La Bce lascia i tassi di interesse invariati, ma riduce gli acquisti di titoli di Stato da 60 a 30 miliardi al mese a partire dal prossimo gennaio. Il Quantitative easing, lo strumento che la Bce ha utilizzato in questi anni per tenere bassi gli spred e regolare l’inflazione, andrà avanti fino alla fine del 2018 (Il Sole 24 Ore). I tassi resteranno invariati fino a 2019 inoltrato (FinancialTimes): il tasso principale è allo 0%, quello sui depositi resta negativo allo -0,4% mentre quello sui prestiti marginali è a 0,25%. La Bce può tornare tuttavia ad allungare ulteriormente gli acquisti di titoli oltre settembre 2018, se dovesse essere necessario. La stessa Bce continuerà a reinvestire in titoli di pari durata e quantità i bond che verranno in scadenza. Per Draghi serve ancora una politica espansiva “Perché l’inflazione di base continui a rafforzarsi e sostenga gli sviluppi nel medio termine, è ancora necessario un ampio grado di accomodamento monetario” – ha detto il Presidente della Bce.

Le parole di Draghi tranquillizzano le Borse, che chiudono in territorio positivo trainate da Milano e Madrid (IlSole24Ore). Sul fronte dei cambi, l’euro ha perso quota nei confronti del dollaro, sfondando anche il livello di 1,17 dollari. La moneta unica si è indebolita dopo l’annuncio della riduzione del Quantitatve Easing e poi ha accelerato verso il basso dopo che Puigdemont ha smentito elezioni anticipate a dicembre. Il petrolio è salito, all’indomani dei dati americani che hanno testimoniato un rialzo delle scorte per la prima volta da cinque settimane. Ora tocca ai governi, fa notare Renzo Rosati (IlFoglio).

(com.unica, 27 ottobre 2017)