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Una storia d’amore e di tenebra era il suo romanzo più celebreun’autobiografia che affonda le radici nella storia dell’ultimo secolo.

Il 28 dicembre del 2018 ci ha lasciato, all’età di 79 anni, il grande scrittore israeliano Amos Klausner, noto internazionalmente con il suo pseudonimo letterario “Oz”. “Il mio amato padre è spirato a causa di un tumore, poco fa, dopo un rapido deterioramento, nel sonno ed in pace, circondato dalle persone che lo amavano”, ha scritto su Twitter la figlia dello scrittore, Fania Fania Oz-Salzberger, nel dare l’annuncio della morte. 

Romanziere e saggista nato nel 1936 a Gerusalemme, a quindici anni va a vivere in un kibbutz. Studia filosofia e letteratura all’Università Ebraica di Gerusalemme. La sua scrittura trae la propria forza dalla vicenda tormentata della sua terra d’origine, di cui ne racconta con maestria il suo travaglio politico e il suo paesaggio biblico. È tradotto in oltre quaranta lingue e Una storia d’amore e di tenebra (del 2003) è considerato il suo più grande capolavoro letterario, un’autobiografia che affonda le radici nella storia dell’ultimo secolo. Un’opera scritta in forma di romanzo, un libro complesso che comprende le origini della famiglia di Oz, la storia della sua infanzia e giovinezza prima a Gerusalemme e poi nel kibbutz di Hulda, l’esistenza tragica dei suoi genitori, e una descrizione epica della Gerusalemme di quegli anni, di Tel Aviv che ne è il contrasto, della vita in kibbutz, negli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta. Dei suoi genitori poliglotti scrive “…credo che, malgrado Hitler, considerassero la Germania più civile della Russia e della Polonia, e la Francia ancor più della Germania. L’Inghilterra era persino più su della Francia. Quanto all’America (…) laggiù, in fondo, si sparava agli indiani, si svaligiavano le diligenze, si depredavano l’oro e le fanciulle”.

Intellettuale e docente universitario, negli anni Amos Oz è spesso intervenuto nel dibattito politico. Laburista e molto vicino alle posizioni dell’ex presidente israeliano Shimon Peres, sin dal 1967 è tra i sostenitori della “soluzione dei due stati” del conflitto arabo-israeliano. Ha ricevuto il Premio Israele per la letteratura nel 1998, anno del cinquantesimo anniversario dell’indipendenza dello Stato ebraico. Nel 2005 ha ricevuto dalla città di Francoforte il Premio Goethe alla carriera, assegnato in passato a Sigmund Freud e Thomas Mann. Nel 2007 ha ricevuto il Premio Principe delle Asturie per la Letteratura. Nel 2008 ha ricevuto il Premio Heinrich Heine della città di Düsseldorf. Nel 2010 ha vinto la prima edizione del Premio Salone Internazionale del Libro, assegnatagli dal voto elettronico dei visitatori ed editori della manifestazione.

In Italia è pubblicato da Feltrinelli. Tra gli altri suoi libri tradotti in italiano, ricordiamo: Conoscere una donna (2000), Lo stesso mare (2000), Michael mio (2001), La scatola nera (2002), Fima (2004), Contro il fanatismo (2004), D’un tratto nel folto del bosco (2005), Non dire notte (2007), La vita fa rima con la morte (2008), Una pace perfetta (2009), Scene dalla vita di un villaggio (2010, premio Napoli), Una pantera in cantina (2010), Il monte del Cattivo Consiglio (2011, premio Tomasi di Lampedusa 2012), Tra amici (2012; “Audiolibri Emons-Feltrinelli”, 2013), Soumchi (2013), Giuda (2014), Gli ebrei e le parole. Alle radici dell’identità ebraica (2013; con Fania Oz-Salzberger) Altrove, forse (2015), Tocca l’acqua, tocca il vento (2017) e Cari fanatici (2017), Finché morte non sopraggiunga (2018).

In questo video (link), registrato quattro anni fa in occasione dell’uscita di Cari fanatici, Amos Oz illustra i temi politici sulla convivenza, la pace e la tolleranza in Medio Oriente e sul conflitto israelo-palestinese. A più di dieci anni dall’uscita di Contro il fanatismo, Amos Oz sente la necessità di ritornare su questo argomento di grandissima attualità con tre nuove riflessioni che riprendono il discorso rielaborandolo, ampliandolo e aggiornandolo. Il libro è soprattutto un’apologia della moderazione contro i fondamentalismi che affliggono religione, politica, cultura. “Non so dove andiamo ma so dove dovremmo andare: via dal fanatismo, verso umorismo e compassione” ha detto in una delle sue ultime interviste, rilasciata a Francesca Paci per “La Stampa”.

Sebastiano Catte, com.unica 28 dicembre 2021

*Foto Frank May/picture-alliance/dpa/AP Images