La cerimonia di premiazione al Santuario del SS. Crocifisso, un vero gioiello architettonico di Galatone

GALATONE (Lecce) – Un’aria tiepida ed un cielo incerto di sole accompagnano la nostra nuova visita a Lecce, città bomboniera d’arte e d’architetture barocche che ne fanno uno straordinario unicum, con il dedalo di viuzze lastricate che conducono al cuore del suo centro storico. Vi entriamo dalla possente Porta Napoli, di fronte l’obelisco. Ne ammiriamo nei dettagli chiese, il teatro Paisiello, case, cortili, piazzette, portali, finestre e balconi, nella tipica pietra color miele e ambra. Il tutto è impreziosito dai ricchi ghirigori degli orpelli e delle sculture. Le vie sono strette e le prospettive più marcate, fin quando non s’arriva alla grande piazza della Cattedrale, dove la splendida città nelle sue vie contenute s’allarga nel contorno architettonico, che anzi ne è suggestiva cornice, e lo svettante campanile quasi è il guardiano di tanta bellezza. Ancora un po’ di strada angusta, piena di bottegucce con articoli di mani artigiane e souvenir, fin quando non si riconquistano spazi di cielo in Piazza sant’Oronzo, il patrono della città erto su una colonna, laddove il barocco cede alle più antiche e superbe vestigia dell’anfiteatro romano.

Galatone, altare maggiore del Santuario

La città è piena di turisti, molti stranieri, che sciamano per le vie rapiti nell’ammirazione e nello stupore, in questa prima domenica di maggio. Queste sono le meraviglie del Belpaese, i suoi tesori. E Lecce ne è uno degli esempi luminosi. Lasciamo la città nel primo pomeriggio, un vago accenno di pioggia subito rientrato. Si va verso Galatone. È un incanto il paesaggio del Salento, ornato di ulivi d’antico impianto, di fichi fronzuti, mandorli e vigneti su terre fresate di fresco sovente divise da piccole muraglie in pietre disposte a secco. Ogni tanto tra gli ulivi spunta un “nuraghe” di sassi imbruniti dal tempo, sembra quasi un tempio nella bellezza di questa campagna salentina. Solo intristisce la vista delle ferite lasciate dalla xylella, che purtroppo sta martoriando questa parte di Puglia, il Salento, con gli ulivi dalle chiome disseccate o con i rami già mutilati. E tuttavia segni di recupero si notano, qua e là, ad alimentare la speranza della fine di tale sciagura. Appena una ventina di chilometri lungo l’agevole arteria che porta al mare di Gallipoli e già il profilo di cupole e campanili annuncia Galatone, graziosa cittadina il cui nome dal greco richiama il latte, preziosa per le sue architetture medievali e barocche che ne fanno uno dei Borghi autentici d’Italia. Con origini greco-bizantine, Galatone è stata strategica nella sua posizione, nella difesa dalle scorrerie saracene, come raccontano le sue residue Mura urbiche e il Castello normanno.

Patria del più grande umanista dell’Italia meridionale, il filosofo medico e astronomo Antonio De Ferraris (Galatone, 1444 – Lecce, 1517) detto il Galateo – cui è dedicato un importante Premio letterario – Galatone espone le bellezze architettoniche delle sue numerose chiese tardo-rinascimentali e barocche, dei palazzetti ottocenteschi e delle tipiche case con le corti. Meritano una visita la chiesa matrice Collegiata dell’Assunta, a croce latina, con splendida facciata e il campanile, con magnifico battistero lapideo finemente scolpito, le opere pittoriche di Donato Antonio d’Orlando sugli altari e un prezioso Martirio di San Sebastiano di Mattia Preti, e ancora la chiesa di San Sebastiano e San Rocco, le chiese di San Francesco, San Giovanni Battista, Madonna delle Grazie, tutte cinque-seicentesche, la chiesa della Madonna Odigitria e l’abbazia d’origine basiliana di Sant’Angelo della Salute, entrambe duecentesche, il cinquecentesco Palazzo Marchesale, infine lo splendido Santuario del SS. Crocifisso della Pietà.

Non ultimo a caso questo vero gioiello architettonico e artistico, il Santuario del SS. Crocifisso, costruito a fine Seicento dopo il crollo della preesistente chiesa. Magnificente la facciata barocca, realizzata su tre ordini in pietra leccese e carparo, arricchita di statue. L’interno finemente decorato, con ampio uso d’oro zecchino, specie nel fastoso altare maggiore riccamente lavorato, abbellito con colonne tortili e bassorilievi, alla cui realizzazione dedicò l’ingegno l’architetto Giuseppe Zimbalo. Al centro dell’altare l’icona del SS. Crocifisso, risalente al XIV secolo. Sul transetto s’alza la cupola ottagonale interamente affrescata. Interessanti anche i dipinti che corredano il tempio, elevato nel 1796 a Santuario da papa Pio VI. E’ uno degli edifici di culto più rappresentativi del barocco salentino. L’icona del SS. Crocifisso e i suoi miracoli scandirono le diverse fasi costruttive del tempio e l’opera di architetti, progettisti, capimastri, scalpellini, pittori e scultori. Questo gioiello lascia incantato e stupefatto chiunque per la prima volta vi entri, ammirato dal suo folgorante splendore.

E’ in questo luogo di magnificente bellezza e spiritualità che si “celebra” domenica 6 maggio la prima edizione del Premio di Arte e Poesia Sacra, promosso e organizzato dall’Associazione culturale internazionale Verbumladiart, che ha sede a Galatone. Presieduta dall’infaticabile operatrice culturale e poetessa Regina Resta, Verbumlandiart dirama le sue attività in campo letterario, artistico e sociale sia Italia che all’estero. Hanno dato il patrocinio e collaborazione a questo singolare Premio d’arte e poesia sacra il Rettore del Santuario SS. Crocifisso, don Angelo Corvo e la Caritas diocesana, con il suo direttore don Giampiero Fantastico, infine il Centro Studi Michele Prisco di Napoli. Grande il successo di partecipazione e di qualità delle opere presentate al Premio, nato per promuovere l’integrazione tra persone, artisti e poeti di culture diverse, che si misurano sul versante della Pace fra i popoli, sullo sfondo d’un modello di società inclusiva che vive le differenze culturali come risorsa e mai come un problema. L’evento, infatti, rientra nel Progetto della “Catena della Pace” che Verbumlandiart sta portando avanti, coinvolgendo artisti, poeti, scrittori, giornalisti, musicisti. Arte e Poesia, dunque, come strumento di dialogo interculturale e di educazione alla Pace, di formazione e sviluppo.

Don Angelo Corvo, Massimo Milone e Regina Resta

Sono le 6 della sera, l’ora d’inizio della cerimonia di premiazione. Antonio Settanni conduce con garbo, professionalità e speditezza una serata densa di presenze e significati. S’inizia con i saluti della Municipalità di Galatone, presente con la vice sindaco Daniela Colazzo e l’assessore ai Servizi sociali Caterina Dorato. Richiama il significato culturale del Premio la vice sindaco, unitamente ai valori profondi dei quali l’evento è portatore, nel tempo complicato che il mondo sta vivendo con il rischio di allargare le aree di guerra, con vittime innocenti specie bambini, che fanno urlare il bisogno di Pace. Ringrazia quindi Regina Resta per l’intensa opera di promozione culturale e della città, che va ben oltre i confini della Puglia. Seguono quindi gli indirizzi di saluto del Rettore del Santuario, don Angelo Corvo, e di don Giuseppe Venneri, vice direttore della Caritas della diocesi Nardò-Gallipoli, anche a nome del direttore don Giampiero Fantastico.

Quindi l’intervento della presidente Regina Resta, che nel salutare gli illustri ospiti italiani e stranieri, sottolinea la feconda attività culturale messa in campo da Verbumlandiart, che di recente ha prodotto eventi a Caserta e Pesaro e prossimamente la vedrà impegnata in un’iniziativa letteraria a Capri, in una missione in Serbia, a Novi Sad, e in altre iniziative culturali in preparazione che riguarderanno Egitto e Uzbekistan. Rivolge il saluto agli ospiti stranieri presenti, George Onsy, poeta e pittore egiziano, docente all’Università del Cairo, e dall’India Sethi Krishan Chand – poeta scrittore, fotografo d’arte, editore -, un artista di livello internazionale. Chiama quindi nel presbiterio – per l’occasione diventato un piccolo palcoscenico – l’Ospite d’onore Massimo Enrico Milone, direttore di Rai Vaticano, cui viene consegnato il Premio Speciale per il Giornalismo con una Targa che reca la seguente motivazione: “Per la coerenza giornalistica e professionale dimostrata nel corso della sua lunga esperienza nel campo dell’informazione, con visione obiettiva ed equilibrata. Misurato nello stile, ha garantito un livello giornalistico d’inchiesta di altissimo spessore”. Entrato in Rai nel 1979, presso la Sede Regionale per la Campania, Massimo Milone segue da inviato, in particolare per il TG1, alcuni dei più importanti avvenimenti, come il terremoto dell’Irpinia, il bradisismo flegreo, il terrorismo e il rapimento di Ciro Cirillo. Della TGR Campania nel 2003 diventa Caporedattore fino al 2013, quando è chiamato a Roma per assumere la responsabilità di Rai Vaticano. Numerosi i riconoscimenti per l’attività giornalistica, è autore di diverse pubblicazioni, tra libri e saggi giuridici, tra i quali tre volumi che riguardano papa Francesco, il cui pontificato egli ha seguito dall’inizio. Ha insegnato al Master di giornalismo presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Dal 2002 al 2009 è stato Presidente nazionale dell’Unione Cattolica Stampa Italiana, dopo esserne stato Segretario generale.

Massimo Milone, nel ringraziare per l’onore che gli è reso con il tributato Premio Speciale, con un breve intervento tratteggia la sua esperienza giornalistica alla guida di Rai Vaticano, punto privilegiato d’osservazione dell’attività “rivoluzionaria” di papa Francesco, anche nel campo della comunicazione. Un pontefice eletto in una congiuntura particolarmente difficile, seguita alle dimissioni di Benedetto XVI – unico precedente quello di Celestino V nel 1294 – eppure così densa di cambiamenti, nella sostanza e nelle forme esteriori, non sempre giustamente compresi anche da qualche ambiente della Curia vaticana. Eppure, sebbene in presenza di difficoltà, l’opera di rinnovamento di papa Francesco prosegue, ricentrando l’attenzione della Chiesa sempre più verso le periferie del mondo e verso gli ultimi, richiamando i cristiani alla testimonianza autentica nel servire e nel farsi umili. Segni profetici che quasi ogni giorno trovano sostanza in gesti significativi del Pontefice “venuto da lontano”, eppure così vicino nel cuore e nella comunione non solo dei cristiani, ma di tutti gli uomini di buona volontà.

A questo punto ha inizio la premiazione degli artisti, le cui opere sono state esposte dal 1° maggio nella chiesa di San Sebastiano e San Rocco, in una rassegna curata dal critico d’arte Carlo Roberto Sciascia. Accanto a lui, nel presbiterio, la Giuria del Premio d’Arte sacra composta da Francesco Danieli (Presidente), storico e iconologo, Nicola Ancona, pittore, Ada Fedele, restauratrice, Giovanni De Cupertinis, storico dell’arte. Viene conferito il Premio Speciale a Tommaso Filieri per la Scultura e a Liala Cosma per l’Iconografia, Premio alla Carriera allo scultore Arnaldo Stifani. Il Premio d’Arte Sacra, a tema “Il Golgota 2000 anni dopo”, viene tributato ai vincitori così classificati nelle seguenti tre sezioni. PITTURA: 1° Franco Casalini, 2° Leonilda Fappiano, 3° Maria Comparone; SCULTURA: 1° Donato Ungaro, 2° Mariana Mele, 3° Mina Natale; FOTOGRAFIA: 1° Carlo Solidoro, 2° Paolo Lizzi ed ex aequo Miguel Acosta Jara.

Menzioni d’onore a Madia Ingrosso, Anna Alemanno, Ana Buda, Anna Frappampina, Antonio Dell’Onze, Daniela e Sebastiano Cardinale, Irma Dongiovanni, Sante Damone.

La Giuria del Premio di Poesia Sacra, composta da Annella Prisco (Presidente), scrittrice, Goffredo Palmerini, giornalista e scrittore, Mario Mennonna, docente di Lettere, e don Angelo Corvo, consegnano i riconoscimenti ai vincitori così classificati nelle due sezioni del Premio. POESIA SACRA a tema libero: 1° Cosetta Taverniti (Dove lo porterà la sete), 2° Giuseppe Milella (La tavolozza dell’amicizia) ex aequo Teresa Esposito (Che sia sempre Natale!), 3° Giovanna Iacovone (Gli indifferenti). Premio Speciale della Giuria a Saverio Martiradonna (Gli uomini sono come le piante) e Premio alla Cultura a Bruna Caroli. POESIA SACRA a tema “Il Golgota 2000 anni dopo”: 1° Giampiero Donnici (Dimenticato), 2° Laura Volante (Scandalo) ex aequo Augusta Tomassini (La voce di Dio), 3° Vito Casavola (Pace) ex aequo Annamaria Colomba (Quell’antico cammino di morte). Premio Speciale del Presidente ad Annalena Cimino (Col capo chino), Premio Speciale della Giuria a Sonia Colopi (Braccia aperte), Premio Speciale Verbumlandiart a Rossella Maggio (Io/Dio), Menzione d’onore a Pasqua De Siati (Redentore), Premio alla Cultura a Zorica Mitic.

Viene infine conferita Targa d’onore alla Carriera agli artisti e poeti George Osny (Egitto) e Sethi Krishan Chand (India). Significativi e toccanti i brevi indirizzi di saluto e gratitudine verso gli organizzatori del Premio che hanno consentito di gettare ponti di amicizia e futura collaborazione con Egitto e India. Nel corso della cerimonia hanno proposto apprezzati intermezzi musicali il flautista Stefano De Florio (Ave Maria di Giulio Caccini e Cantico delle creature di Riz Ortolani) e la Soprano Alessia Mariagrazia Vantaggiato Terragno (Amazing grace e Mater Jubilei), in applauditissime esecuzioni. Si conclude così la prima edizione del Premio. Con notevoli apprezzamenti e lusinghieri giudizi già pone le basi per la prossima edizione nel 2019, trovando nell’originalità del tema e nella qualità degli artisti e poeti il giusto viatico per nuovi successi. L’indomani, nella mattinata calda e rilucente d’un sole precocemente estivo, prima di riprendere la via del ritorno, con Carlo Roberto Sciascia e Leonilda Fappiano si fa una puntata sulla costiera, a Santa Maria al Bagno e Santa Caterina. Lo Jonio riluce d’azzurro, l’acqua traspare di perla e smeraldo nelle calette tra gli scogli bruni, inverditi da ciuffi d’erbe e piante salmastre. Sulle colline che degradano al mare essenze di macchia mediterranea affidano gli odori del risveglio ad una brezza leggera. È intrigante il mare del Salento, come i profumi e i colori di questa sapida terra, e intriganti le ancestrali tradizioni della sua gente generosa e gentile.

Goffredo Palmerini, 11 maggio 2018