Una notte romana colma di magia: tra credenze popolari, religiose e riti esoterici

La sera del 24 giugno, con appuntamento dalle 20,45 di fronte la Basilica di S. Giovanni in Laterano, i romani potranno immergersi in un’atmosfera alquanto bizzarra che li proietterà indietro nel tempo, tra credenze popolari, riti religiosi e pratiche esoteriche. Una passeggiata serale volta a far conoscere una tra le feste più popolari ed antiche della capitale risalente al 1891, anche se la festa della nascita del Santo si celebrava fin dal tempi di Sant’Agostino (354-430) per diffondersi poi in tutto il mondo. La notte di S. Giovanni è sempre stata considerata la notte dei prodigi, dell’irrealizzabile, degli influssi malvagi e delle streghe. La festa cominciava la vigilia, la cosiddetta “notte delle streghe”, durante la quale la tradizione voleva che le streghe andassero in giro a catturare le anime.

Il sole in tale periodo, raggiunge la massima declinazione positiva, dando poi l’avvio all’estate; da qui l’usanza di bruciare le vecchie erbe nei falò e dare inizio alla nuova raccolta, poiché: “S. Giovanni non vuole inganni”. Il 21 giugno, giorno del solstizio d’estate, è associato con la festa di S. Giovanni Battista, nato esattamente sei mesi prima di Cristo. Nella rievocazione, non mancheranno racconti che descrivono di come i fantasmi di Erodiade e di sua figlia Salomè – che avevano fatto decapitare il Battista e perciò condannate ad espiare la colpa su di una scopa – chiamassero in raccolta tutte le streghe sui prati.

Durante l’antica festa, si credeva anche che il Sole (il Fuoco), si sposasse con la luce (l’Acqua); ecco l’importanza data ai falò e alla rugiada della mattina, come elemento purificatrice. Quest’ultima, veniva raccolta dai contadini nella “notte dei miracoli”, poiché si pensava favorisse la fertilità, aiutasse a curare la pelle ed allontanasse le malattie.

In un’atmosfera così magica e misteriosa, poteva mancare la rievocazione del rito secondo il quale, le streghe si davano appuntamento nella notte tra il 23 e il 24 giugno attorno ad un albero, esattamente quello del noce, per elaborare i loro incantesimi? Si racconta che i frutti nati da tale sortilegio, serbassero delle virtù tali da ricavarne un liquore, il nocino appunto, dalle alte proprietà terapeutiche. A questo punto, vista la curiosità, vi invitiamo a partecipare numerosi, lasciandovi cullare da storie fantastiche rivissute nei testi di antichi stornelli romaneschi. Nell’incantato cammino, si potrà gettare nel proprio falò immaginario, tutto ciò che consideriamo vecchio, inadeguato, infruttuoso.

(Simonetta Pietrangeli/com.unica 23 giugno 2016)