[ACCADDE OGGI]

Pensando agli albori delle strade ferrate, una via fatta da binari di ferro paralleli su cui far muovere senza intoppi e perciò più velocemente i carri trainati dai cavalli o anche, come accadeva nelle miniere, da funi scorrevoli, la memoria corre lontana nel tempo tranne a soffermarsi al 1825 quando in Inghilterra cavalli e funi vennero sostituite da una macchina che sbruffava nuvole di fumo bianco: la “locomotiva a vapore”. Questa macchina per funzionare e per far muovere le ruote aveva necessità dell’acqua e del carbone, lo stesso materiale che per la maggiore e più diffusa distribuzione ne aveva suggerito l’invenzione. E fu così che ad opera della Stockton & Darlington Railway, la prima società al mondo per il trasporto ferroviario, il 27 settembre 1825 lungo una strada ferrata di 40 km che dalle miniere di carbone presso Hilton collegava le città di Stockton-on-Tees e Darlington nella contea di Durham del nordest dell’Inghilterra, il “cavallo di ferro” invase di nuvole bianche il bellissimo paesaggio della campagna del Durham e del North Yorkshire trasportando oltre cinquecento persone festanti e una quantità infinita di carbone su cui molti improvvisati passeggeri si erano accalcati. Il successo fu tale che dopo appena cinque anni fu realizzata la prima ferrovia per trasporto pubblico che unì due centri vitali inglesi le città di Liverpool e Manchester.

E in Italia? Ebbene in Italia, precedendo di quasi un anno e di qualche decennio gli Stati Uniti d’America e non spinti dalla corsa di mezzo mondo verso l’epoca industriale, il 3 ottobre 1839 si inaugurò il primo tratto italiano di ferrovia lungo la strada ferrata che da Napoli portava a Portici e successivamente a Nocera Inferiore. Questa volta il cavallo di ferro sbruffando fu in compagnia giacché la sua corsa avveniva ai piedi del Vesuvio che a quell’epoca portava il “pennacchio” della nuvola di fumo bianca e proprio per questo la locomotiva a vapore fu chiamata “Vesuvio”. Fu un celebratissimo avvenimento l’inaugurazione della prima ferrovia italiana. Il Re in persona, Sua Maestà Borbonica Ferdinando II, presenziò all’evento e dopo che la banda della guardia reale ospitata nel convoglio di coda lo omaggiò con il bell’inno di Paisiello “Iddio conservi il Re per lunga e lunga età come nel cor ci sta viva Fernando il Re! Iddio lo serbi al duplice trono dei Padri suoi Iddio lo serbi a noi! viva Fernando il Re!”, Ferdinando parlò in francese e disse “Questo cammino ferrato gioverà senza dubbio al commercio e considerando come tale nuova strada debba riuscire di utilità al mio popolo, assai più godo nel mio pensiero che, terminati i lavori fino a Nocera e Castellammare, io possa vederli tosto proseguiti per Avellino fino al lido del Mare Adriatico”.

Come sappiamo Iddio non salvò Ferdinando e casa Bordone e i progetti di collegamento tra Napoli e la sponda adriatica furono abbandonati per privilegiare l’avvicinamento anche ferroviario tra il Sud e il Nord d’Italia che negli anni seguenti vedrà tanti “terroni” affollare i treni per raggiungere il Nord industrializzato mentre a Pietrarsa (nelle vicinanze di Portici) si eresse il museo delle Ferrovie Italiane e si immagazzinarono le vecchie locomotive a vapore compresa la prima che inaugurò la storia della ferrovia italiana.

(Franco Seccia, 3 ottobre 2020)