[ACCADDE OGGI]

L’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, che trae l’acronimo, come sempre, dalla sua definizione in inglese (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization), è stata fondata dopo l’ultima guerra con lo scopo di “promuovere la pace e la comprensione tra le nazioni con l’istruzione, la scienza, la cultura, la comunicazione e l’informazione per promuovere il rispetto universale per la giustizia, per lo stato di diritto e per i diritti umani e le libertà fondamentali”.

In questo quadro ha avuto una storia anche controversa perché, nell’epoca della “guerra fredda”, alcuni paesi, con alla testa gli USA e la Gran Bretagna, si ritirarono da questa organizzazione accusandola di essere il traino dei paesi comunisti e del terzo mondo per diffondere bugie contro “l’Occidente” in materie educative, scientifiche e culturali. Poi, calmatesi le acque e caduti i muri d’oltre cortina, tutti rientrarono e l’Unesco, da Parigi dove ha sede, ha continuato a dispensare i suoi storici certificati di “patrimoni orali e immateriali dell’umanità” e ad elargire i contributi necessari per la salvaguardia del patrimonio culturale anche immateriale a rischio di estinzione.

L’elenco di questi riconoscimenti è vastissimo e comprende alcune cose inaspettate come la salvaguardia delle danze in girotondo dei discendenti degli schiavi nigeriani, il rispetto e la conservazione degli abiti femminili indossati dagli uomini del popolo “yoruba” antichi abitanti della Nigeria e del Togo, il rispetto della strada che dal cimitero porta alla casa del morto lastricata di cibo, di fiori e di candele durante la festività indigena dedicata ai morti ne “El Día de los Muertos” in Messico, ed altre centinaia di “perle” che non ci devono far sorridere perché sono parte della storia dell’umanità anche se non da tutti conosciute.

Ebbene, “accadde” che il 24 novembre 2014, lo “Zibibbo” di Pantelleria fu inserito nella lista dei Patrimoni orali e immateriali dell’umanità dell’Unesco e tale definitivamente dichiarato il successivo 26 novembre. Tutti conosciamo questo vino profumatissimo e dal sapore eccezionale che ci fa vivere i colori e le atmosfere del Mediterraneo. Chi non ne ha goduto, sia come vino da dessert, sia come ottimo aperitivo se servito rigorosamente freddo? “Pratica agricola tradizionale di coltivare la ‘vite ad alberello’ della comunità di Pantelleria”, recita la motivazione del riconoscimento Unesco al vino Zibibbo ed è la prima pratica agricola al mondo ad ottenere questo prestigioso riconoscimento.

Purtroppo, anche l’attestazione di “agricoltura eroica” per la capacità di sopravvivere nei secoli in una terra arida e difficile, conferita dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ai viticoltori di Pantelleria, e il continuo calo della produzione, ci inducono a riflettere con preoccupazione su un vino forse destinato a scomparire. Speriamo di no se il riconoscimento Unesco al vino Zibibbo ha un senso. Speriamo di no e confidiamo negli aiuti che possono arrivare dal “mondo” agli agricoltori di Pantelleria e anche a quelli della zona tra Erice e Mazara del Vallo perché l’antica tradizione di questo straordinario “passito” possa continuare.

(Franco Seccia, 24 novembre 2020)