A Barcellona migliaia di persone (450 mila secondo la polizia) hanno manifestato ieri nel centro cittadino al grido di “indipendenza” o “TV3 sarà sempre nostra”, a cui hanno partecipato anche la sindaca di Barcellona Ada Colau e il presidente catalano Puigdemont. La marcia era stata stata convocata per chiedere la scarcerazione dei leader delle organizzazioni indipendentiste ANC e Òmnium, Jordi Sànchez e Jordi Cuixart, arrestati nei giorni scorsi. Poi in tarda mattinata è arrivato l’annuncio del capo del governo Rajoy, di voler attivare l’articolo 155 della Costituzione, e questo fatto ha determinato una contrapposizione ancora più netta. In un appello rivolto all’Ue i manifestanti hanno denunciato il «colpo di stato» del premier spagnolo e hanno chiesto all’Unione di «aiutare la Catalogna, salvare la Spagna, salvare l’Europa».  Un testo letto dal palco ha avvertito che «oggi non è morta l’autonomi catalana, è morta la democrazia in Spagna». 

L’attivazione dell’articolo 155 – concordato tra il Partito popolare, il Partito socialista e il movimento Ciudadanos – ha infatti come conseguenza diretta la sospensione del presidente della Generalitat Carles Puigdemont e di tutto il suo esecutivo, oltre che la convocazione delle elezioni nella regione entro sei mesi. Rajoy, alla fine della riunione, ha affermato che il processo che ha portato al referendum è stato “un processo unilaterale, contrario a quello di chi ha cercato il confronto”. E ha continuato: “La sensazione è che alcuni desideravano raggiungere questa situazione, nella quale si applica l’articolo 155 della Costituzione: la Generalitat non poteva fare di peggio”, ha detto Rajoy. “Non era né il nostro desiderio, né la nostra intenzione (arrivare a questo punto)”. Rajoy ha inoltre accusato Barcellona di aver tentato d’”imporre” al governo spagnolo e che non c’è stato un vero e proprio dialogo, il quale se praticato “al di fuori della legge è profondamente antidemocratico”. Gli obiettivi del governo centrale non sono altro che quelli di ripristinare la legalità, garantire la neutralità delle istituzioni, preservare i servizi pubblici e la ripresa economica e difendere i diritti di tutti i catalani.

L’esecutivo di Madrid ha accusato la Generalitat di aver disobbedito agli obblighi di legge, danneggiando seriamente l’interesse generale della Spagna; lamenta il deterioramento della coesistenza in Catalogna e il danno economico provocato dall’esodo di imprese che hanno lasciato la regione con notevoli conseguenze economiche. Rajoy ha voluto tuttavia assicurare che non ci saranno limitazioni della libertà personale e che le decisioni del governo dovranno essere approvate a maggioranza assoluta in Senato riunito in sessione plenaria. Questo significa che entro questa settimana l’Articolo 155 potrebbe essere definitivamente approvato, con tutte le conseguenze che questa misura comporta. La procura generale dello stato spagnolo ha già pronto il testo della denuncia per «ribellione» nei confronti del President Carles Puigdemont se nei prossimi giorni sarà dichiarata l’indipendenza della Catalogna, sottolinea il quotidiano catalano La Vanguardia. E la denuncia potrebbe essere accompagnata da una richiesta di arresto per il President: il codice penale prevede infatti pene fino a 30 anni per questo reato, di cui potrebbero essere accusati anche i ministri catalani. 

Carles Puigdemont ha definito il via libera all’articolo 155 “un attacco” del governo che così “si pone fuori dallo Stato di diritto”, come lo è “agire impunemente con violenza contro cittadini pacifici” e “perseguitare idee e mezzi di comunicazione” o creare “instabilità económica”. Puigdemont ha detto che chiederà un dibattito in Parlamento nei prossimi giorni per rispondere al capo del governo centrale, Mariano Rajoy, sulla sua intenzione di “liquidare” l’autogoverno e la democrazia della Catalogna e la democrazia e per “agire di conseguenza”. Per Puigdemont Madrid con questa decisione ha inflitto il “più grave golpe” alla Catalogna da quando il “dittatore Francisco Franco” decise la soppressione della autonomia. “Il governo spagnolo si è proclamato illegalmente rappresentante” dei catalani, ha affermato ancora Puigdemont, con la volontà di creare un “direttorio” per guidare la Catalogna direttamente da Madrid.

(com.unica, 22 ottobre 2017)