[ACCADDE OGGI]

Trentun anni sono passati da quel 23 febbraio 1986 quando il teatro, il cinema, la radio, la televisione furono chiamate a dare l’estremo saluto a Nino Taranto. Napoli perse uno degli ultimi suoi grandi figli, un cantante, un attore, un paroliere, un comico e l’inventore di una maschera che gli sopravviverà: il “Ciccio Formaggio” della paglietta a tre pizzi.

Come molti tra i grandi del teatro napoletano, Nino Taranto si fecce le ossa nella compagnia di Cafiero e Fumo, i papà della sceneggiata, una forma teatrale nata per raggirare le tasse che ha quell’epoca erano più forti per gli spettacoli musicali e di canzoni e meno pesanti per le rappresentazioni teatrali. Si pensò quindi, grazie a maestri del calibro di un Libero Bovio, di sceneggiare  i testi delle canzoni che raccontavano una storia, quasi sempre tragica e dal finale strappalacrime con il bene che trionfava sul male e il buono che vinceva sul cattivo. Naturalmente il giovanissimo Nino Taranto era il buono e si specializzò nel genere della “canzone di giacca”, un canto guappesco indolcito da spasmi amorosi. Ma la straordinarietà della compagnia di Cafiero e Fumo consisteva anche nella sapiente alternanza di scene drammatiche a sketch umoristici, già presenti nelle fattezze dei due personaggi capocomici, Cafiero era grasso e faceva piangere mentre Fumo longilineo e molto magro faceva ridere, e allora Nino Taranto mostrò tutto il suo talento specializzandosi nella “macchietta”.

Il successo gli arrivò dalla rivista quando incontrò Anna Fougez, la cantante sciantosa mitica rivale di Gilda Mignonette, e furono gli anni del tour di tutti i grandi teatri italiani. Lavorò anche con la Wanda Osiris e con Titina De Filippo. Alla radio fu richiestissimo per la sua voce calda, sfottente e mai irriverente. Offri al teatro, con una sua compagnia, i testi di Raffaele Viviani il grande cantore dei diseredati e l’inventore del grande musical italiano con la celebre “Piedigrotta” . Tutti lo ricordiamo per le grandi interpretazioni cinematografiche al fianco del grande Totò del quale più che spalla fu comprimario. Fu lui  con la voce questa volta singhiozzante a dare l’ultimo saluto al principe tra la moltitudine di Piazza Mercato.

Al suo funerale, quel 23 febbraio 1986 nella Chiesa di San Ferdinando, la chiesa degli artisti, si sentirono le note di una sua canzone, un gioiello degno di essere annoverato tra i classici della canzone napoletana che il maestro Nino Taranto scrisse per un festival della Canzone Napoletana “Lusingame”. La folla in piazza singhiozzando ripeteva i versi “Si te ne vaje,’o ssaje ca mme ne moro”.

(Franco Seccia/com.unica, 23 febbraio 2020)