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Il significato della parola purga consiste in una operazione per rimuovere dal corpo o da un materiale le scorie e le impurità, ma oggi i dizionari hanno accettato la terminologia politica della parola e aggiungono al significato originario l’operazione che si compie per allontanare o eliminare le persone indesiderabili.

Politicamente in Italia, durante il regime fascista, si preferì non disattendere il significato originario della parola e le squadracce dei ferventi attendenti con il fez sul capo e la mano costantemente alzata nel saluto romano usarono ettolitri di olio di ricino per purgare tutti coloro che non si adeguavano ai tempi. Non fu così nello stesso periodo nella Russia di Stalin e, purtroppo, non è così ancora oggi in molti paesi dove gli avversari politici vengono eliminati fisicamente senza passare per la nauseabonda pratica dei lassativi che se purificano il corpo lasciano intatte e anzi rafforzano le idee nella mente degli uomini.

Tornando alle purghe staliniane, oggi è doveroso ricordare l’assassinio del maresciallo Michail Nikolaevic Tuchacevskij e di altri sette alti ufficiali dell’Armata Rossa avvenuto il 12 giugno 1937 a seguito di un processo farsa che finì per decapitare lo stato maggiore dell’esercito sovietico.

Un processo farsa come i tanti verificatisi nel periodo delle grandi purghe sovietiche che costarono la vita a un numero incalcolabile di uomini e donne russe colpevoli di non allinearsi al volere del despota.

Il caso del processo ai generali colpisce particolarmente perché le cosiddette prove furono letteralmente fabbricate dalle SS naziste che avevano interesse ad allontanare dai vertici della gerarchia militare russa un nemico giurato della Germania quale si mostrava il maresciallo Michail Nikolaevic Tuchacevskij per i suoi continui contatti con la diplomazia occidentale alla quale manifestava le sue preoccupazioni per la crescente rinascita militare tedesca. Ma Stalin, che in quel periodo preparava l’alleanza con Hitler, non poteva sopportare l’ingerenza del militare negli affari di politica estera e inoltre mal digeriva l’antica amicizia di Tuchacevskij con Trotsky e, perciò, pur conoscendo la falsità e la provenienza dei documenti contro Tuchacevskij lo fece condannare e ammazzare.

Restano ancora poco noti i verbali di quel finto processo e le modalità dell’esecuzione di quegli otto alti ufficiali dell’Armata Rossa. Si sa per certo quanto scritto da Alexander Solzenicyn nel suo “Arcipelago Gulag”: “Quando Tuchacevskij fu, come si suol dire, represso, non soltanto venne dispersa e messa dentro tutta la sua famiglia (non menziono neppure che sua figlia fu espulsa dall’università) ma arrestarono anche i suoi due fratelli con le mogli, le quattro sorelle con i mariti, tutti i suoi nipoti furono dispersi per gli orfanatrofi ed ebbero il cognome cambiato in Tomasevic, Rostov e così via. Sua moglie fu fucilata in un lager del Kazakhistan, la madre si ridusse a chiedere l’elemosina per le vie di Astrachan, dove morì. Lo stesso si può dire di altri giustiziati di rilevo”.

Nel 1963 dopo la denuncia dei crimini di Stalin da parte di Nikita Krusciov la memoria del maresciallo Michail Nikolaevic Tuchacevskij è stata riabilitata ma nulla si è fatto è nulla si è potuto fare per ripagare la tragica fine della sua intera famiglia.

(Franco Seccia/com.unica, 12 giugno 2023)