La Comunità ebraica lo celebra davanti alla Sinagoga di via Balbo. Le polemiche con l’Anpi romana.

La prima manifestazione del 25 aprile da separati: la comunità ebraica di Roma ha celebrato la Liberazione davanti alla Sinagoga di via Cesare Balbo, a Roma, che fu anche sede della Brigata ebraica durante l’occupazione nazista della Capitale. “Vorrei che fosse l’ultimo 25 Aprile celebrato così, ma non siamo stati noi a volere questa rottura. Tanti episodi del passato, tra cui le ignobili offese rivolte da alcuni al Testimone della Shoah Piero Terracina, ci hanno portato a prendere questa decisione”, ha affermato dal palco il rabbino capo Riccardo Di Segni, che ha scritto su questo tema anche un editoriale sul Corriere della Sera.  È mancata volontà di ascolto da parte dell’Anpi romana, non di quella nazionale. “Sono stati – ha sottolineato il rabbino, “i miti velenosi e pericolosi secondo cui il conflitto tra israeliani e palestinesi oppone buoni contro cattivi, oppressori contro oppressi. Non è così. Siamo stati costretti a fare una manifestazione alternativa quando i nodi sono venuti al pettine, ma la nostra volontà è di tornare a manifestare tutti insieme, riconciliati”.  

Dalla presidente della comunità ebraica romana Ruth Dureghello sono arrivate accuse più esplicite nei confronti dell’Anpi romana: “Noi vogliamo stare insieme ma nella verità della storia. Chiediamo loro di fare una scelta: dire chi allora erano i liberatori e chi gli alleati di Hitler. Chiediamo loro di dire allora con chi sarebbero stati: dalla parte dei liberatori o da quella del Gran Mufti di Gerusalemme, che era alleato con Hitler?” Toni durissimi anche da parte del presidente emerito della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici: “La malafede di chi invita la comunità palestinese è testimoniata dal fatto che non vengono invitate le comunità siriane, che sono oggetto di un genocidio tiranno – ha detto Pacifici. “È drammatico comprendere che a guidare l’Anpi di Roma ci siano degli ignoranti e bifolchi. Così stiamo facendo un regalo ai revisionisti, ai nipotini di Hitler e ai fascisti del terzo millennio che difronte a queste spaccature stanno godendo”.

Il vicepresidente della Comunità ebraica Ruben Della Rocca ha invitato a parlare i tanti ospiti del mondo istituzionale che hanno deciso di partecipare e intervenire. Tra gli altri la sindaca di Roma Virginia Raggi, il sottosegretario Maria Elena Boschi, il vicepresidente della Regione Lazio Massimiliano Smeriglio. È stato inoltre letto un messaggio di adesione del presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, mentre Rosetta Stame e Gino Fiorentino hanno portato una testimonianza di impegno antifascista. “Oggi è il giorno della Liberazione e nessuno ha diritto di inserirci significati diversi. Il 25 aprile è la festa della memoria e dell’unità e non delle divisioni”, ha detto la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Boschi. “Non siamo qui contro qualcuno, ma per dire grazie a chi, come la Brigata ebraica, ha combattuto per la libertà. La memoria è un dovere civile nell’era della post-verità. Chi pensa di tenere fuori la Brigata ebraica nega la verità e la storia. Nessuna giustificazione dell’attualità geopolitica può consentire di scalfire il valore del 25 aprile. Il nostro Paese ha una posizione da sempre: due popoli, due stati. Israele ha non solo il diritto ma il dovere di esistere”. 

(com.unica, 26 aprile 2017)