Palazzo Martinengo, storica residenza nel cuore di Brescia, si prepara ad accogliere, dal 20 gennaio al 10 giugno, l’esposizione “Picasso, De Chirico, Morandi. 100 capolavori del XIX e XX secolo dalle collezioni private bresciane“. La rassegna, curata da Davide Dotti e organizzata dall’Associazione Amici di Palazzo Martinengo, col patrocinio della Provincia di Brescia e del Comune di Brescia, prosegue l’indagine sul collezionismo privato bresciano avviata nel 2014 con la mostra che proponeva una selezione di dipinti antichi rinascimentali e barocchi, tra cui spiccavano i lavori di Moretto, Savoldo, Romanino e Ceruti. Per questo nuovo appuntamento, il focus sarà invece l’arte fiorita tra il XIX e il XX secolo, prendendo avvio dai lavori dei maestri del neoclassicismo (Appiani, Basiletti, Gigola e Vantini) fino ad arrivare a quelli informali di Burri, Manzoni, Vedova e Fontana degli anni cinquanta e sessanta del ‘900, passando attraverso correnti e movimenti artistici come il romanticismo, il futurismo, la metafisica e il “Ritorno all’ordine”.

All’interno del percorso espositivo, verrà presentato per la prima volta al pubblico, un capolavoro inedito di Pablo Picasso ritrovato dal curatore Davide Dotti e recentemente autenticato dalla Fondazione Picasso di Parigi. Una “clamorosa scoperta”, come spiega il curatore della mostra, un ritrovamento di straordinaria rilevanza storico-critica, avallato negli scorsi mesi dalla Fondazione Picasso di Parigi, diretta da Claude Ruiz Picasso, figlio del grande artista spagnolo. Della tela, eseguita il 9 maggio 1942, si conosceva fino ad oggi solo un disegno, che ne riprende puntualmente la parte destra della composizione, a testimoniare le geniali soluzioni iconografiche adottate dal maestro. Una serie di altri disegni, pubblicati in parte in Zervos e interamente in Chipp e Wofsy, non erano fino a questo momento stati messi in relazione con l’opera, dalla quale invece derivano, come dimostra l’orientamento in controparte del cranio dell’animale rispetto agli altri dipinti sul tema, e la presenza di elementi ambientali che compaiono solo nel nostro dipinto. L’opera è stata eseguita in un momento tragico dell’esistenza di Picasso – per via della guerra e di lutti personali – e insieme ad altre (quelle di Brera e Düssseldorf in primo luogo) va intesa come l’introduzione di un preciso motivo iconografico, da leggersi come un memento mori. Qui, però, complicato da elementi vitalistici e da motivazioni puramente pittoriche di analisi formale, con un pieno recupero della scomposizione di matrice cubista dei piani degli oggetti, non solo in chiave espressiva – come Picasso fa in quegli anni – ma appunto di ricerca formale. Nell’insieme la potenza espressiva e la qualità del dipinto sono altissime: si tratta di un’opera fondamentale per rileggere la serie delle teste di toro e la produzione di Picasso negli anni della guerra.  “Una scoperta memorabile che capita una volta nella vita”, afferma Dotti, “un vero capolavoro ritrovato, per decenni gelosamente custodito nella medesima collezione e che ora, per la prima volta in assoluto, sarà eccezionalmente visibile”.

Per quasi cinque mesi, Palazzo Martinengo diventerà un “museo ideale” dove confluiranno una preziosa selezione di capolavori ricercati, acquistati e amati dalle più illustri famiglie bresciane che, quadro dopo quadro, hanno dato vita a raccolte uniche per qualità, varietà e vastità. Il collezionismo bresciano si può suddividere in due distinte categorie: quello di estrazione aristocratico-nobiliare, che riguarda soprattutto la pittura dell’800, e quello frutto dell’intuito e della passione per l’arte di industriali, professionisti ma anche di semplici appassionati.

Il percorso espositivo si aprirà con opere di autori – da Luigi Basiletti ad Angelo Inganni, da Faustino Joli a Francesco Filippini, da Giovanni Renica ad Achille Glisenti, da Arnaldo Soldini a Cesare Bertolotti fino a Emilio Rizzi – che hanno rappresentato la gloria della scuola pittorica bresciana dell’800, per poi lasciare spazio ai capolavori dei grandi maestri del ‘900 di caratura internazionale che hanno rappresentato le colonne portanti dei vari movimenti e delle correnti succedutesi nel corso dei decenni: Balla, Boccioni, Depero, De Chirico, Savinio, Severini, Morandi, Carrà, De Pisis, Sironi, Burri, Manzoni, Vedova e Fontana.

La mostra “Picasso, De Chirico, Morandi, 100 capolavori del XIX e XX secolo dalle collezioni private bresciane” è accompagnata e documentata da un prezioso catalogo Silvana Editoriale.