[ACCADDE OGGI]

“Contro tutto questo voi non dovete fare altro (io credo) che continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa essere continuamente irriconoscibili. Dimenticare subito i grandi successi: e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare; a bestemmiare.” Queste le parole di Pier Paolo Pasolini contenute nel discorso che avrebbe dovuto pronunciare al 15° congresso del Partito Radicale se, nella notte del 2 novembre del 1975, non fosse stato brutalmente assassinato sulla sabbia dell’Idroscalo di Ostia da “un ragazzo di vita” di diciassette anni tale Pino Pelosi di Guidonia che al processo affermerà  di essere stato avvicinato da Pasolini nelle vicinanze della Stazione Termini e da questi invitato sulla sua vettura dietro la promessa di un compenso in denaro.

Pelosi, pur sostenendo la tesi della legittima difesa in quanto, a suo dire, era stato aggredito da Pasolini che in maniera violenta voleva imporgli un rapporto da lui non desiderato, si dichiarò colpevole del barbaro assassinio e il 4 dicembre del 1976 fu condannato a 9 anni di carcere per omicidio volontario con sentenza definitiva della Corte di Cassazione che escluse ogni riferimento al concorso di altre persone nell’omicidio.

Ma ancora oggi c’è chi pensa al complotto per la morte del poeta che invece pochi giorni di morire, in quella che può essere definita la sua ultima intervista, aveva detto: «Il complotto ci fa delirare. Ci libera da tutto il peso di confrontarci da soli con la verità. Che bello se mentre siamo qui a parlare qualcuno in cantina sta facendo i piani per farci fuori. È facile, è semplice, è la resistenza.»

Lo scrittore Ferdinando Camon, amico di Pasolini, che come tanti altri intellettuali avevano conosciuto molto da vicino il poeta, non crede ai complotti e afferma che lo scrittore “è morto come ha rischiato tante volte di morire e che le teorie del complotto rispondono al desiderio di alcuni amici di Pasolini di mondarlo dalla morte per omosessualità”.

Ecco, Pasolini, la sua omosessualità, la sua vita, la sua contrarietà ad ogni forma di appiattimento, la sua caparbia e ostinata denunzia del conformismo prima “borghese” e poi da “sinistrismo da salotto”, lo rendono particolare e unico, controverso e seducente, respinto e amato. È Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore e regista, ucciso da un ragazzo di borgata da lui rincorso e decantato, in quella notte del 2 novembre del 1975, su una spiaggia per poveri dove le onde fluttuanti del mare lambiscono e inaspriscono le turbolenze dei sensi.

Un altro scrittore, sceneggiatore e regista, l’olandese Theodor “Theo” van Gogh, discendente diretto del grande pittore Vincent van Gogh, troverà la morte per mano assassina nelle prime ore del 2 novembre di quasi 30anni dopo ad Amsterdam. Questa volta l’assassino è “… un nemico che ad Amsterdam uccide Theo van Gogh colpevole di girare documentari sulla schiavitù delle musulmane e che dopo averlo ucciso gli apre il ventre, ci ficca dentro una lettera con la condanna a morte della sua migliore amica”. Così definisce Oriana Fallaci il giovane marocchino-olandese Mohammed Bouyeri che il 2 novembre 2004 uccise con tre colpi di rivoltella Theo van Gogh per poi aprirgli la gola con una lama affilata e, quindi, appuntargli sul petto la lettera appello per la lotta “agli infedeli”.

Theo van Gogh era un moderato dalle idee di sinistra democratica che lottava attraverso i suoi filmati per i diritti delle donne e degli omosessuali nel mondo islamico. Pagò con la vita la sua convinzione profonda che fa “…della libertà di parola l’unica cosa che può salvare i liberi cittadini dai barbari”.

Questa volta il brutale assassinio ha per scena le strade della civilissima capitale olandese dove tutto nella cultura, dalla musica pop agli spot pubblicitari, promette sesso. Mohammed Bouyeri non può accettare che sua sorella abbia un ragazzo con il quale esce la sera. Per questo quando vede le immagini di denunzia del cortometraggio Submission (sottotilo – “Sottomissione”, uno dei possibili modi di tradurre il termine arabo “Islam”) di Theo van Gogh, Mohammed giura vendetta, una vendetta atroce che non ha risposta nel mondo occidentale e sottomesso di cui parla la Fallaci.

(Franco Seccia, com.unica 2 novembre 2023)