Le storie di sacrifici e successi degli atleti e il lato oscuro del Comitato Olimpico Internazionale.

Le Olimpiadi estive sono in pieno svolgimento a Rio. Ogni volta che i migliori atleti del mondo si riuniscono per i Giochi, le persone di tutto il mondo hanno l’opportunità non solo di tifare per i loro paesi, ma anche di farsi avvincere da storie di sacrifici e successi, di ossa rotte e record infranti. Al di là delle incredibili imprese atletiche ci sono vigorosi trionfi dello spirito, come quello della nuotatrice Yusra Mardini, profuga siriana, che meno di un anno fa, si è tuffata nel Mediterraneo per aiutare a spingere il gommone in panne, contenente altri 19 rifugiati, con cui tentavano di raggiungere la sicurezza in Grecia.

In questa logica, nei Giochi Olimpici c’è tanta ispirazione quanta competizione. Ma, grazie al Comitato Olimpico Internazionale, nei Giochi c’è anche qualcosa di molto più oscuro. In realtà, il CIO – insieme alle sue agenzie nazionali, nonché alle associazioni che rappresentano i diversi sport – incorpora alcuni dei problemi più importanti che attualmente il mondo si trova ad affrontare, dalla diseguaglianza allo sfruttamento alla totale ipocrisia tra i nostri leader.

Nel corso degli anni, il CIO e le sue organizzazioni nazionali di categoria sono stati accusati di tutto, dal malgoverno alla corruzione. Più di recente, un’analisi del Washington Post ha descritto in modo indiscutibile l’abisso che intercorre tra i guadagni dei dirigenti che gestiscono lo spettacolo e gli atleti che lo mettono in scena. Molti atleti, se non la maggior parte, si esibiscono per pochi soldi o addirittura per nulla. Le sponsorizzazioni sono in grado di fornire fondi, ma comprendono anche norme restrittive che limitano le possibilità degli atleti di raccogliere più soldi per il loro addestramento. Come ha osservato il velista olimpico Ben Barger, il denaro che il “Movimento Olimpico” produce “va prima ai dirigenti, poi agli amministratori, poi agli allenatori, e infine agli atleti”.

Così, per esempio, mentre il Presidente del CIO Thomas Bach si gode gratuitamente una lussuosa suite d’albergo in Svizzera, la vogatrice Megan Kalmoe, medaglia olimpica statunitense, vive in condizioni che rasentano la povertà. Tali estremi gettano un’ombra di sfruttamento su tutta la vicenda.

E lo sfruttamento non è solo finanziario. Il CIO ed i suoi partner hanno dei precedenti nell’ignorare i pericoli che sorgono dal rapporto tra allenatori e giovani atleti che si allenano – un rapporto che ha costituito terreno fertile per manipolazioni ed abusi. Gli allenatori possono usare la loro posizione di autorità per iniziare i giovani atleti al doping o per approfittare di loro sessualmente. Come ha rivelato un recente report di Indianapolis Star sulla ginnastica femminile degli Stati Uniti, tale condotta è dilagante, e la federazione nazionale demandata a sorvegliare lo sport – un’organizzazione olimpica – non è mai riuscita ad affrontare il problema.

Ma gli atleti non sono gli unici ad essere trascurati dal CIO; il Comitato è anche apparentemente indifferente alle modalità con cui le città e i paesi si aggiudicano l’ospitalità dei Giochi. Cosa sia necessario esattamente per vincere la candidatura olimpica è vago, tuttavia regali, visite ufficiali, bevute e cene contano sicuramente. Attualmente è sotto inchiesta se la candidatura vincente di Tokyo per le Olimpiadi del 2020 sia stata aiutata da versamenti di denaro ad una società collegata al figlio dell’ex presidente della federazione internazionale di atletica Lamine Diack, oggi caduto in disgrazia.

Il processo può essere torbido, ma i risultati sono chiari. A Rio, decine di migliaia di brasiliani sono stati sfollati per far posto ad infrastrutture olimpiche, alcune delle quali criticate per i possibili rischi alla sicurezza. C’è qualcosa di profondamente stridente negli scintillanti nuovi progetti che si trovano a stretto contatto con la povertà delle favelas e la giustapposizione di cerimonie stravaganti alla profondità delle crisi politiche ed economiche in cui versa il Brasile. La festa continua, mentre il suo ospite si avvicina all’abisso.

Chiaramente, le priorità del CIO sono gravemente distorte. Il Movimento Olimpico si può redimere?

Per rispondere a questa domanda, è opportuno prendere in considerazione l’esperienza della FIFA, un’altra organizzazione sportiva senza scopo di lucro afflitta da corruzione. Nei due anni successivi al momento in cui la verità sulla FIFA è venuta alla luce si sono avvertite avvisaglie di cambiamento, dato che quello che sembrava essere un sistema impenetrabile comincia a sgretolarsi sotto la pressione di attivisti, sponsor e associazioni di calcio. Ciò suggerisce che il cambiamento è possibile.

Il primo passo è la denuncia. La buona notizia è che, oggi, è più difficile che mai mantenere nascosti illeciti di grandi dimensione di tal genere, anche grazie agli sforzi di giornalisti impegnati ed informatori coraggiosi. La testimonianza della runner Yuliya Stepanova è stata cruciale per rivelare il programma di doping di stato della Russia. La cattiva notizia è che il CIO ha semplicemente ignorato il report della World Anti-Doping Agency sul programma ufficiale della Russia e si è fermato ben prima di bandire la sua squadra nazionale.

Come ha dimostrato l’esperienza della FIFA, una volta che gli sponsor iniziano a temere per la loro reputazione, i loro interessi si spostano. Ora che sono stati rivelati, gli schemi di arricchimento – di cui beneficiano, soprattutto, sponsor, dirigenti, e un paio di superstar olimpiche – cominciano a danneggiare i profitti. Situazione analoga si registrerebbe se se si continuasse a chiudere gli occhi sui tentativi di brogli da parte dei paesi potenti. Gli sponsor devono dimostrare di essere reattivi e responsabili, salvando la faccia nel richiamare i valori dello spirito olimpico. Lo Stato di diritto e l’etica, incorporati nel governo societario, devono ora riprendere il centro della scena.

Le Olimpiadi riflettono non solo chi siamo, ma anche chi speriamo di essere. Il sistema che li sottende ha ampliato il divario tra questi due aspetti. Il CIO è diventato un monumento ad alcune delle peggiori tendenze dell’umanità – avidità, ipocrisia, e sfruttamento che hanno portato tanti a diffidare delle istituzioni. Si spera che l’esempio della FIFA aiuterà a segnare un percorso di redenzione per il CIO, e che l’organo di governo del Movimento Olimpico lo intraprenda prima che venga spenta la fiamma di quanto di degno e stimolante i Giochi rappresentano.

Lucy P. Marcus*/project-syndicate 16 agosto 2016

*Lucy P. Marcus, Fondatrice e CEO del Marcus Venture Consulting, insegna Leadership e Governance alla IE Business School di Madrid.