[ACCADDE OGGI]

Giù il cappello, signori: se fosse ancora vivo non saremmo qui” sono le parole che, dopo aver invaso la Prussia, rivolse Napoleone ai suoi ufficiali davanti alla tomba di Federico il Grande a Potsdam. Una tomba che subì numerosi traslochi, dal castello di Sans Souci alla chiesa di Potsdam, poi nel bunker sotterraneo di Hitler a Berlino, poi in una località segreta a Bernrode alla periferia di Berlino, poi nel Castello di Hohenzollern presso Hechingen vicino Stoccarda e finalmente a Potsdam nel parco del castello di Sans Souci dove è sepolto Federico II di Hohenzollern, detto Federico il Grande, re di Prussia. Accanto alla sua semplicissima tomba con la scritta “Friedrich der Große”, alcune nude lastre di pietra arenaria sulle quali sono incisi i nomi dei suoi amatissimi cani: Biche, Alcmene, Arsinoe, Thysbe, Phillis, Diana, Superbe, Amourette, Pax. “Ho vissuto da filosofo e voglio venir seppellito da filosofo, senza pompa, senza fasti e senza cerimonie. Se morirò a Berlino o a Potsdam, non voglio essere esposto alla frivola curiosità del popolo. Piuttosto, voglio essere seppellito a mezzanotte, tre giorni dopo la mia morte. Mi si porti a Sans Souci, solo con la luce di una lanterna, senza che qualcuno mi segua, e mi si seppellisca in una buca che ho fatto preparare sulla terrazza.

Queste le ultime volontà del più grande re di Prussia, il grande stratega amato dai suoi soldati da cui era soprannominato Der Alte Fritz, “il vecchio Fritz “, ma anche un monarca illuminato che in 46 anni di regno portò il piccolo regno prussiano da potenza di dimensioni regionali ad una delle principali potenze europee. Federico fu anche un musicista e un intellettuale e fu soprannominato il re filosofo. Eppure questo re così grande, icona di Hitler e della Germania nazista, e immutatamente onorato da tutta la Germania riunita, ammirato da Napoleone, amico dei grandi intellettuali, poeti e musicisti della sua epoca, dovette subire le angherie dell’augusto genitore Federico Guglielmo I che il 19 dicembre 1730, dopo averlo sottoposto al supplizio di assistere alla decapitazione del suo amico  Hermann von Katte, lo fece rinchiudere per sei mesi nella fortezza di Küstrin, situata nel mezzo di una palude, senza domestici e privo del benché minimo conforto.

Il calendario della storia ricorda quel 19 dicembre 1730 come l’inizio di una nuova vita di Federico il grande che sarà re di Prussia dal 1740 e fino alla sua morte nel 1786. Un regno durato 46 anni  durante i quali, primo paese in Europa, fu introdotta l’istruzione elementare obbligatoria, si avviò la riforma del sistema giudiziario introducendo lo stato di diritto, fu abolita la tortura, si ridusse il prezzo dei cereali, si combatté la carestia con la grande riforma agraria, si risanò l’economia del paese favorendo lo sviluppo delle attività manifatturiere e l’incremento della colonizzazione contadina, si fondò un giornale tedesco e francese e si predispose la costruzione dell’opera reale che venne aperta due anni dopo nel 1742, si fece dell’Accademia di Berlino il più importante cenacolo di Europa dove in completa libertà di opinione, non di rado,  si incontravano  Voltaire e Bach.

Si dirà di lui che era omosessuale e il primo a sostenerlo fu proprio il filosofo illuminista francese Voltaire che nelle sue Memorie per servire alla Vita scriverà: “Federico II, che amava i begli uomini, e non i grandi uomini”. Bene di questo re, Hitler, che nel suo ufficio aveva la copia del famoso ritratto di Federico eseguito da Graff, fece il simbolo di potenza e vittoria dal regime nazista. E ancora, correndo il 205º anniversario della sua morte, il 17 agosto 1991, allorché la bara di Federico il Grande, a mezzanotte come da sua volontà, venne posta al centro della corte d’onore del Castello di Sans Souci, a rendergli gli onori fu la Bundeswehr (le forze armate tedesche) che oggi costituiscono l’8° esercito più potente del mondo.

(Franco Seccia/com.unica 19 dicembre 2019)