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Qui di fronte al civico 7 di una casa che non c’è più, il 15 giugno del 1920 nasceva Alberto Sordi attore ed indimenticabile interprete della storia di ogni italiano…parte ormai indelebile di ognuno di noi…”, così si legge sulla targa apposta sul civico 12 di Via San Cosimato a Trastevere.

Quarto figlio dell’insegnante Maria Righetti e del maestro Pietro Sordi, orchestrale dell’Opera di Roma, Alberto era naturalmente avviato al canto e studiò da basso. Ma più che dal bel canto fu attratto fin da bambino dal mondo del varietà e le tentò tutte per esibirsi sulle tavole dei palcoscenici dell’arte leggera: fu presentatore e intrattenitore, macchiettista e comico, ballerino e cantate. La sua inconfondibile voce fu notata dai selezionatori della Metro Goldwyn Mayer alla ricerca di doppiatori per il cinema e fu l’ineguagliabile prestatore di voce a Oliver Hardy, a Anthony Quinn, a Robert Mitchum e a Pedro Armendarez. Incontrò così il Cinema dopo qualche comparsa come in “Scipione l’Africano” e dopo la sonora bocciatura alla scuola di arte drammatica a causa della sua inarrestabile inflessione dialettale.

Alberto Sordi diventerà l’Albertone nazionale per le oltre cento pellicole che lo vedranno protagonista, amato e respinto, ma sempre fantastico interprete dell’italiano medio (ma qual’è quello fuori dalla media?) con i suoi mille difetti ma anche con la sua umanità. Resta per tutti un’icona intramontabile della peculiarità dell’essere italiano, ineguagliabili nell’ “Arte di arrangiarsi”, zelanti e addomesticabili come ne “Il Vigile”, mammone come ne “Lo Scapolo doro”, arruffoni come ne “I magliari”, tornacontisti e voltagabbana come “in tutti a casa”. Ma anche eroi come “Un eroe dei nostri tempi”, perseguitati come “Un detenuto in attesa di giudizio” e navigatori emigranti sfortunati come “Bello onesto emigrato in Australia…”. Rigorosamente nostalgici e tradizionalisti come nel “Nestore, l’ultima corsa”. Sempre e principalmente burloni e depositari di grandi verità come ne “Il Marchese del Grillo” che declamerà “io so’ io e voi non siete un cazzo!”.

Tornando alla targa di Trastevere che ricorda la nascita del grande artista il 15 giugno 1920 in un palazzo che adesso non c’è più in quanto abbattuto quando Alberto Sordi aveva dieci anni per costruirvi la sede delle Sacre Congregazioni in pieno stile fascista, fa d’uopo ricordare che Albertone si prese la rivincita quando raggiunto il successo comprò la villa posta all’interno del parco archeologico delle Terme di Caracalla fatta costruire dal segretario particolare di Mussolini. In questa casa Alberto Sordi lasciò la scena della vita nel 2003. Bene ha fatto il Comune di Roma a titolargli la galleria di Piazza Colonna, quella stessa che Alberto Sordi attraversò tante volte in cerca del lavoro e del successo.

(Franco Seccia/com.unica, 15 giugno 2020)