È iniziata nella notte la battaglia per liberare la città di Mosul, baluardo dell’Isis in Iraq. Ad annunciarlo è stato il premier iracheno (Al Jazeera). Lesercito ha lanciato migliaia di volantini per avvertire la popolazione. La tv di stato irachena ha mostrato un breve comunicato scritto, poco dopo la mezzanotte, che ha annunciato l’avvio dell’offensiva militare largamente preannunciata per cacciare l’Isis dalla seconda città del paese. L’esercito americano e quello francese vogliono dare alle truppe di Baghdad il sostegno tattico decisivo per espugnare la città, puntando a trasformare la liberazione di Mosul nel maggior successo terrestre della coalizione anti-Isis. Si tratterebbe così della più grande operazione militare in Iraq da quando le truppe statunitensi si sono ritirate nel 2011, un colpo durissimo inferto all’Isis.

Sulla Stampa il direttore Maurizio Molinari spiega perché la battaglia che incombe su Mosul riassume le trasformazioni del Medio Oriente e il suo esito potrebbe avere conseguenze di lungo termine, anche per quanto riguarda lo scacchiere internazionale e i rapporti con la Russia: “Sono in gioco la sorte del Califfato, l’unità dell’Iraq, il sogno del Kurdistan, la creazione di sfere di influenza turca e iraniana, la credibilità della coalizione occidentale anti-Isis e una buona parte dell’eredità strategica di Obama. Senza contare il rischio, secondo stime Onu, di una marea umana di profughi. Nulla da sorprendersi se un giocatore di poker come il leader russo Vladimir Putin rimane alla finestra dalle sue basi nella confinante Siria, puntando a sfruttare qualsiasi imprevisto”. 

Intanto le forze ribelli siriane appoggiate dalla Turchia hanno liberato Dabiq, villaggio in mano ai jihadisti dello Stato Islamico dal 2014, quando contava 3.000 abitanti e centro della propaganda dello Stato islamico. Centro non particolarmente importante da un punto di vista strategico ma dall’altissimo valore simbolico perché qui, secondo una profezia dell’Islam sunnita, i musulmani del califfato avrebbero sconfitto i cristiani dopo un epico e cruento “scontro finale” prima dell’Apocalisse. Un comandante dell’opposizione siriana, Saif Abu Bakr, ha riferito che i combattenti dell’Isis hanno opposto una resistenza “minima” per difendere la loro iconica roccaforte, situata nel nord della Siria ad alcune decine di chilometri da Aleppo. Quest’ultima città è peraltro anche oggi devastata da bombardamenti e combattimenti dopo il fallimento, ieri sera, delle trattative di Losanna tra i rappresentanti dei Paesi coinvolti a vario titolo nel conflitto siriano, Stati Uniti e Russia in prima fila.

A proposito dei raid su Aleppo dell’aviazione russa e delle forze governative siriane si registra, dopo il fallimento del vertice di Losanna sulla Siria, un incontro a Londra tra il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri inglese Boris Johnson. Usa e Gran Bretagna stanno valutando nuove sanzioni economiche contro la Russia e hanno chiesto l’immediato cessate il fuoco in Yemen. 

(com.unica 17 ottobre 2016)