“Durante il primo mese di quest’anno, risulta che circa 60 bambini siano stati uccisi in Siria a causa delle violenze incessanti nel Ghouta orientale, a Damasco, Idlib e Afrin”. La denuncia arriva da Fran Equiza, rappresentante dell’UNICEF in Siria, che aggiunge: “Molti altri sono stati feriti durante i combattimenti in corso”. “Gennaio è stato un mese terribile per i bambini in Siria”, riferisce Equiza. “In particolare, nei giorni scorsi, a causa delle violenze sempre più intense nei villaggi vicino a Idlib, sembra siano morti dei civili, compresi donne e bambini. Il 4 febbraio, gli attacchi su di un ospedale supportato dall’UNICEF a Ma’arrat al-Nu’man hanno messo fuori servizio il centro sanitario. L’UNICEF sta raccogliendo maggiori informazioni sulle vittime e sulla portata dei danni. Questo è il quarto attacco segnalato a un ospedale in Siria solo nel 2018”.

“Il 2 febbraio”, continua il rappresentante UNICEF, “a Damasco rurale è esploso un residuato bellico esplosivo in un cortile scolastico nel sobborgo di Jdedet al-Fadel, dove dei bambini stavano giocando a calcio. L’esplosione ha ucciso 1 bambino e ne ha gravemente feriti 8 che sono ricoverati in ospedale e rimangono in condizioni di salute critiche. L’UNICEF continua il suo programma di formazione sui rischi connessi alle mine, iniziato nel 2016”. “Dal 20 gennaio, l’acuirsi dei combattimenti ad Afrin sembra aver costretto un numero stimato di 15.000 persone a scappare dalle aree rurali verso la città di Afrin, dove sono ospitati da cittadini o hanno trovato rifugio in scuole pubbliche ed edifici non ancora terminati”, continua Equiza. “I partner dell’UNICEF hanno fatto ripartire alcune attività per la protezione dei bambini nel campo per sfollati interni di Robar, raggiungendo circa 110 bambini con attività ricreative e formazione sui rischi connessi alle mine. L’accesso è ancora molto, molto difficile”. “Durante la notte del primo febbraio”, riferisce sempre Equiza, “una stazione di pompaggio dell’acqua che era stata riabilitata dall’UNICEF a Kafromeim, Saraqab, a Idlib è stata bombardata e attualmente è fuori servizio. La stazione di pompaggio serviva 18.000 persone. La situazione umanitaria a Idlib si sta deteriorando. Le scuole sono state chiuse in molte aree a causa delle violenze e fonti locali riportano la mancanza, e il relativo aumento dei prezzi, di prodotti di base come cibo, medicine e carburante. Solo nelle ultime settimane, circa 250.000 persone sono state sfollate sia all’interno sia vicino al governatorato di Idlib a causa dei combattimenti in corso”. 

“In termini di risposta, le Nazioni Unite sono state in grado di ripristinare gli aiuti transfrontalieri verso Idlib il 31 gennaio”, spiega il rappresentante UNICEF. “Il primo febbraio, l’UNICEF ha inviato sei camion che trasportavano aiuti, fra cui kit sanitari e nutrizionali essenziali per 8.000 persone, coperte per 25.000 bambini e kit ricreativi per 40.000 bambini. Ieri, 6 febbraio, l’UNICEF ha inviato altri 14 camion con aiuti. Nella parte occidentale di Aleppo rurale, con i suoi partner, l’UNICEF continua a raggiungere i bambini che scappano dalle violenze a Idlib in 10 campi per sfollati interni con attività ricreative, supporto psicosociale e formazione sui rischi connessi alle mine. Anche nella parte orientale di Aleppo rurale, l’UNICEF ha cominciato a inviare acqua in diversi campi per sfollati interni da Idlib, per rispondere ai bisogni di acqua potabile in aumento. La risposta punta a raggiungere circa 100.000 persone in 40 campi per sfollati interni”. 

Osserva Equiza che “i bambini stanno subendo le conseguenze più pesanti delle violenze nel Ghouta orientale, dove stanno vivendo sotto assedio dal 2013. Nel Ghouta orientale vive il 95% delle persone sotto assedio in Siria oggi. L’ultimo convoglio delle Nazioni Unite è stato inviato alla fine di novembre 2017”. “L’UNICEF ricorda a tutte le parti in conflitto i loro obblighi di proteggere sempre i bambini”, conclude Equiza. “Dobbiamo poter raggiungere i bambini che hanno bisogno di assistenza umanitaria immediatamente e senza restrizioni, ovunque siano in Siria. Nel Ghouta orientale la nostra risposta è limitata. Chiediamo accesso per i convogli una volta a settimana; chiediamo a tutte le parti che ci consentano di entrare e di far evacuare tutti i bambini le cui condizioni mediche lo richiedano. Le diverse parti in conflitto possono fare in modo che questo accada, permettendo immediatamente agli operatori umanitari di raggiungerli con assistenza salvavita”. 

(Fonte Unicef)