Da più parti arrivano altri segnali preoccupanti di attacchi informatici rivolti a obiettivi strategici importanti, soprattutto degli Stati Uniti. Dopo che il Financial Times ha rivelato che lo scorso 11 luglio c’è stato un attacco hacker cinese contro funzionari di governo statunitensi che si trovavano a bordo della portaerei Ronald Reagan, ecco la notizia di un maxi-attacco che ha colpito ieri, per circa tre ore, la costa est degli Stati Uniti. Twitter, Spotify, PayPal, eBay e altri popolari siti, tra cui la Cnn e il Financial Times, risultavano inaccessibili. Lo ha reso noto la società di servizi Dynamic Nework Sevices (meglio conosciuta come Dyn), i cui server sono stati presi di mira  da pirati informatici che hanno provocato un sovraccarico di traffico e quindi il blocco dei sistemi. Si tratta di attacchi cosiddetti DoS, il cui nome sta per “denial of service” e si riferisce ad assalti a un sistema attraverso una marea di richieste simultanee inviate a un sito web per visualizzare le sue pagine, causando il crash del server fino a farlo diventare inutilizzabile per l’impossibilità di rispondere a un numero richieste molto maggiore di quanto sia grado di gestire. Ci sono altri tipi di attacchi DoS che utilizzano tecniche diverse, ma tutti hanno lo stesso effetto: impedire agli utenti legittimi l’accesso a un sistema o a un sito.

L’esperto di cybersicurezza Brian Krebs – lo riporta oggi La Stampa – ha sostenuto che l’ipotesi più probabile è che si sia trattato di una vendetta, sottolineando che come il direttore del reparto analisi di Dyn, Doug Madory, ha collaborato con lui in un’indagine che ha messo in luce i rapporti opachi tra alcune società che forniscono strumenti per difendersi dagli attacchi DDoS e gli stessi cybercriminali che li portano a compimento. Non ci sono prove a sostegno di questa tesi, anche se lo stesso sito gestito da Brian Krebs aveva subito un pesantissimo attacco poche ore dopo la pubblicazione dell’inchiesta. I tecnici di Dyn hanno fatto sapere che l’attacco è iniziato alle 12.10 (ora italiana), quando “abbiamo iniziato a monitorare e rispondere a un attacco DDoS contro la nostra infrastruttura DNS”. Il primo aggiornamento, attorno alle 14, confermava come l’intera costa est degli Stati Uniti fosse stata presa di mira. Infine, alle 14.36, il sito informava che “i servizi sono stati riportati alla normalità”. 

(Sebastiano Catte, com.unica 22 ottobre 2016)