[ACCADDE OGGI]  

Alla mezzanotte del 30 giugno 2005 ebbe termine in Italia la “naja”. Possiamo immaginare le scene vissute nelle diverse caserme del paese all’annuncio della fine anticipata della leva obbligatoria. I soliti cortei burloni che attraversavano i corridoi delle casamatte militari di solito guidati dai “nonni”, i congedanti di fine scaglione, si infittirono di tutti i ragazzi, anche di quelli che avevano varcato le porte di quelle camerate appena qualche mese prima, perché era la fine degli scaglioni e la cessazione delle chiamata alle armi con la famosa cartolina del distretto militare.

Come spesso accade, e non solo in Italia, fu un governo di destra a realizzare la tanto invocata fine del servizio militare obbligatorio da parte della sinistra e dei diversi movimenti di obiettori e pacifisti ad essa collegati.

L’allora Ministro della Difesa il liberale Antonio Martino ebbe a dichiarare “Oggi è stato approvato un provvedimento epocale, un provvedimento che avvantaggia i giovani, che vedevano ritardato il loro ingresso nel mondo del lavoro a causa degli obblighi della leva, ma anche le forze armate, che non possono permettersi di mandare in delicate missioni all’estero persone costrette a mettersi la divisa e che non hanno una preparazione adeguata”.

Finiva così dopo 145 anni l’obbligatorietà del servizio militare per i giovani italiani e si introduceva la volontarietà di arruolamento nelle Forze Amate anche allo scopo di professionalizzarle per i nuovi impegni a cui le vicende internazionali le hanno chiamate.

Nel dispositivo della legge è scritto, infatti: “Le forze militari oltre al tradizionale e perdurante ruolo di difesa della sovranità ed integrità nazionale, sono chiamate ad una funzione più dinamica per garantire la stabilità e la sicurezza collettiva con operazioni di gestione delle crisi e di supporto della pace. Ciò implica la necessità di trasformare lo strumento militare dalla sua configurazione statica ad una più dinamica di proiezione esterna, con più rapidi tempi di risposta all’insorgere dell’esigenza ed una più completa e complessa preparazione professionale. Il modello interamente volontario è quello che meglio risponde a questa nuova connotazione e funzione dello strumento militare. Non si tratta, peraltro, di abolire la coscrizione obbligatoria, ma solo di prevederla in casi eccezionali, quali quelli di guerra o di crisi di particolare rilevanza, che richiedano interventi organici”.

Grazie a Dio i casi eccezionali come la guerra non si sono presentati e nemmeno i particolari momenti di rilevante crisi. Si assiste, invece ad un sempre più frequente impiego dei ragazzi in divisa in compiti di prevenzione del mantenimento di ordine pubblico com’anche all’invio dei militari italiani in operazioni di peacekeeping nei diversi teatri internazionali con grande apprezzamento da parte di tutti.

Da sottolineare infine che l’arruolamento volontario rappresenta una straordinaria occasione per apprendere tecniche professionali e un valido strumento per alleviare il dramma della disoccupazione.

(Franco Seccia/com.unica 1 luglio 2020)