L’intervento di Reuven Rivlin, Presidente dello Stato di Israele (da La Stampa)

Questa settimana cade un anniversario straordinario per il popolo ebraico. Settant’anni dalla fondazione dello Stato di Israele e dalla realizzazione, per la prima volta in due millenni, del sogno dell’indipendenza ebraica nella nostra patria. Ma questa pietra miliare non è solo un’occasione di festa per Israele, è una celebrazione per tutto il mondo libero. Perché, mentre Israele entra nel suo ottavo decennio, noi ricordiamo settant’anni di una democrazia vitale e di una società civile forte e indipendente – la prima del suo genere in Medio Oriente. Per quasi tre quarti di secolo, questa nazione, Israele, ha tenuto alta la fiaccola della libertà e dell’uguaglianza in una regione difficile. L’impegno per i valori di libertà di parola, di opinione e di religione è la pietra angolare di Israele come Stato ebraico e democratico – insieme ebraico e democratico.

Sono stati sette decenni nel segno del successo, nell’innovazione, nel commercio, nel mondo accademico, in medicina e molto altro ancora. Lavorando duramente abbiamo fatto fiorire il deserto e anche l’alta tecnologia. Abbiamo sviluppato sistemi che riescono a ricavare l’acqua dal nulla e collaborato a realizzare auto che si guidano da sole. 
Nelle università e negli ospedali israeliani ogni giorno si fanno nuove scoperte per contribuire a risolvere alcuni dei problemi che da secoli rappresentano una sfida per l’umanità. Da settant’anni, Israele è disponibile, nella nostra regione e in tutto il mondo, a condividere la nostra conoscenza e la nostra esperienza; dalla sicurezza alimentare alla sicurezza informatica, oggi Israele sta aiutando a creare un domani migliore per milioni di persone. Inoltre, in questi settant’anni, siamo riusciti a fare la pace con molti ex nemici. Ma nessuna nazione è un’isola. Non ci saremmo mai riusciti senza l’aiuto di così tante persone in tutto il mondo. Uomini e donne, ebrei e non ebrei, che hanno dedicato le loro vite al sionismo e al benessere del popolo israeliano. E non avremmo mai potuto farlo senza i nostri alleati – Paesi in tutto il mondo con i quali abbiamo sviluppato forti e solide relazioni e amicizie radicate nei valori condivisi e costruite grazie alla cooperazione. Oggi più che mai, la cooperazione internazionale è la chiave per un futuro migliore, più sicuro, più pacifico. 

Guardando al futuro, speriamo di non dover aspettare altri settant’anni per la pace in questa regione. Israele non smetterà di provaci, di battersi per la pace. Sì, certo, faremo di tutto per difenderci. Possiamo essere costretti a costruire barriere per fermare i terroristi, o ad agire in modi diversi per garantire la sicurezza del nostro popolo, ma non chiuderemo mai la porta alla pace. Questi sono tempi difficili in molti luoghi della Terra, forse non più che nel Medio Oriente. Ma oggi guardiamo a questi settant’anni e vediamo chiaramente che il progresso non è solo possibile, ma necessario. E a settant’anni dalla prima volta che la bandiera israeliana con la Stella di David è stata issata, Israele continua a ispirare il mondo e il suo popolo continua a ispirarmi.

(Reuven Rivlin, La Stampa 16 aprile 2018)