Secondo il governo italiano, dagli Stati Uniti “non sono mai stati trasmessi elementi di fatto” all’Italia sull’assassinio di Giulio Regeni. È la risposta ufficiale di Palazzo Chigi all’articolo del magazine del Nyt secondo cui Washington aveva informato Roma della complicità dei servizi segreti egiziani nell’uccisione del ricercatore (Ansa). Una replica “debole”, scrive l’HuffPost. “Uno Stato che si rispetti non abbandona e non tradisce i suoi cittadini”, l’editoriale odierno del Corriere. L’annuncio del governo ribadisce questi impegni, e afferma che con un capo missione al Cairo sarà più facile perseguirli. L’articolo del New York Times aveva rivelato che l’intelligence statunitense acquisì prove che Giulio Regeni era stato rapito, torturato e ucciso dai servizi di sicurezza egiziani poche settimane dopo la sua morte. La Casa Bianca avrebbe avvertito il governo Renzi, ma “per evitare di svelare l’identità della fonte non furono passate le prove così com’erano, né fu detto quale degli apparati di sicurezza egiziani si riteneva fosse dietro l’omicidio”. 

La notizia del ritorno in Egitto dell’ambasciatore italiano ha scatenato molte polemiche. Un investigatore affiancherà l’ambasciatore: ecco le condizioni per il rientro in Egitto – scrive oggi Repubblica.  La decisione non ha trovato d’accordo la famiglia Regeni, che si è detta “indignata per le modalità, la tempistica ed il contenuto della decisione del Governo italiano. Rimandare ora, a Ferragosto, l’ambasciatore in Egitto “ha il sapore di una resa confezionata ad arte”. Ha espresso perplessità anche Amnesty International che ha parlato di rinuncia da parte del governo “all’unico strumento di pressione per ottenere verità nel caso di Giulio Regeni di cui l’Italia finora disponeva”. Una svolta nelle indagini viene comunque registrata in una nota congiunta firmata dal procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone e il procuratore generale della Repubblica Araba D’Egitto Nabil Ahmed Sadek.  “L’impegno del Governo italiano – afferma in una nota il ministro Alfano – rimane quello di fare chiarezza sulla tragica scomparsa di Giulio”. “Solo quando avremo la verità sul perché e chi ha ucciso Giulio, quando ci verranno consegnati, vivi, i suoi torturatori e tutti i loro complici – la replica stizzita della famiglia Regeni -, solo allora l’ambasciatore potrà tornare al Cairo senza calpestare la nostra dignità”.

(com.unica, 17 agosto 2017)