Il Sì stravince con il 90% con un’affluenza del 42% ma moltissime schede elettorali sono state requisite dal governo. Il voto in un clima da guerra civile.

“Con il referendum i catalani si sono guadagnati il diritto a uno Stato indipendente in forma di Repubblica”: così il presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, ha annunciato che nei prossimi giorni in una sessione ordinaria del parlamento verrà effettuata la “dichiarazione formale di indipendenza” che segnerà l’inizio del processo costituente (El Paìs). La decisione potrebbe essere presa al riguardo a partire da mercoledì, ipotizza la stampa catalana.

Come ci si aspettava, il Sì all’indipendenza ha stravinto (90,09%), almeno in base alle 2.262.424 schede elettorali che non sono state “requisite” dal governo centrale spagnolo (ne mancano da scrutinare sono 15 mila). L’affluenza è stata del 42,34%, ma sarebbe potuta salire al 55% se 440 seggi non fossero stati sigillati, impedendo l’accesso a circa 770 mila persone.

Per impedire l’accesso alle urne la polizia ha usato proiettili di gomma e caricato i votanti che facevano resistenza: le autorità catalane parlano di 844 cittadini feriti, quelle spagnole di 33 agenti feriti (Ansa). Il governo non riconoscerà l’esito del voto, il premier ha convocato una riunione con le forze politiche per discutere i prossimi passi. Ma la missione di Rajoy è quasi impossibile, scrive il Financial Times. Puigdemont ha lanciato un appello all’Europa perché cessi di ignorare la crisi catalana e le violazioni dei diritti umani di cui si è resa responsabile la Spagna: “L’Ue non può continuare a guardare dall’altra parte”, ha detto, “abbiamo guadagnato il diritto di essere rispettati in Europa” “Lo stato spagnolo ha scritto oggi una pagina vergognosa della sua storia in Catalogna”. “E’ una vergogna che accompagnerà per sempre l’immagine dello Stato spagnolo, dai tempi del franchismo non si vedeva una tale violenza di stato”, ha accusato il portavoce del governo Jordi Turull, minacciando di portare Madrid “davanti ai tribunali internazionali”. “Oggi la Spagna ha perso la Catalogna”, ha sentenziato l’ex presidente Artur Mas.

Il governo spagnolo invece ha definito invece “esemplare” l’operato della polizia in difesa dello stato: “Hanno agito in forma professionale e proporzionale”, ha detto la vicepremier Soraya de Santamaria. “Abbiamo dovuto fare quello che non volevamo”, ha aggiunto il prefetto in Catalogna Enric Millò. Per il premier Rajoy, che ha parlato in serata in diretta tv, il referendum in Catalogna “è stato una sceneggiata” degli indipendentisti. La maggioranza della popolazione non ha partecipato e “ha rispettato la legge senza rumore. Hanno ignorato la consultazione e si sono messi dalla parte della democrazia e della Costituzione”. 

Costretto dalla federazione a scendere in campo, il Barcellona ha disputato il suo match a porte chiuse con il Las Palmas. “Quando in Spagna non si votava c’era il franchismo: io sono orgoglioso di essere catalano” ha detto Gerard Piquè, difensore del Barcellona, dopo la partita, parlando in lacrime delle tensioni per il voto sull’indipendenza della Catalogna. “Il Pp e il capo del governo Mariano Rajoy mentono, dicono che siamo una minoranza ma siamo milioni. In sette anni mai una forzatura, mai una violenza. Ma quale sia il suo livello si vede, va in giro per il mondo e non sa neanche l’inglese…” Intanto i principali sindacati catalani hanno convocato uno sciopero generale “nazionalista” per domani.

(com.unica, 2 ottobre 2017)