[ACCADDE OGGI]

Il 6 aprile 1924, vigendo lo Statuto Albertino dell’Italia sabauda e passato un anno e mezzo dalla marcia su Roma, gli italiani maschi che avevano compiuto i ventun anni, compresi quelli che non avevano fatto il militare, furono chiamati a votare su una scheda e non più su un foglio da imbustare  i nomi e i partiti per il rinnovo del Parlamento. La novità della tornata elettorale consisteva nel meccanismo per l’attribuzione dei seggi secondo lo schema del  sistema proporzionale con un premio di maggioranza alla lista che raggiungeva il 25% nel collegio unico nazionale delle  sedici circoscrizioni elettorali per l’elezione della Camera dei Deputati.

La legge del nuovo sistema elettorale recava la firma del sottosegretario alla presidenza del consiglio Giacomo Acerbo, quello che accompagnò Mussolini dal re per ricevere l’incarico di capo del governo dopo la marcia su Roma e lo stesso che firmò con Tito Zaniboni il patto di pacificazione con i socialisti. Fu approvata dalla Camera il 21 luglio 1923 e dal Senato il successivo 18 novembre con i voti a favore dei fascisti, dei popolari, dei liberali e della destra. Nonostante la tregua tra fascisti e socialisti le elezioni si svolsero in un clima infuocato  con diversi episodi di violenza e alla fine prevalse il listone del Partito Nazionale Fascista quasi triplicando  la soglia del 25% prevista per il premio di maggioranza. Ai fascisti fu attribuito il premio di maggioranza pari ai due terzi della composizione della Camera e alle opposizioni fu attribuito il restante terzo in parte rosicchiato da una lista civetta di appoggio al listone Mussolini.

Storia di altri tempi che però,  tra sistema proporzionale con premio di maggioranza, liste civette e necessità di governabilità, ci porta ai nostri tempi passando per Scelba, Mattarella, porcellum e … . In ogni caso è la nostra storia, la storia di un paese che crede nella libertà e nella democrazia pur sapendo che, come diceva Churchill che di democrazia si intendeva: “La democrazia funziona quando a decidere sono in due e uno è malato”.

(Franco Seccia/com.unica, 6 aprile 2019)