10 giugno 1924: Giacomo Matteotti, parlamentare socialista di 39 anni, viene ucciso da alcuni sicari della polizia segreta fascista. Era sposato con Velia Titta e aveva tre figli: Giancarlo di sei anni, Matteo di tre e Isabella di due. L’omicidio segna il passaggio definitivo del governo fascista a regime antidemocratico e totalitario.

Fu compiuto dieci giorni dopo il celebre discorso alla Camera dei Deputati, in cui Matteotti prese la parola per contestare i risultati delle elezioni tenutesi il 6 aprile dello stesso anno, mentre dai banchi fascisti si levarono contestazioni e rumori che lo interruppero più volte.

Il parlamentare socialista denunciò in quell’occasione la lunga serie di violenze, illegalità ed abusi commessi dai fascisti per riuscire a vincere le elezioni.

Ecco l’ultima parte del suo discorso:

“Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l’autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente rovinate quella che è l’intima essenza, la ragione morale della Nazione. Non continuate più oltre a tenere la Nazione divisa in padroni e sudditi, poiché questo sistema certamente provoca la licenza e la rivolta.
Se invece la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo.
Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Molto danno avevano fatto le dominazioni straniere. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l’opera nostra.
Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni.”

Nel video lo storico Giovanni Sabbatucci rievoca la figura del deputato e ci aiuta a comprendere il significato di quel delitto.

(com.unica, 10 giugno 2021)