“La tentata strage di stampo razzista di Macerata impone una profonda riflessione sulla pericolosa diffusione del fenomeno del razzismo”. Ad affermarlo sono le 16 organizzazioni ed enti locali che fanno parte del progetto “Voci di Confine”: Amref Health Africa – Italia Onlus, Amref Health Africa – Headquarters, Africa e Mediterraneo, Associazione Le Réseau, Centro Servizi Volontariato Marche, Centro Studi e Ricerche Idos (IDOS), Comitato Permanente per il Partenariato Euromediterraneo (COPPEM), Comune di Lampedusa, Comune di Pesaro, Etnocom, Internationalia, Provincia Autonoma di Bolzano, Regione Puglia, Rete della Diaspora Africana Nera in Italia (REDANI), Step4, Terre des Hommes Italia. “Voci di confine”- progetto cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo – è nato nel 2017 per “dare spazio a una cittadinanza che non si sente rappresentata dalla chiusura delle frontiere e che vive l’accoglienza e l’integrazione dei migranti come possibilità di arricchimento e sviluppo”.

I DATI
Contro il fenomeno del razzismo e delle discriminazioni l’Italia ha un sistema normativo in teoria bene attrezzato (leggi 654/1975, 205/1993, 40/1998, DL 9-7-2003 n.215). Tuttavia i dati ufficiali ci raccontano di un’Italia in cui i casi di razzismo sono all’ordine del giorno. Nel 2016 l’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) ha aperto 2.939 istruttorie per casi segnalati di discriminazione di cui 2.652 sono risultate pertinenti (in media più di 7 al giorno). Il 69% riguardano fatti discriminatori per motivi etnico-razziali. L’ODIHR (Office for Democratic Institutions and Human Rights) dell’OSCE, che raccoglie ogni anno i dati sugli hate crimes in Italia, segnala che su 555 crimini d’odio rilevati dalle Forze dell’Ordine nel 2015 369 erano relativi a episodi di razzismo e xenofobia. A cui si aggiungono altri 101 casi riportati da organizzazioni della società civile.  La relazione della Commissione d’indagine del Parlamento Italiano su fenomeni di odio, intolleranza, xenofobia, e razzismo (nota come Commissione Jo Cox) dimostra l’esistenza di una Piramide dell’odio alla cui base si pongono stereotipi, rappresentazioni false o fuorvianti, insulti, linguaggio ostile “normalizzato” o banalizzato e, ai livelli superiori, le discriminazioni e quindi il linguaggio e “i crimini di odio”.
“Cavalcare lo stereotipo che la presenza degli immigrati sia la base di tutti i problemi degli italiani o mettere in connessione l’immigrazione con il tema della sicurezza, si sta dimostrando una tendenza molto pericoloso” dichiara Renata Torrente, referente di Voci di Confine per Amref, organizzazione capofila. “La narrazione sui cittadini di origine straniera presenti in Italia va normalizzata su dati precisi di realtà e con informazioni corrette; l’intento di Voci di Confine è anche contrastare il razzismo mettendo in piedi una campagna di comunicazione e azioni di sensibilizzazione che usano e citano ricerche, dati e fonti autorevoli sul fenomeno della migrazione, chiamando tutti alla responsabilità di fare altrettanto se si vogliono sostenere o mettere a confronto opinioni diverse”. 
“Gli avvenimenti occorsi a Macerata nei giorni scorsi sono un campanello di allarme che non dobbiamo sottovalutare come cittadini, prima di tutto, e poi come operatori del terzo settore”, ha dichiarato Simone Bucchi, Presidente CSV Marche, una delle organizzazioni che fanno parte del progetto Voci di Confine. “Da anni siamo impegnati per rafforzare le reti territoriali che mettono al centro i bisogni delle persone più vulnerabili, e continueremo a farlo con ancora maggior convinzione, lavorando nel mondo del volontariato, rivolgendoci ai giovani e ai ragazzi, interloquendo con gli enti locali e con tutti coloro che come noi credono fermamente che le Marche siano una regione plurale, solidale e accogliente verso ogni individuo desideroso di costruirsi un futuro qui, a prescindere dal colore della pelle o dalla religione professata. Il nostro impegno nel progetto Voci Di Confine sarà, per queste ragioni, ancora più consapevole e ci rendiamo disponibili a dialogare con tutti coloro che vogliono impegnarsi per raccontare una storia diversa della migrazione e dell’accoglienza”.
La Rete della Diaspora Africana (Redani), parte del progetto Voci di confine, ha dichiarato, in merito al ferimento a Macerata di cinque persone: “riteniamo che questo atto di una gravità enorme sia la conferma della regressione culturale in corso nel Paese. Non crediamo che il Sig. Luca Traini abbia un mandante per il crimine commesso, ma siamo convinti che questo atto criminale si è potuto commettere, perché c’è un clima generalizzato di intolleranza verso lo straniero”.