Migliaia di persone nella Sagrada Familia – vero obiettivo dei terroristi – alla messa per la pace.

Da tre giorni, scrive Repubblica, uno dei terroristi catturati in Spagna sta collaborando con la polizia. Si tratta di Mohamed Houli Chemlal, 20 anni, l’unico sopravvissuto all’esplosione del covo di Alcanar dove il gruppo stava fabbricando gli esplosivi. Sono le sue rivelazioni che hanno permesso di ricostruire i legami all’interno della cellula catalana. Intanto continuano le ricerche Younes Abouyaquou, il 22enne in fuga, sospettato di essere l’autista del furgone. Decine i posti di blocco, ma la polizia non esclude che possa aver superato il confine con la Francia (Reuters). La moschea di Ripoll, luogo di predicazione dell’Imam Es Satti leader della cellula, aveva passato diversi controlli senza nessun sospetto di radicalizzazione (La Vanguardia). Julian Cadman, il bimbo australiano di 7 anni che risultava disperso da giovedì, è tra i 13 morti dell’attentato sulla Rambla (Guardian).

Nella Sagrada Familia si è tenuta una messa in ricordo delle vittime. Numerosi, come nelle manifestazioni per la pace all’esterno, gli esponenti della comunità musulmana (La Stampa). Circa 1800 persone – tra cui il re Felipe VI e la regina Letizia, il premier spagnolo Mariano Rajoy, il presidente della Generalitat, Carles Puigdemonte, e il sindaco di Barcellona, Ada Colau – si sono riunite in preghiera nel capolavoro neogotico e incompiuto di Gaudì, indicato nelle ultime ore come il vero obiettivo del commando terrorista che voleva farla saltare in aria prima di spostarsi nel cuore della città catalana e sconvolgerla con la stessa macabra metodologia usata negli attentati di Nizza e Berlino di un van lanciato a tutta velocità sulla folla. 

Ma oggi nessun Paese può sentirsi un’isola. Fino a qualche settimana fa in Finlandia il livello di allerta era il più basso in Europa. L’attacco di giovedì, qualificato come attentato terroristico, è stata una sveglia per il governo (Ft). Migliorano intanto le condizioni dell’italiana ferita dall’assalitore (Sky).

“Non credo alla propaganda di un singolo sito jihadista”, ha detto il premier Paolo Gentiloni, ospite al Meeting di Rimini, sulle minacce rivolte dall’Isis all’Italia via Telegram. “Ma nessun Paese è al riparo”. Il primo ministro ha ribadito il suo sostegno allo Ius soli ma non è detto che sul provvedimento sia messa la fiducia a settembre.

(com.unica, 21 agosto 2017)