Romano Prodi: per contrastare Trump e Le Pen sì alla proposta di Angela Merkel di un’Europa a doppia velocità.

Lanciando da Lione la sua campagna per l’Eliseo, Marine Le Pen ha annunciato che se vincerà le elezioni negozierà subito l’uscita della Francia dall’Unione europea e dalla Nato. La Frexit dovrà comunque essere confermata con un referendum: saranno i francesi a decidere se approvare oppure no quanto deciso con quella trattativa. Ha inoltre aggiunto di volere che Parigi lasci il comando integrato dell’Alleanza Atlantica per provvedere da sola alla sua difesa. Prevede anche un referendum istituzionale, che permetterà, fra le altre cose, “di introdurre la possibilità con un minimo di 500mila firme di andare alle urne per chiedere di fare una nuova legge o per bocciarne una già adottata dal Parlamento”. In un discorso fortemente anti immigrati e contro le “tirannie della globalizzazione”, la leader del Front National punta su sicurezza (15 mila poliziotti in più), welfare (al grido di “Prima i francesi”) e protezionismo economico (Guardian). “Non siamo estremisti, ma patrioti”.

Sul pericolo rappresentato da una possibile vittoria di Marine Le Pen ha fatto sentire la sua voce Romano Prodi, che in un’intervista a Repubblica si è detto favorevole all’idea avanzata da Angela Merkel su un’Europa a doppia velocità. “Sono due anni che lo ripeto: questa, in mancanza di una condivisa politica europea, è l’unica strada percorribile. Tutti insieme non si riesce a portare avanti il progetto europeo. La mossa della Cancelliera è benvenuta anche perché mi sembra che finalmente dia una prima risposta a Trump e a Le Pen”. L’ex presidente del Consiglio e della Commissione europea ha inoltre sottolineato la necessità di ricostruire dei valori politici comuni. “Tranne forse che in Germania, nel resto d’Europa il vecchio sistema dei partiti si sta slabbrando” – ha detto. “La politica appare in stato confusionale. Senza partiti non si riesce certo a tenere saldi i nostri principi fondamentali, a meno che non si riesca a creare un rapporto di collaborazione”.

Il quadro dell’economia dell’Eurozona non appare peraltro così negativo come nella rappresentazione che ne danno i fautori del cosiddetto “sovranismo”: i dati segnalano 14 trimestri positivi di fila (+1,7% nel 2016), mentre continua a calare la disoccupazione e la fiducia nella ripresa non è mai stata così alta negli ultimi sei anni (Financial Times).

(com.unica, 6 febbraio 2017)