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Non sarà facile a Jorge Mario Bergoglio, nonostante il suo stato attuale di Sommo Pontefice della Chiesa Universale di Roma con il nome di Papa Francesco, riuscire a superare il più grande mito della sua Argentina, quello di Juan Domingo Peron che il 24 febbraio 1946, quando papa Francesco  aveva solo dieci anni, fu eletto Presidente della Repubblica di Argentina.

Era un militare Juan Peron, in un paese dove da sempre i militari contano. Ma era un militare che aveva tra le stelle appuntate sul bavero della divisa una che contava e brillava più di tutte: il popolo argentino, il suo benessere, la sua felicità. Le biografie di quest’uomo si sprecano e caparbiamente sono alla ricerca di improbabili nascite fuori dal territorio argentino ignorando quello che lo stesso Peron ebbe a dire in proposito: “il mio trisnonno era medico, medico sardo. Il cognome Peron esiste in Spagna, in Italia e Francia casualmente perché la Sardegna, da dove proveniva, fu occupata per lungo tempo da queste tre potenze. Il Regno di Sardegna (regno di gente testarda) era composto dall’Isola di Sardegna, da Genova e Piemonte… Fu il mio bisnonno, il figlio del medico, che emigrò a Buenos Aires nel 1860… Certo è che se il mio cognome fosse di origine italiana ci saremo chiamati Peroni. Ad ogni modo sono discendente da spagnoli stanziati in Sardegna fin dall’epoca della dominazione spagnola”.  

Perciò argentino e lontano  discendente di quegli italiani che subirono le diverse dominazioni che Juan Peron testardamente volle evitare al suo popolo ponendo fine agli interessi delle multinazionali americane e anglosassoni che creavano i loro profitti sulla povertà della gente. Si dice che fu affascinato dal fascismo durante la sua permanenza in Italia per gli studi militari. In verità condivise largamente la politica sociale del regime fascista, sposando gli aspetti positivi del corporativismo ma spingendo verso la socializzazione delle imprese e la compartecipazione tra capitale e lavoro che in Italia non riuscì ad emergere. I suoi “descamiciados” poi inquadrati nel partito giustizialista lottavano per una politica che coniugasse  i valori della nazione alla giustizia sociale, mai comunista, mai liberista, mai disgiunta dalla libertà  e dalla democrazia. Infatti, Peron fu eletto plebiscitariamente per ben tre volte alla carica di Presidente dell’Argentina subendo colpi di stato e il carcere  dai suoi stessi commilitoni. 

Il popolo lo amò e ne fece una bandiera che sventolò fino a toccare il cielo quando sulla sua strada si unì Evita Duarte poi divenuta Evita Peron “il ponte che collega Peron con il popolo” e che chiedeva di essere attraversato. Juan Peron si inimicò anche la Chiesa quando avviò una politica di modernizzazione in materia dei diritti e della laicità dello Stato introducendo il divorzio. Fu scomunicato da Papa Pio XII e riabilitato postmortem da Paolo VI. Il mito di quest’uomo sopravvive nel ricordo del popolo argentino e il peronismo la fa da padrone nella politica di questo paese.

Oggi, a distanza di settant’anni la sua storia varca i confini dell’oceano ed è tuttora oggetto di studio e dibattiti tra movimenti politici di aree contrapposte, Adriano Sofri ha scritto: “…il peronismo è uno dei fenomeni sociali, politici e ideologici più incompresi del nostro secolo”.

(Franco Seccia/com.unica, 24 febbraio 2023)