Oltre 800 mila giovani americani, semplici cittadini e numerose star hanno sfilato nel centro di Washington nella “March For Our Lives” per chiedere maggiori controlli nel possesso delle armi (Washington Post). Gli artefici della marcia sono gli studenti sopravvissuti alla strage di Parkland, in Florida, dove nel giorno di San Valentino un 19enne apriva il fuoco in un liceo uccidendo 17 ragazzi. Altre centinaia di manifestazioni sono state organizzate in tutti gli Stati americani e in ogni continente.

I sopravvissuti di quella strage sono e sono venuti a Washington per guardare dritto in faccia la politica: “Politici rappresentateci o andate via!”, ha scandito dal palco Cameron Kesky. Molti di loro voteranno nel 2018 e nel 2020. Ed è al futuro che punta questo movimento, nato dalle lacrime e diventato speranza: “Questo è il giorno in cui comincia un nuovo luminoso futuro per gli americani. E se credete che questo sia un buon giorno, aspettate di vedere cosa sarà domani!”, ha detto ancora Kesky. “Noi siamo la generazione del cambiamento”, dice Ann, che viene dalla Pennsylvania, ha 18 anni e sottolinea con orgoglio: “Sono già registrata per votare.”

Piazze gremite in tutto il Paese: centinaia di persone hanno sfilato a New York City, Boston, Chicago, Houston, Minneapolis, Atlanta, Denver, Seattle, Los Angeles. Centinaia di migliaia. Oltre 20mila anche a Parkland. Tra i ragazzi ci sono anche i vip: George Clooney con la moglie Amal a Washington: “Mi avete reso nuovamente orgoglioso del mio Paese”, ha scritto l’attore in una lettera agli studenti del liceo di Parkland. Paul McCartney a New York ha ricordato John Lennon: “Uno dei miei migliori amici è stato ucciso da un’arma proprio qui vicino”.

Hanno conquistato le strade, ma potranno mai conquistare il Congresso?, si chiede Politico. L’obiettivo primario è infatti quello di ottenere dal Congresso leggi più severe per le vendite di armi, specie quelle a ripetizione, in modo da frenare le stragi che, con macabra puntualità, si ripetono negli istituti scolastici di tutto il paese. “Mio nonno aveva un sogno – ha detto dal palco di Washington la nipotina di Martin Luther King, 9 anni – e anch’io ho un sogno: un mondo senza le armi”.

(com.unica, 25 marzo 2018)