Citato in R.F. Shepard, Collector’s Gift…, cit., p. 28. Hilde Thannhauser è stata altrettanto generosa con altre istituzioni oltre al Guggenheim. Le sue donazioni al Kunstmuseum di Berna, ad esempio, comprendevano opere di Ernst Ludwig Kirchner e di altri artisti estranei alla storia che Justin Thannhauser aveva voluto raccontare lasciando al Guggenheim la sua raccolta di modernisti francesi.