[ACCADDE OGGI]

Il 24 Ottobre è il giorno del calendario che nella storia italiana richiama due avvenimenti importanti e fondamentali per meglio comprendere il divenire degli sviluppi politici e istituzionali del nostro Paese.

Il 24 ottobre 1917 alle 2 del mattino i cannoni del generale Otto von Below, il comandante supremo dei corpi d’armata austrogermanici sul fronte italiano, cominciarono il loro tremendo martellamento delle postazioni italiane trincerate lungo la linea tra Plezzo (oggi comune sloveno) e il fiume Isonzo. Il comandate in capo delle Armate italiane Luigi Cadorna aveva affidato il mantenimento delle postazioni italiane al XXVII Corpo d’armata comandato dal generale Pietro Badoglio. Seguirono ore di interminabile bombardamento e per la prima volta comparvero nell’aria i gas mortiferi che decimarono quasi completamente l’87 Reggimento di fanteria italiana. Poi a causa di ordini non impartiti o confusi l’intero Corpo d’armata di Badoglio fu aggirato e gli austrogermanici sfondarono a Caporetto (anche questo è oggi comune sloveno) annientando la scarsa resistenza italiana. In quella tragedia che costò la vita di quasi 50.000 italiani si distinse per capacità tattica e fierezza di comando il giovane ufficiale tedesco Erwin Rommel destinato ad una brillante carriera militare. Ma in Italia Caporetto resterà il nome destinato ad indicare una immensa disfatta. I responsabili o quelli ritenuti tali pagarono per quel disastro. Il capo del governo Paolo Boselli fu costretto alle dimissioni e al suo posto fu chiamato Vittorio Emanuele Orlando che nel suo discorso alla Camera dirà: “La voce dei morti e la volontà dei vivi, il senso dell’onore e la ragione dell’utilità, concordemente, solennemente ci rivolgono adunque un ammonimento solo, ci additano una sola via di salvezza: resistere! resistere! resistere!”. Il generale piemontese Luigi Cadorna fu diplomaticamente esonerato dal comando supremo e al suo posto per “resistere, resistere, resistere” fu chiamato il napoletano Armando Diaz. Pietro Badoglio, nonostante le diverse commissioni d’inchiesta lo inchiodassero alla sue responsabilità, la fece franca rifugiandosi dietro le coperture della corona e adducendo i motivi della mancanza dei collegamenti e delle imprecisioni delle informative dei servizi segreti.

Il 24 ottobre 1918, un anno dopo Caporetto, Armando Diaz, anche perché pressato dai comandi alleati che sollecitavano l’offensiva italiana contro gli austrogermanici allo stremo, sferrò l’attacco finale alle armate in disfacimento degli imperi centrali. Fu la battaglia finale e vittoriosa di Vittorio Veneto che inorgoglirà gli italiani ancora scioccati per la disfatta di Caporetto e che vide il contributo del napoletano Giovanni Ermete Gaeta meglio noto come E. A. Mario che scriverà il testo che lo stesso Diaz apprezzerà fino al punto di scrivere all’autore “La vostra leggenda del Piave al fronte è più di un generale!”. Sarà la battaglia del Piave iniziata il 24 ottobre 1918 e che farà cantare per i decenni a venire con impeto orgoglioso gli italiani “…Il Piave comandò Indietro, va’, straniero!”. Da annotare che, anche per il poeta e paroliere nonché impiegato postale napoletano E. A. Mario, Caporetto restava un marchio d’infamia incancellabile tant’è che l’originale testo diceva “…Ma in una notte triste si parlò di tradimento”. Ma ci pensò il Ventennio che non poteva ammettere i tradimenti neanche nelle canzoni a mettere le cose a posto e il verso di quella strofa della Leggenda del Piave divenne definitivamente “…Ma in una notte trista si parlò di un triste evento”.

(Franco Seccia, com.unica 24 ottobre 2016)