Fabiano Antoniani, 39 anni, conosciuto come dj Fabo, si è sottoposto ieri mattina al suicidio assistito in una clinica svizzera per “fuggire da un inferno di dolore”. Tetraplegico e cieco in seguito a un incidente, dj Fabo dopo anni di terapie senza esito chiedeva di porre fine a una quotidianità che non chiamava più vita. Pochi giorni fa l’appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella perché il Parlamento sblocchi l’iter legislativo.

A dare la notizia è stato l’esponente politico radicale Marco Cappato sul suo profilo Facebook. Cappato, che è anche tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha accompagnato Dj Fabo in Svizzera nel suo ultimo viaggio per ottenere il suicidio assistito in una struttura medica specializzata, la clinica Dignitas di Forck . Qui, dove Fabiano è spirato, erano presenti la mamma, la fidanzata e alcuni amici. “Al mio rientro in Italia, andrò ad autodenunciarmi, dando conto dei miei atti e assumendomene tutte le responsabilità” ha detto Cappato all’ANSA. Il reato che si configurerebbe sarebbe quello di ‘aiuto al suicidio’. Dj Fabo “ha morso un pulsante per attivare l’immissione del farmaco letale: era molto in ansia perche’ temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Poi però ha anche scherzato”. 

La triste vicenda riapre il dibattito sul fine vita e sull’assenza in Italia di una legge sul testamento biologico e sull’eutanasia. Un primo iter in tal senso è stato avviato in Parlamento per la prima volta nel marzo 2013, dove attualmente vi sono sei proposte di legge (una di iniziativa popolare presentata proprio dall’Associazione Luca Coscioni) che dovrebbero confluire in un unico testo di legge, ma è tutto fermo da un anno, ricorda oggi il Post. Va invece un po’ più spedito il ddl sul Biotestamento, ma è stato proprio il terzo rinvio all’approdo in Aula alla Camera a determinare l’appello di due giorni fa di DJ Fabo al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per “sbloccare lo Stato di impasse voluto dai parlamentari”. Il vuoto legislativo è legato soprattutto alla mancata ratifica della cosiddetta Convenzione di Oviedo, il primo trattato internazionale sulla bioetica, redatto e sottoscritto nel 1997 su impulso del Consiglio d’Europa. La Convenzione prevede che «i desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell’intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà saranno tenuti in considerazione»: è entrata in vigore nel 1999 e l’Italia l’ha recepita nel 2001, ma il Parlamento non ne ha mai votato la ratifica né ha adeguato il suo ordinamento ai principi del trattato, quindi tecnicamente non ne fa ancora parte.

(com.unica, 28 febbraio 2017)