Iniziamo dalla stampa italiana. Il Corriere della Sera titola “Vince Macron: per la Francia e l’Europa”. Aldo Cazzullo non manca di indicare nell’editoriale pubblicato in prima pagina: “Emmanuel Macron resta una grande incognita. Un aspirante Kennedy francese, fascinoso, che deve ancora dimostrare tutto, tranne abilità, ambizione, fortuna: qualità necessarie ma non sufficienti a governare un Paese dove quasi il 35% è talmente esasperato da votare Marine Le Pen”. Per il direttore de La Stampa Maurizio Molinari nell’elezione di Emmanuel Macron ci sono tre elementi che si sovrappongono: “Marine Le Pen ha mancato la soglia del 40% perché non è riuscita a intercettare il voto di protesta della sinistra. Tra le bandiere che sventolano nel parterre del Louvre molte sono europee e questo lascia intendere l’identità di chi ha vinto e la sua forza europeista. Infine le reazioni delle principali capitali: l’Europa che conta guarda a lui”. Il direttore di Repubblica Mario Calabresi afferma nel suo editoriale che la vittoria di Emmanuel Macron contiene una lezione fondamentale: si può fare un discorso diverso e vincere. “Diverso dalla rabbia, dalle paure e dalla promessa di rovesciare il tavolo. Macron ci indica che non si deve guardare alla società immaginandola monolitica, coltivando la suggestione che vada tutta nella stessa direzione, quella di chi urla di più. Le maggioranze non si possono misurare attraverso il numero dei decibel prodotti dai candidati e dalle campagne mediatiche”.

La stampa britannica, pur mostrando nel complesso un certo compiacimento, non dimentica il gran numero di voti ottenuti dal Front National e le sfide che attendono il nuovo presidente, a cominciare dal dossier Europa. “La Francia ha arginato l’onda populista” titola la versione online dell’Independent. Il conservatore Daily Telegraph sottolinea anche che la nuova speranza per la Francia possa accentuare le difficoltà nei negoziati sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Il Times parla invece di un'”onda anomala” per Macron, il più giovane capo di Francia dai tempi di Napoleone. Per il giornale di Murdoch, “la vittoria segna una tappa storica nel panorama politico del paese e ha inflitto una ritirata alla causa nazionalista e anti-globalizzazione che aveva precedentemente compiuto un balzo in avanti negli Stati Uniti e in Europa.” Più a sinistra il Guardian ricorda che il momento della verità attende l’Europa. Per lo storico Timothy Garton Ash “Come qualcuno che ha scampato un attacco di cuore, l’Europa può brindare alla vittoria di Emmanuel Macron. Ma il bicchiere è pur sempre mezzo pieno. E se l’Europa non cambia, il giorno fatale della sua fine sarà solo rimandato di qualche anno”.

In Germania l’elezione di Macron viene salutata come ultima chance per la Francia, anche se rimane ancora molta preoccupazione per il futuro. “La Francia ha detto sì all’Europa”, scrive il Bild colorando la parola di tre lettere in blu, bianco e rosso. Come il quotidiano popolare, tutti i giornali tedeschi dedicano ampio spazio alle elezioni presidenziali francesi. “L’Europa respira, Macron diventa il nuovo presidente”, titola il Süddeutsche Zeitung. “Vive la France” scrive invece il Die Welt.

La stampa israeliana ha accolto con molto favore la vittoria di Macron, anche se traspare l’invito a mantenere il sangue freddo. Il quotidiano di centro-sinistra Haaretz in particolare sottolinea il voto in favore dell’unità europea ed elenca le lezioni che il giovane vincitore avrebbe dato ai politici del mondo intero: in particolare il coraggio di parlare all’intelligenza degli elettori e il rifiuto di focalizzare la campagna sul terrorismo. Ma attenzione a non considerare vinta per sempre la minaccia populista e xenofoba, è bene ricordare infatti che la nuova generazione di elettori europei ha perso fiducia nei partiti tradizionali.

Infine gli Stati Uniti. I media americani, dopo aver inizialmente snobbato le presidenziali francesi, hanno dato la massima copertura al ballottaggio finale. Sul Washington Post Macron viene descritto come colui che si oppone all’onda populista e il banchiere che non era mai stato eletto e che ora si ritrova a capo della seconda economia dell’Europa in difficoltà. Il New York Times sottolinea la decisiva vittoria sull’estrema destra e il sollievo significativo offerto all’Unione europea, anche perché una eventuale vittoria di Le Pen avrebbe dato il colpo di grazia a un’Unione europea in crisi. “Ma alla fine Mr. Macron, solo 39 anni, un ex banchiere d’investimento e un attivista non inventato, ha vinto non solo grazie alla sua abilità politica ma anche alla paura e al disprezzo che la maggioranza dei francesi nutrono ancora verso la signora Le Pen e il suo Fronte Nazionale. Il Wall Street Journal parla di svolta che il giovane presidente potrebbe dare alla politica con un forte mandato a rivedere l’economia francese in risposta all’ondata nazionalista che attraversa l’Europa. La rivista Foreign Policy presenta Macron come “il campione della Francia aperta e ottimista che ha vinto una battaglia. Ma questo non significa che il populismo ha perso la guerra”.

(com.unica, 8 maggio 2017)