Dal disturbo del comportamento alimentare al dismorfismo corporeo o vigoressia

Nella nostra società l’apparenza, l’immagine del corpo, di un corpo perfetto, costituisce un punto di forza e di potere. Il look è definito da canoni estetici rigidi, che impongono un rispetto assoluto di quei dettami, pena l’esclusione e la svalutazione. La discrepanza tra come si è nella realtà con l’ideale dell’immagine corporea è correlata a sintomi e a sentimenti di insoddisfazione e può determinare una instabilità emotiva associata ad un modo di vivere e di essere inautentico. Il disagio generale a sua volta può sfociare in un senso di alienazione ed estraneazione dal mondo e dagli altri. L’attribuzione estetica definisce l’immagine che si ha di sé, mettendo in gioco l’autostima e il valore personale. Si adottano così atteggiamenti compensatori e di “salvaguardia” i quali mirano a ripristinare un’immagine che esca dal confronto sociale adeguata agli standard e pertanto soddisfacente.

I disturbi del comportamento alimentare (DA) sono patologie complesse che portano la persona ad avere un rapporto distorto con il cibo, il peso e la propria immagine corporea, e si presentano con caratteristiche cliniche e psicopatologiche differenti. La più recente versione del DSM-V, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (2013), riorganizza i Disturbi Alimentari nell’ottica della diffusione di nuove forme patologiche, considerata la multiformità e multifattorialità della patologia stessa, definendo la categoria diagnostica “Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione”.

L’obiettivo della revisione è di definire una maggiore continuità diagnostica tra adolescenza ed età adulta, per rendere facile una diagnosi anche in età infantile e adolescenziale, unificando quindi i Disturbi dell’Alimentazione con i Disturbi della Nutrizione, che nel DSM-IV (1994) erano inseriti tra i disturbi a insorgenza nell’infanzia e nell’adolescenza. Tra le diagnosi: l’Anoressia nervosa, la Bulimia nervosa, il disturbo da alimentazione incontrollata (BED), il Disturbo evitante o restrittivo dell’assunzione di cibo, il Disturbo da ruminazione, la Pica, il Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione con altra specificazione (Night Eating Syndrome), e il Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione non specificati. I soggetti con disturbi alimentari, se non trattati in tempo, incorrono in un graduale ed irreparabile peggioramento del quadro clinico, con una seria compromissione della salute di tutti gli organi e degli apparati cardiovascolare, endocrino, gastrointestinale, ematologico, scheletrico e del sistema nervoso centrale. In alcuni casi il danno può arrecare la morte. Negli ultimi anni assistiamo al graduale abbassamento dell’età dell’insorgenza, soprattutto di anoressia e bulimia, fino a casi di bambini di otto o nove anni. L’insorgenza precoce può provocare gravi danni permanenti ai tessuti che non hanno ancora raggiunto la giusta maturazione, come le ossa e il sistema nervoso centrale.

In alcuni casi, il senso di inadeguatezza corporea, l’autostima fragile, l’insoddisfazione che nasconde la sensazione di vuoto incolmabile, generano un senso di sgradevolezza che va a motivare la necessità di cambiare il proprio corpo, percepito non conforme ai canoni di bellezza riconosciuti dalla società: quindi i soggetti maschi vorrebbero essere più muscolosi, mentre le femmine vorrebbero essere più magre. Qui il disturbo del comportamento alimentare, in comorbilità con un disturbo ossessivo compulsivo, si manifesta nel Disturbo di Dismorfia Corporea o Muscolare, o Vigoressia (conosciuta anche con il nome di Anoressia Riversa). Un disturbo poco conosciuto è di cui si parla ancora meno. Nei soggetti con dismorfia muscolare, soprattutto se uomini, vi è una distorta immagine di sé stessi, l’insoddisfazione viene trasferita sul corpo, il senso di inadeguatezza li induce a chiudersi e ad evitare i contatti sociali, con un fallimento costante nelle relazioni interpersonali. Uno degli aspetti che va sottolineato è che in questi soggetti c’è un’importante correlazione tra la taglia muscolare e l’autostima. Quindi lo sviluppo della muscolatura garantisce l’accettabilità sociale. Tale disturbo colpisce in maniera silente la popolazione sportiva soprattutto maschile. Questo porta al consumo indiscriminato di steroidi anabolizzanti: queste sostanze, dannose per l’organismo, aiutano i muscoli a raggiungere un notevole livello di sviluppo, non ottenibile con il semplice esercizio fisico e possono provocare danni fisici e psichici importanti. Per ottenere il corpo desiderato si sottopongono inoltre a diete ferree in cui sono ammessi solo alimenti iperproteici, rilevanti per lo sviluppo muscolare, mentre sono esclusi i carboidrati e i cibi che contengono grassi. Attualmente è ampiamente accertato che la dismorfia muscolare sia più frequente nei maschi, sebbene siano stati documentati anche casi di donne con severa dismorfia muscolare.

La preoccupazione costante di non essere sufficientemente dotati a livello muscolare, porta a una notevole dipendenza dall’esercizio fisico, unita ad una attenzione eccessiva e maniacale alla dieta. il soggetto con questo tipo di disturbo arriva ad allenarsi diverse ore al giorno, sacrificando la vita affettiva, relazionale, sociale e persino lavorativa.

Di sicuro i soggetti a rischio di sviluppare un disturbo di dismorfia fisica vivono spesso una situazione permanente di frustrazione e perdita, unite a un vissuto di non accettazione e mancata realizzazione personale. In questi soggetti sono spesso presenti altre categorie di disturbi riferiti a una personalità delirante, come la schizofrenia, il disturbo depressivo maggiore, la fobia sociale. Sentire la propria immagine corporea minacciata può sviluppare comportamenti disfunzionali, spesso influenzati dalla cultura di appartenenza. Questo spiegherebbe la larga diffusione di questa patologia negli ultimi tempi. In questo contesto, la Vigoressia e l’Anoressia sono concettualmente molto simili, essendo entrambe espressione di un disagio interno con sé stessi, gli altri e il mondo con cui si entra in contatto, anche se le differenze riguardano solamente l’ideale corporeo stabilito culturalmente: questo indica la necessità di orientare la ricerca verso una valutazione più sensibile delle preoccupazioni maschili legate alla percezione del corpo. Mentre dall’altro lato si potrebbero aprire sottocategorie significative dei disturbi dell’alimentazione, utili a classificare e comprendere meglio l’esperienza maschile in questo campo, riferita soprattutto alla forma e al peso del corpo.

Nadia Loreti, com.unica 31 marzo 2018