[ACCADDE OGGI]

Un recentissimo studio dell’Aviation Safety Information continua a rassicuranti sul fatto che i voli sono il mezzo di trasporto più sicuro battendo nella blacklist dei disastri le auto e il trasporto su gomma in genere, le navi e i treni.

Sarà ma certamente non la pensano così i familiari delle vittime dei 16 componenti l’equipaggio e dei 274 passeggeri, tra cui un italiano, del volo Airbus A300 dell’Iran Air 655 esploso nei cieli delle acque territoriali iraniane il 3 luglio 1988.

Certo l’orribile morte arrivò inaspettata e non a causa di una turbolenza, o di un guasto, o di un errore del pilota. L’Aero, dicono scambiato per un caccia in posizione di attacco (ma quando un aereo è in posizione di attacco ha un volo discendente e non ascendente come fu dimostrato nel caso in questione), fu colpito da due missili terra aria lanciati dall’Incrociatore USS Vincennes della United.

Tra le pagine del “I Segreti della Storia”, testualmente si legge: “Tutto ebbe inizio la mattina stessa del 3 luglio 1988, quando lo USS Vincennes, dopo aver condotto un’operazione di scorta ad un convoglio navale americano, ricevette comunicazione che un suo elicottero era stato fatto oggetto di colpi d’artiglieria navale da parte di un pattugliatore della Marina Iraniana. Iniziò l’inseguimento, portando la nave americana ad entrare, prima, nelle acque territoriali dell’Oman, e, successivamente, in quelle iraniane. Frattanto, con un ritardo di ventisette minuti, decollò da Bander Abbas l’Airbus A300 ai comandi dell’esperto pilota civile Rezaian Mohsen, con destinazione Dubai. Per tutta la durata del volo, il velivolo aveva il transponder attivo e avrebbe comunicato via radio posizione e quota in lingua inglese: ma sette minuti dopo, venne intercettato dai due missili e abbattuto. Iniziò un braccio di ferro tra i Governi di Washington e Teheran, che fece salire enormemente la tensione in tutta l’area: per di più, il Governo degli Stati Uniti espresse solo il “proprio rammarico” per la perdita di così tante vite umane, ma non chiese mai ufficialmente scusa o ammise che si trattò di un grossolano errore di valutazione del comandante. Un mese dopo la tragedia, inoltre, il Vice Presidente George W.H. Bush, alla rivista Newsweek dichiarò che  “gli Stati Uniti d’America non chiederanno mai scusa. Mai. Non mi interessa quali siano i fatti”. Dal canto loro, gli Iraniani e tutto il mondo arabo gridò vendetta: anche se attributo all’intelligence libica, sei mesi dopo, il volo Pan Am 103, il 21 dicembre 1988, esplodeva in volo nei cieli sopra la cittadina scozzese di Lockerbie. Solo nel 1996, la questione Iran Air 655poté ritenersi conclusa: Stati Uniti e Iran raggiunsero un accordo davanti alla Corte Internazionale di Giustizia de L’Aia, con Washington che accettò il pagamento di quasi 62 milioni di dollari alle famiglie delle vittime della tragedia aerea”.

Tornando agli studi sulla sicurezza dei voli come mezzo di trasporto ci sentiamo di concordare sempre che, sciaguratamente, non intrecciano rotte perseguite da navi o aerei che portano la morte in questo periodo dove il terrore la fa da padrone.

(Franco Seccia/com.unica 3 luglio 2020)