L’Unione europea cerca un nuovo inizio nelle relazioni con l’Africa, anche se gli annunci sono accolti con scetticismo, scrive oggi “Il Politico. Le sfide dell’emigrazione e del terrorismo, che hanno alimentato una crescita del populismo in Europa, hanno portato i leader del”l’UE ad avere un forte interesse nel promuovere la stabilità e la prosperità in tutta l’Africa – o almeno nel mostrare agli elettori che stanno facendo qualcosa per affrontare le loro preoccupazioni. “Prima che sia troppo tardi, abbiamo bisogno di un cambiamento radicale che ponga il continente africano in cima all’agenda politica dell’UE”, ha detto il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. E si cerca di accreditare l’idea che l’approccio odierno è diverso rispetto al passato. Un alto diplomatico dell’UE, strettamente coinvolto nella preparazione del vertice di due giorni ad Abidjan, che riunisce leader dell’Unione africana e dell’Unione europea, ha dichiarato che le precedenti iniziative per aiutare l’Africa erano nate solo dal desiderio di aiutare. “Ora diventa invece una necessità”, ha detto il diplomatico.

Al vertice di Abidjan, Onu, Ue e Unione africana hanno annunciato la creazione di una task force per proteggere i migranti lungo le rotte migratorie, in particolare in Libia. Tra gli obiettivi, si punta entro gennaio a 15 mila rimpatri per svuotare i campi profughi libici, scrive Repubblica. Il premier Paolo Gentiloni, racconta La Stampa, lancia un appello agli alleati europei. Quindi maggiori investimenti per l’Africa, l’Europa – dice – deve andare oltre una visione emergenziale dell’emigrazione, creando un futuro in Africa.

Sul fronte Brexit i falchi tra i conservatori inglesi potrebbero non votare l’accordo sul “conto del divorzio” dall’Unione europea per avviare Brexit se l’importo che Londra dovrà versare a Bruxelles sarà davvero di 50 miliardi di sterline (Guardian).

In Germania saranno avviate oggi le consultazioni con Merkel, Seehofer e Schulz per studiare l’ipotesi di un nuovo governo di coalizione. Alcune regioni tedesche iniziano a pensare a ricollocare in Siria nel 2018 i siriani accolti (Dw). L’Europa pagherà un alto prezzo per la paralisi tedesca, commenta la Cnn.

(com.unica, 30 novembre 2017)