Il presidente americano, Donald Trump, ha confermato che gli Stati Uniti riconosceranno Gerusalemme come la capitale di Israele, e che è stato avviato il processo per trasferire l’ambasciata da Tel Aviv (New York Times). Per Trump questa operazione sarà “un formidabile tributo alla pace” e un rilancio del dialogo tra israeliani e palestinesi. Così facendo, scrive Reuters, capovolge decenni di politica estera americana.

Esulta il premier israeliano Benjamin Netanyahu, per cui questo è un “giorno storico”: per Israele “qualunque accordo di pace deve passare da questo riconoscimento”, ha detto, confermando che lo status dei luoghi santi per ebrei, cristiani e musulmani non cambierà (Haaretz). Per il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, la decisione di Trump “mina ogni sforzo di pace” (Times of Israel).

Critiche e condanne a Trump sono arrivate da molti Paesi, tra cui Unione europea, Francia, Gran Bretagna, Russia e Cina. Per la Turchia la decisione è “irresponsabile”, l’Arabia Saudita parla di “provocazione per i musulmani di tutto il mondo”. Condanne anche da Iran, Libano e Giordania. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si dice preoccupato per i negoziati di pace, e Papa Francesco ha chiesto che venga rispettato lo status quo. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha detto che Berlino non sosterrà la posizione americana (Bbc).

Dal mondo arabo arrivano minacce e proteste (Al Jazeera): il rischio è che gli Stati Uniti non vedano più riconosciuto il loro ruolo di mediatori per la pace in Medio Oriente, isolandosi. L’Onu ha convocato per venerdì una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza.

(com.unica, 7 dicembre 2017)