Presentato a Palermo, nella sala delle Lapidi di Palazzo delle Aquile, il nuovo saggio di Carmelo Fucarino “Il Genio di Palermo. Vita morte e miracoli di un Dio “. Sono intervenuti Leoluca Orlando, sindaco di Palermo e i professori Ignazio E. Buttitta e Tommaso Romano coordinati da Vito Mauro.

Qui di seguito alcune oservazioni sull’opera a firma di Carmelo Fucarino: “Numerosi sono i testi e gli opuscoli che hanno trattato del Genio di Palermo, soprattutto negli ultimi anni, sulla scia delle ipotesi e delle proposte di itinerari turistici e sull’onda di disagi politici. Questo saggio si propone di raccogliere tutte le testimonianze e le interpretazioni su questo straordinario personaggio del palcoscenico palermitano e di tentare di ricavarne una sua esatta identificazione storica, per quanto può essere concesso dalla sua ininterrotta, ma lunga rinascita in nuove ed imprevedibili metamorfosi, amplificazioni e deformazioni, dettate da suggestioni mitologiche e da interessati asservimenti politici.

Ho perciò intrapreso nella prima parte una precisa e approfondita indagine sulla tipologia del fenomeno e sulle proteiformi personalità con le quali si è manifestato nella perenne ed ininterrotta storia culturale, transitata negli innesti e nelle simbiosi cultuali di Oriente ed Occidente, fino al Daimon greco e al Genius latino. Ho scoperto che questa entità, chiamiamola divinità o demone, come indifferentemente è stata qualificata anche in epoche identiche, affonda le radici nell’anima collettiva a cominciare dalla comparsa dell’uomo “storico” e in tutte le più antiche e differenti religioni. Sempre l’uomo si è sentito scrutato da un’arcana entità esterna, ben disposta a proteggerlo, ma anche pronta a danneggiarlo. Ho seguito perciò lo sviluppo di questa sensazione interiore e ne ho verificato storicamente l’esistenza in tutte le civiltà e soprattutto ne ho analizzato la sua persistenza nello straordinario ed onnipresente Daimon greco, dalle evanescenze omeriche fino alla reale percezione socratico-platonica e all’evoluzione diabolica nei neoplatonici. La persistenza e la continuità mi sono apparse evidenti nel similare Genius latino e nelle sue modifiche e acclimatazioni socio-politiche, nella onnipresenza nella vita e nelle cose del Romano. L’indagine è stata esclusivamente documentaria, letteraria in ambito poetico e filosofico, ma anche archeologica ed iconografica.

La seconda parte scende in medias res ed in corpore vili, analizza le mirabili ed eterogenee presenze del dio in ogni angolo della città di Palermo, dal centro alla periferia, nei luoghi più impensabili e nelle forme rappresentative più diverse, nella scultura, nel mosaico, nella pittura, nell’arazzo, e le sue evoluzioni storiche, per concludersi con la sintesi immaginifica della fontana della Villa Giulia, che ne riassume e ne banalizza le origini misteriosofiche e mistiche, in quel clima particolare tra Illuminismo evidente nelle sue geometrie e nei suoi simbolismi e la sue volgarizzazioni massoniche alla Gagliostro. Ne segue lo sviluppo ideologico e simbolico dalla sua prima apparizione tra Quattrocento e Cinquecento e le sue agglutinazioni e interpretazioni in linea con i nuovi eventi e protagonisti politici delle dominazioni cittadine, fino alla malaugurata sconoscenza e sua ignoranza nei secoli ultimi, nonostante le lamentazioni per il suo colpevole ed insipiente abbandono. Se i potentati antichi lo volsero a loro simbolo e lo adeguarono ad interprete del loro potere, tra aquile e cani, i moderni governanti, più laici e miscredenti, hanno trovato altri demoni da esaltare. D’altronde ad andare indietro nel tempo, dopo la lunga elaborazione del teatro Politeama, in epoca savoiarda, il simbolo moderno della Repubblica e dell’Autonomia resta l’area littoriale del fondo Villarosa, con il cosiddetto Grattacielo e la piazza e gli edifici del Banco di Sicilia con altre profanazioni e altri miserevoli abbandoni. Fu il preludio del sacco di Palermo, tra demolizioni notturne e stragi.” 

(Carmelo Fucarino/com.unica, 18 settembre 2017)