Quella dell’orto in città è un’esperienza che in Italia sta mettendo radici, nonostante spesso vengano a mancare spazi, giardini o semplici aiuole. Negli ultimi anni sono in crescita gli orti urbani: secondo le stime della Coldiretti, siamo passati da 1 a 3 milioni di metri quadri di terreno comunale diviso in appezzamenti, coltivati poi come orto a uso domestico o come giardino ricreativo. Spesso si utilizzano terreni non edificabili rimasti inutilizzati che vengono trasformati in orti privati urbani: l’iniziativa parte dal Comune che indice un bando per mettere a disposizione dei cittadini questi spazi. Si devono possedere dei requisiti, come la residenza, garantire la cura dell’appezzamento di terra e pagare una cifra minima.

L’orto urbano non solo permette di mangiare sano e di risparmiare sui costi della spesa, ma sta diventando, più che una moda, un vero e proprio stile di vita, diffuso anche tra i giovani: cambiano le abitudini, il rapporto con l’ambiente e la natura, si fanno scelte alimentari diverse. Inizialmente diffuso nelle principali città europee, l’orto urbano pian piano ha preso piede anche in Italia, contribuendo a risanare dal degrado e dall’abbandono ampie zone della città.

L’orto urbano è anche uno strumento di politica urbanistica, un modo per sottrarre spazi verdi alla cementificazione selvaggia e quindi alla speculazione edilizia. E’ una risposta alla crisi economica, un modo per non cedere al gravare della recessione. Tra le città, in testa per aver messo a disposizione dei cittadini spazi per realizzare orti urbani Torino, Bologna, Parma, Milano, mentre a sud il centro di Napoli, Andria, Barletta, Palermo e Nuoro. Nel 72% invece dei comuni italiani capoluoghi di provincia, in prevalenza del nord-ovest, è stato previsto un orto condiviso, ossia uno spazio pubblico con finalità socio-culturali, gestito dai cittadini, riuniti in un progetto per riqualificare un’area verde abbandonata o migliorare il quartiere dove abitano.

Importante il valore didattico dell’orto nelle scuole: per imparare a riconoscere il valore del cibo, per non sprecarlo, per sentirsi parte consapevole di una comunità. Grazie al contributo di tanti insegnanti, delle famiglie che credono nel valore educativo e didattico della coltivazione dell’orto, e di tanti volontari, gli orti didattici sono in crescita nelle scuole, per esempio in Lombardia, nelle Marche, nel Lazio. L’associazione Slow Food di Carlo Petrini (classe 1949, attivista, gastronomo, sociologo, scrittore), ha guidato la creazione di oltre 500 orti scolastici in tutta Italia.

Secondo gli esperti, l’ortocoltura comporta benefici non solo all’ambiente, ma anche alla salute. Coltivare un orto aiuta a combattere lo stress e gli effetti di una vita sedentaria, permette inoltre di avere a disposizione cibi freschi ricchi di sali minerali e vitamine.

Roma si sta orientando verso l’uso sostenibile del suolo cittadino realizzando nuovi spazi verdi da coltivare. Secondo le linee guida redatte dal Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale della facoltà di Agraria dell’Università di Perugia, gli orti verranno inseriti sistematicamente in ambito residenziale. Con il progetto Horti della Marcigliana è prevista la nascita di 150 orti urbani, nell’area adiacente al Parco della Marcigliana, alcuni associati alla costruzione di nuovi appartamenti, altri messi a disposizione dei residenti del quartiere.

Poi Dio disse: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo… (Genesi, Antico Testamento).

(Nadia Loreti/com.unica 16 maggio 2016)