La procura spagnola ha ordinato la carcerazione preventiva per otto membri del governo catalano con le accuse di sedizione, ribellione e malversazione. Per l’ex vicepresidente Oriol Junqueras e sette ministri, tra cui quello degli Esteri e della Giustizia, esiste secondo la giudice Carmen Lamela, accogliendo la richiesta fatta dalla procura della Audiencia Nacional, il rischio di “distruzione o alterazione di prove”, così come di “reiterazione del reato”. All’ex titolare dell’Industria Santi Villa, dimessosi 24 prima della dichiarazione di indipendenza, è invece accordata la possibilità di pagare la cauzione e tornare libero (ElMundo).

Oggi potrebbe arrivare anche un ordine di arresto europeo nei confronti dell’ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont, che intanto da Bruxelles dice all’emittente catalana TV3: “Esigo la liberazione immediata dei ministri” (ElPais). La sindaca di Barcellona Ada Colau ha parlato di “giornata nera” e chiesto un “fronte comune per la libertà dei prigionieri politici”. Anche il leader di Podemos Pablo Iglesias ha criticato la mossa di Madrid (ElMundo) e parole di condanna sono arrivate dai vertici del club blaugrana del Barcellona. Migliaia di persone si sono radunate davanti al Parlamento catalano, mentre un’altra manifestazione è prevista per il 12 novembre.

Appare evidente che la questione catalana riguarda tutta l’Europa. E mentre i leader del vecchio Continente sembrano in imbarazzo, quasi a far intendere che quel che sta accadendo è un affare solo spagnolo, ci ha pensato lo stesso Puigdemont a mettere in chiaro, nella sua conferenza stampa in tre lingue (in spagnolo, catalano e francese) che la sua intenzione è quella di mettere l’Europa davanti alle sue responsabilità: “Sono qui a Bruxelles come capitale d’Europa”, rilevando che la crisi in Catalogna “è una questione europea e voglio che l’Europa reagisca”. Ma in realtà, come fa notare oggi la rivista Atlantic l’UE, almeno formalmente, non dispone dei poteri per intervenire sulla Catalogna. Secondo l’articolo 4 del trattato di Lisbona, l’UE deve rispettare le “funzioni essenziali di Stato” dei suoi Stati membri (come la Spagna), tra cui “garantire l’integrità territoriale dello Stato, mantenere la legge e l’ordine e salvaguardare la sicurezza nazionale”. Inoltre, con altre sfide incombenti come la Brexit e la riforma della zona euro, è improbabile che la Commissione europea possa affrontare questioni in cui in ultima analisi non ha giurisdizione. “Se l’UE deve fare un passo avanti significativo, hai bisogno di Francia e Germania, ma hai bisogno anche di altri Stati come la Spagna”, ha detto Richard Youngs, un esperto di relazioni internazionali di Carnegie Europe. “Certo, aggiunge Youngs, molto può ancora accadere da oggi alle elezioni di dicembre”, e anche se il governo farà di tutto per togliere ossigeno alle istanze separatiste, abbiamo a che fare con un problema di lungo termine che difficilmente potrà essere affrontato se il governo di Madrid rimarrà fermo sulle sue posizioni di intransigenza e non farà alcuna concessione alla Catalogna.

(com.unica, 3 novembre 2017)