Enrico Montesano è nuovamente “Il Marchese del Grillo”: dopo l’incredibile successo della scorsa stagione, che ha registrato 12 sold out, 50 mila spettatori e 2 milioni di euro di incasso in sole 5 settimane di programmazione, a grande richiesta torna al Sistina dal 3 al 27 novembre il patrizio romano più amato di tutti i tempi, con un grande cast di 30 valenti artisti.

La storia dell’indimenticabile film di Monicelli la conosciamo tutti, e la versione teatrale vi è fedelissima: Onofrio del Grillo, è un marchese romano che vive al tempo della Roma del Papa re, Pio VII. Nobili natali ma cuore verace, è Guardia personale di Pio VII. Il Marchese del Grillo (ispirato a un vero personaggio storico vissuto a fine ‘700), è un uomo ricco ed annoiato, un romano sornione e con la battuta pronta come tutti i romani che si rispettino. Il simpatico nobiluomo trascorre la sua lussuosa esistenza, fatta di ozio e di vizi, facendo scherzi clamorosi a tutti, perché come recita Montesano, nella sua canzone di apertura al Sistina: “me piace da giocà, me piace dà scherzà, perché la vita è un mozzico”. Il resto è storia del cinema, e la versione teatrale rispetta con rigore la trama, le atmosfere e le battute celebri, del capolavoro di Monicelli, ma nelle intenzioni del regista vi aggiunge un tocco di attualità e di dinamismo in più, proprio del musical in cui l’opera cinematografica è stata trasposta.

Enrico Montesano veste egregiamente anche questa volta i panni che furono di Alberto Sordi, nell’adattamento musicale teatrale de Il Marchese del Grillo, firmato da Gianni Clementi, Montesano stesso e Massimo Romeo Piparo.

E tornano con lui i fasti della Roma Papalina, quella del popolino che muore di fame contrapposto al mondo fatto di agi della nobilità e del potentissimo clero, quella delle rovine romane dei palazzi signorili, ma anche quella bellissima e verace fatta di vicoli e taverne, dove la gente è semplice ed allegra.

Una Roma ottocentesca ma ancora molto attuale, se si coglie il messaggio profondo, che questo recente adattamento del film di Monicelli del 1981 vuole dare, perché come suggerisce il regista Massimo Romeo Piparo, appare bella e decadente ma è una capitale dove la giustizia non trionfa, e la Chiesa più che alle faccende spirituali è molto attenta al potere temporale, e soprattutto dove i potenti, indifferenti alle sofferenze del popolo, tutto possono grazie alla corruzione.

Enrico Montesano nel confronto con Sordi non resta affatto schiacciato, e la sua interpretazione è brillante ed incisiva. Montesano conferisce una sua chiave d’interpretazione personalissima a questo personaggio, rinnovandolo pur senza tradirlo, è molto meno cinico e sbruffone dell’inarrivabile Sordi, però regge benissimo il confronto. E’ un Marchese del Grillo perfetto, simpatico e piacevolmente indolente, il grande attore romano ci mette tutto il suo humour lieve e scanzonato e si vede. A tratti provocatore ma decisamente affabile Il suo Onofrio è un idealista un po’ cialtrone, che vuol combattere la noia col sorriso, mentre tenta di affermare la giustizia e svelare le ipocrisie dei potenti attraverso lo scherzo.

Montesano è bravissimo nel riuscire grazie ad un accurato lavoro sul corpo e sulle espressioni facciali, a rendere entrambi i personaggi: il nobile guascone ma dai modi raffinati, e del buffissimo, carbonaio beone e rozzo, che richiama un po’ il vecchio Torquato, col suo inconfondibile fischio, un cavallo di battaglia del comico romano. In entrambe le parti il grande talento di Montesano non tradisce le aspettative, e con grande esperienza diverte e convince, passando con fluidità da un ruolo all’altro regalando momenti di grande comicità a un pubblico appassionato, che finisce persino per ripetere le battute più celebri insieme all’attore.

Sul palco accanto a Montesano, come nella precedente stagione bravissimi interpreti, come Giulio Farnese nei panni dello zio prete, che riesce a ricalcare alla perfezione il personaggio del film ma rendendolo ben più buffo del precedente; Monica Guazzini, straordinariamente comica nella parte della bigotta e rigida marchesa madre, non fa rimpiangere affatto l’interprete originale cui conferisce maggiore ironia; Michele Enrico Montesano, figlio del grande comico riesce bene a caratterizzare le parti sia del Capitano Blanchard sia della Guardia Svizzera; Tonino Tosto, un Papa Pio VII molto bravo e credibile, anche se nonostante l’ ottima prova, forse il ricordo del grande Paolo Stoppa del film è troppo ingombrante; stesso discorso vale per il simpatico servitore Ricciotto, che quest’anno anziché al mitico Giorgio Gobbi, (presente nel cast della scorsa edizione oltre ad aver affiancato Sordi al cinema) è stato affidato ora al talentuoso Igor Pretratto, il quale aldilà dei confronti, fornisce comunque un’ottima performance; Ilaria Fioravanti è impeccabile come Genuflessa, cui conferisce anche un tocco di humour in più, Benedetta Valanzano, con la sua bellissima voce è affascinante e brava nella parte della cantante francese, Olimpia; Andrea Piroli fa rivivere egregiamente l’artigiano ebreo Aronne Piperno (e la zingarella), riproducendo magistralmente ogni tic e smorfia dalla pellicola. Infine Dora Romano, col doppio ruolo di Madre di Faustina e moglie di Gasperino, riesce benissimo a incarnare le due popolane: l’una avida e materna e l’altra rozza, irascibile e grottesca, ma entrambe in un modo tutto loro, illuminate da un inatteso barlume di dolcezza.

L’imponente macchina scenica allestita da Piparo e la ricchissima scenografia animata del Sistina, che ruotando cambia le bellissime scene di Teresa Caruso, conferisce dinamismo e vividezza all’ insieme, ricostruendo con precisione la Roma ottocentesca e rendendo più fluidi i passaggi in cui si svolge l’azione. Degna di nota la trovata scenica meta-teatrale dello spettacolo di canto di Olimpia, in cui gli attori siedono in balconata come spettatori qualunque, mentre la bella parigina si prende il centro del palcoscenico. I sontuosi costumi di Cecilia Betona curati in ogni minimo dettaglio non hanno niente da invidiare al film ed insieme alle splendide scenografie dipingono immagini che sembrano rubate agli scorci di Roma sparita.

Le musiche originali di Emanuele Frielli attingono al repertorio di canzoni popolari romanesche, e ricordano le atmosfere di Trovajoli in Rugantino, ma con una propria personalità unica ed originale, regalando al pubblico musiche orecchiabili e gradevolissime, con motivi che viene voglia di continuare a canticchiare anche fuori dal teatro.

Nel complesso lo spettacolo è un successo, e lascia il pubblico soddisfatto e divertito senza mai allontanarsi troppo dall’ originale, che invece si arricchisce di nuovi significati. In particolare è sul tema della giustizia che l’interpretazione di Montesano e la regia di Piparo, più spingono l’accento rispetto al film.

Ciò si esplica soprattutto nella scena finale dove il personaggio del Marchese finisce quasi per somigliare a ”Rugantino”, quando pronto a prendersi le sue responsabilità, va al patibolo pur di salvare il suo ideale di giustizia liberando Gasperino, il carbonaio: “Ho scherzato tutta la vita, ma non so’ un pupazzo, non posso fa’ condanna’ un innocente al posto mio!”.

Qui Montesano prima della felice soluzione finale, si ricava un altro spazio per fare considerazioni personali sulla Roma di oggi, con un monologo attualissimo e toccante, in cui fa una spassionata dichiarazione d’amore alla “sua” Roma, piena di pregi quanto di problemi, che l’attore chiude lanciando una speranza per un futuro migliore. Ed il pubblico esplode in un fragoroso applauso finale.

Dopo le date di novembre a Roma, il Marchese del Grillo partirà in tour in varie città italiane da Udine a Bari regalando un sorriso e uno scorcio di romanità a tutta la penisola. Perciò ovunque siate non perdetevelo!

(Valentina Franci/com.unica 6 novembre 2016)