Ospite a Matrix, Berlusconi ha annunciato la candidatura di Antonio Tajani come premier e leader del centrodestra (Repubblica). Appena prima, sullo stesso palco con Salvini, Meloni e Fitto, aveva confermato l’impegno a non unirsi in coalizioni con altri partiti se non verrà raggiunta la maggioranza (HuffPost). Sul palco c’è stata qualche punzecchiatura tra il leader di Forza Italia e quello della Lega. Il primo ha voluto sottolineare l’importanza di provvedimenti da varare subito le agevolazioni fiscali per i giovani mentre il segretario della Lega lo ha corretto: al primo posto c’è l’abolizione della legge Fornero. E quando Salvini ha parlato della legittima difesa, Berlusconi lo ha interrotto più volte per raccontare aneddoti e barzellette sullo stesso tema. Lo stesso leader del Carroccio ha incassato ieri un importante endorsement dagli Stati Uniti: l’ex stratega della Casa Bianca, Steve Bannon, è volato a Roma per dichiarare (anche se non è stabilito un incontro ufficiale) il suo supporto a Matteo Salvini per la retorica antieuropeista e la posizione sull’immigrazione.

Anche Gentiloni dichiara, in un’intervista al Corriere, di preferire il ritorno al voto rispetto al rischio di un’affermazione delle forze populiste, sebbene questo “darebbe un’impressione di fragilità e instabilità”. Questo rischio, afferma, si può evitare solo “votando per la coalizione di centrosinistra perché oggi queste idee prevalgono anche nel centrodestra. Un ritorno alle urne darebbe certo un’impressione di fragilità e instabilità, ma sarebbe peggio se si scegliesse la via del populismo”. E risponde a Di Maio, che ha già inoltrato al Quirinale la lista dei ministri (12 uomini e 5 donne, tra cui molti tecnici), sostenendo che “è chi va all’opposizione che presenta un governo ombra”. “Chi vince fa i governi veri. E poi è cambiata la legge elettorale, non siamo più ai tempi delle sfide Prodi-Berlusconi, e dunque trovo davvero ridicolo questo giochino che sono tutti candidati premier, dal leader di CasaPound in su. Ma de che?”

Nella lista di Di Maio i ministri sono quindi tutti dei tecnici, con le sole eccezioni dei deputati Riccardo Fraccaro ai rapporto con il Parlamento e Alfonso Bonafede alla Giustizia. Ha suscitato curiosità in particolare il ministro ombra all’Economia, il 40enne Andrea Roventini, professore associato alla Scuola Sant’Anna di Pisa. Interrogato dal Sole 24Ore sul tema del rapporto deficit/Pil, ha detto: “Il rapporto deve certamente calare, principalmente attraverso la crescita economica e non con surplus crescenti di bilancio. Finora si è agito solo sul numeratore ma in Europa abbiamo avuto recentemente molti esempi disastrosi, come la Grecia e la Finlandia. Studi teorici ed empirci dimostrano che le politiche di austerità sono auto-distruttive, cioè danneggiano l’economia senza stabilizzare i conti pubblici.”

(com.unica, 2 marzo 2018)