Secondo le Nazioni Unite ben 65,3 milioni di persone nel mondo si sono trovate a fine 2015 costrette a dover abbandonare le proprie case a causa di una guerra o di violenze. Si tratta di un record storico, con un aumento del 9,7% rispetto al 2014: è quanto rivela l’ultimo rapporto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). Circa la metà dei rifugiati di tutto il mondo sono bambini e la guerra in Siria – afferma l’Unhcr – resta la principale causa mondiale di fuga.

La Giornata Mondiale del rifugiato, indetta per oggi 20 giugno, arriva quindi in un momento di crisi particolarmente acuta, che non riguarda solo il conflitto siriano ma anche altre situazioni di feroci violenze e di persecuzioni, come è il caso ad esempio della dittatura in Eritrea. Un’emergenza di dimensioni epocali di fronte alla quale la comunità internazionale e l’Europa in particolare stanno facendo ancora troppo poco. Basti pensare allo stesso accordo con la Turchia, finora in gran parte disatteso, che prevedeva l’invio di 20mila persone nei paesi dell’Unione europea. Ma appare evidente che il sostegno maggiore dovrebbe essere rivolto direttamente a quei paesi dove nascono le situazioni di conflitto: “Sicuramente bisogna lavorare per portare gli aiuti umanitari in zone del mondo che sono state a lungo chiuse, come alcune città e villaggi della Siria – ha detto oggi in un’intervista Carlotta Sami, portavoce dell’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati per l’Europa del sud. “Perché è chiaro che, se la gente non riceve aiuti, lascerà quelle zone. Più del 50 per cento dei 21 milioni di rifugiati registrati dalle Nazioni Unite proviene infatti da tre paesi in cui l’aiuto umanitario è difficilissimo, ovvero Siria, Afghanistan e Somalia”.

“Questa Giornata – ha affermato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon – è il momento per fare il punto dell’impatto devastante di guerre e persecuzioni, ma anche per rendere omaggio alle comunità e agli Stati che ricevono e ospitano i profughi”. Lo scorso anno oltre un milione di rifugiati e migranti sono arrivati in Europa attraverso il Mediterraneo, di cui migliaia sono morti. “L’aumento della xenofobia e delle restrizioni in materia di accesso all’asilo – ha aggiunto – sono diventati sempre più visibili in alcune regioni, dove lo spirito di condivisione delle responsabilità è stato sostituito dall’intolleranza”, benché non siano mancate “straordinarie manifestazioni di solidarietà”.

In Italia ha fatto sentire la sua voce il Presidente della Repubblica Mattarella, sottolineando, in un messaggio inviato al delegato Unhcr per il Sud Europa, Stephane Jaquemet, che il nostro paese è da tempo impegnato in prima linea: “Sempre più determinato a continuare a fornire un contributo costruttivo, su molteplici fronti, richiedendo con forza un impegno autenticamente corale da parte della comunità internazionale, a partire dall’Unione europea”. “I rifugiati arricchiscono il nostro Paese: l’Italia soffre di un tasso di demografia basso e l’arrivo di giovani di talento e capacità, se ben governato, la arricchisce” ha ribadito Mattarella nel corso della sua visita al Centro Astalli proprio in occasione della giornata mondiale del rifugiato e del 35esimo anniversario dell’attività del servizio dei Gesuiti in Italia.

(com.unica, 20 giugno 2016)