La Commissione Bilancio della Camera ha dato il via libera all’emendamento della manovrina per sostituire i voucher. I deputati Dem vicini al ministro della Giustizia Andrea Orlando non hanno partecipato al voto. No di Mdp, Cinque stelle e Sinistra italiana; il testo è passato con i voti di Ap, Ala, Forza Italia e Lega. Prevista anche la creazione del Libretto famiglia e del contratto di prestazione occasionale.

Il governo ora però rischia: Mdp annuncia che non voterà la fiducia sulla manovrina, mentre Orlando valuta se restare o no nell’esecutivo. Il voto sui ‘nuovi voucher’ “lede in modo decisivo il rapporto tra noi e il resto della maggioranza” afferma Arturo Scotto di Mdp,  sottolineando che “la discussione è stata influenzata fortemente dai capricci di chi ha messo una gigantesca mina sull’esito della legislatura e delinea scenari politici larghe intese”. Ora “abbandoniamo i lavori della commissione, non voteremo il mandato al relatore e ci batteremo in Aula per cambiare il testo. Non c’è più vincolo di maggioranza, il nostro vincolo è con chi avrebbe avuto il diritto a votare il referendum”. Agitazione anche sul fronte sindacale: il segretario della Cgil Susanna Camusso ha già annunciato che farà ricorso alla Corte costituzionale e che il 17 giugno ci sarà una manifestazione: «Siamo profondamente sconcertati – ha detto ancora Camusso – da un Governo che un mese e mezzo fa aveva abrogato i voucher e che oggi li reintroduce con caratteristiche per alcuni aspetti assolutamente identiche e per altre di maggiore liberalizzazione. Mi pare che sia assolutamente evidente che siamo di fronte ad una violazione dell’articolo 75 della Costituzione e un impedimento ai cittadini di votare». 

La risposta a queste contestazioni è arrivata dalla ministra per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro: «I voucher sono stati cancellati con un decreto e non torneranno. Chi sostiene il contrario, non dice la verità. Con l’aggravante di voler lasciare nell’illegalità quelle tante piccole prestazioni di lavoro occasionale di modesta entità economica, che oggi non trovano alcuna tutela nel nostro ordinamento». 

(com.unica, 28 maggio 2017)