In che modo percepiamo la nostra personalità e l’evoluzione che questa subisce nel tempo? Quando, valutando noi stessi rispetto agli anni precedenti, sentiamo che sia avvenuto un cambiamento reale? Nell’arco della vita di un individuo si mettono in atto atteggiamenti diversi, ad esempio in giovinezza rispetto alla maturità ed infine alla vecchiaia.

Da giovani si è più proiettati verso il mondo esterno, si acquisiscono nuovi ruoli adattandoli a relazioni sociali in continua espansione, arrivando a sviluppare uno stile di vita ideale, che consente di vivere con soddisfazione i contatti con l’ambiente circostante, o almeno così dovrebbe essere, a patto che non si siano riscontrate ferite egoiche importanti e non si sia manifestata una condizione affettiva particolare, con assenza di reciprocità nella vita di relazione. Nel corso degli anni la tendenza si inverte e l’attenzione si sposta dai ruoli, dalle aspettative e dalle pressioni sociali, al proprio mondo interiore. A questo punto, cosa succede ai sentimenti e alle emozioni? Si placano, si esauriscono o si arricchiscono di quel qualcosa in più che rende ogni incontro, ogni relazione unica e speciale?

Molti studi hanno confermato che col passare degli anni si arriva ad avere una sorta di padronanza maggiore delle emozioni, arrivando a controllarle ed ad indirizzarle meglio, combinando gli aspetti razionali con quelli emotivi, riducendo i meccanismi di difesa. In realtà le reazioni delle persone al procedere degli anni dipendono dal modo in cui esse si percepiscono, ovvero se la maturità le coglie che si sentono ancora giovani o se magari pensano di essere già troppo avanti con l’età. Con l’età matura compaiono anche gli adattamenti e allora la saggezza diventa più importante della bellezza, e dell’attrazione fisica, o della forza. Si sceglie dunque il partner con più attenzione, basandosi sulle caratteristiche della personalità, piuttosto che su quelle fisiche e sessuali. Diventa necessario essere emotivamente più flessibili, trovare nuove fonti di interesse e di soddisfazione, alimentare la propria creatività, dedicarsi ad attività interessanti, finalmente al riparo dalle necessità finanziarie. E l’affettività si sposta dai figli e dalle persone care, verso altre figure. Per tornare a sperimentare, con il bagaglio dell’esperienza, che senz’altro fa la differenza, un legame importante, un affetto e perché no? L’amore.

Basta essere se stessi, valorizzare le esperienze di vita vissuta e chiudere veramente con il passato e le storie finite male. Non aver paura di innamorarsi come ragazzini e far sentire l’altro al centro dell’attenzione e al centro del mondo. Anche se le percezioni e le sensazioni sono diverse rispetto a quando si era più giovani, non vuol dire accontentarsi e rinunciare alla passione, o al romanticismo. È la cosa più bella scoprire di avere feeling con un’altra persona, di condividere valori e obiettivi di vita, con quel pizzico di intuito in più che aiuta a capire quali carte giocare, nel sottile gioco dell’incanto e dell’attrazione.

(Nadia Loreti, com.unica 22 luglio 2016)