Dopo il venerdì nero, la settimana di Wall Street si è aperta con un nuovo crollo. Il Dow Jones ha subito la perdita peggiore dal 2011, registrando un -4,6%, il Nasdaq ha ceduto il 3,78%, lo S&P 500 il 4,11%. Tutto questo mentre l’economia Usa accelera, la disoccupazione scende e i sondaggi danno i repubblicani in recupero verso le elezioni di Midterm. Cosa succede? I crolli sui mercati sono dovuti ai timori che la crescita dell’economia possa portare a un aumento dell’inflazione che spingerebbe la Fed a un rialzo dei tassi più aggressivo (Bloomberg). Chiudono in rosso anche le principali Borse europee (Cnbc), Milano è scesa dell’1,64%. È tuttavia un tracollo che non fa così paura se si guarda il contesto, scrive il New York Times. I problemi in Borsa in altri termini hanno oscurato un fatto importante: l’economia americana è in ottima salute.

Sono arrivate ieri le assicurazioni della Fed: il nuovo presidente del board Jerome Powell, ufficialmente in carica da ieri, ha assicurato che la banca centrale “sosterrà la crescita, l’occupazione e la stabilità prezzi” attraverso le sue politiche (Ansa). Quanto alla Bce, in un’anticipazione del Bollettino economico, si sottolinea che la riforma delle tasse varata negli Stati Uniti potrebbe comportare una riduzione delle entrate fiscali nei Paesi dell’Ue (Agi). ll presidente della Bce Mario Draghi ha detto che il board manterrà invariati i tassi “per un periodo esteso” per i timori legati all’oscillazione dell’inflazione. Una risposta indiretta al pressing per un rialzo dei tassi di Deutsche Bank, scrive l’HuffPost. Oggi si tiene il discorso del presidente della Bundesbank Jens Weidmann.

Dal fronte Brexit  si segnala che oggi a Bruxelles si apre un nuovo round negoziale. Il capo negoziatore europeo Michel Barnier, ieri a Londra, ha detto che se il governo britannico lascerà l’unione doganale saranno introdotte barriere al commercio (Bbc).

(com.unica, 6 febbraio 2018)